Cronaca di un attacco annunciato
martedì 5 aprile 2011
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Abidjan ormai è a ferro e fuoco. Gruppi armati si sparano addosso in una città fantasma dove non circola più nessuno, anche perché, come ormai da dieci anni, la popolazione viene presa di mira dalle parti avverse. Le condizioni igenico-sanitarie sono problematiche, manca l’acqua e l’elettricità: è una vera e propria crisi umanitaria.
Parliamo al telefono con Cristell, nome di fantasia, residente a Bologna, dove ha ricevuto la protezione internazionale: “Ho parlato proprio ieri con mia zia, mi ha detto che insieme ai miei cugini sono riusciti a scappare in un villaggio vicino Abidjan, perché lì si rischia troppo. Ci sono soldati che entrano nelle case, ammazzano gli uomini e violentano le donne…” La ragazza scoppia a piangere mentre ci racconta della sua famiglia. “I miei cugini sono tre mesi che non vanno a scuola, non si può camminare per le strade perchè è troppo rischioso… Adesso sono costretti a razionare il cibo, perché non c’è come procurarselo”.
Proprio stamattina gli elicotteri della missione francese Liocorno, che controllano da giorni l’aereoporto, insieme a quelli della missione ONU Onuci hanno bombardato il quartier generale del Presidente golpista Laurent Gbagbo, il quale sembra che non si sappia che fine abbia fatto. Si dice che per proteggere il quartier generale dagli attacchi di terra egli abbia usato la popolazione civile come scudi umani. Ecco, probabilmente, il motivo dell’intervento delle forze internazionali, che mai si erano schierati fino ad adesso sul piano militare, considerati i richiami al Presidente golpista da parte di tutta la comunità internazionale, da Ban Ki-moon a Obama, per far rispettare la risoluzione 1975 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, finalizzata a proteggere la popolazione civile, quindi a rispondere al fuoco ma non a defenestrare il presidente golpista.
Le notizie si rincorrono frenetiche nelle ultime ore, disegnando uno scenario davvero apocalittico, anche perché non si capisce bene la composizione degli schieramenti sul fronte di guerra. Da un lato c’è lo schieramento del Presidente golpista, che dopo aver perso le elezioni si è rifiutato di lasciare il potere ad Alassane Ouattara, riconosciuto nuovo Presidente dalla comunità internazionale. In questo schieramento rientra la Guardia repubblicana, le forze d’assalto della marina, una parte dell’esercito regolare, che sembra perdere pezzi giorno dopo giorno, a cui si aggiunge una sorta di milizia irregolare chiamata “I giovani patrioti”: in tutto tra le cinque e le seimila unità.
Dall’altro lato, a sostegno di Ouattara, vi sono le famose “Force Nouvelle” che già dal 2002 avviarono la guerra civile contro Gbagbo, impossessandosi da allora di tutto il nord del paese. Un tempo queste erano guidate da Guillaume Soro, il quale nel 2007 fece un accordo con Gbagbo diventando il suo primo ministro. A quel punto questi gruppi armati non deposero le armi e restarono al nord imponendo una sorta di legge del taglione. Con le nuove elezioni Soro è diventato il primo ministro di Ouattara e proprio ieri ha annunciato da un canale televisivo l’avvio di una rapida offensiva, le forze antigovernative sono arrivate al sud nelle due città portuali, San Pedro prima e Abidjan dopo.
Ma questa rapida offensiva non è del tutto chiaro da chi viene condotta, perché insieme alle Force Nouvelle, sembra che si siano uniti mercenari da varie parti dell’Africa, prevlentemente Burkina Faso e Nigeria, stessa cosa fatta da Gheddafi in Libia, a questi si aggiungono un esercito miliziano costituitosi all’indomani del golpe di novembre, chiamati “Combattenti del Comando invisibile” che però hanno giurato fedeltà ad un capo militare chiamato Ibrahim ‘IB’ Coulibaly, accusato proprio ieri da uomini di Ouattara di tentare un colpo di stato nel colpo di stato… A questi si aggiungono i fantomatici cacciatori della tribù dei dozos, che sembra abbiano partecipato al massacro di più di 300 civili nella città occidentale di Duékoué.
Già, i massacri nei confronti della popolazione, caratteristica preponderante di tutta la storia bellica degli ultimi dieci anni in Costa d’Avorio. Si perché a prescindere da chi sta al potere, a prescindere dagli obiettivi militari della guerra, il saccheggio e le violenze vengono perpetrati da tutte e due le parti in causa. Allo stato attuale vi sono circa un milione di profughi e un migliaio di morti.
Chissà se questo paese martirizzato troverà pace, dovrebbe essere l’auspicio di tutti, anche se pochi in Italia forse sanno cosa sta succedendo in questa guerra dimenticata tra gli sbarchi a Lampedusa e Ruby Rubacuori.