IL VALORE PUBBLICO DELLE NOTIZIE

E LA TRANSCULTURA

 

 

In questa epoca di dossieraggi giornalistici ad orologeria, estremizzazione della storia tipicamente italiana dell'informazione, quella del Political Logic, cioè quella di dare prioritariamente voce al sistema politico e, aggiungiamo noi, alle sue perversioni, ciò che appare del tutto evidente è la distorsione dei processi e dei fenomeni sociali. Tutto ciò, dal punto di vista massmediologico, viene tradotto nel modo in cui i mezzi d'informazione organizzano le loro routine produttive, cioè i criteri di selezione delle notizie e di elaborazione narrativa degli articoli di cronaca.

C’è una storia che spiega molto bene questi processi di distorsione. E‘ la storia di Faith Aiworo, uscita fuori, nell’estate del 2010. Proviamo a schematizzarla grazie ad un decalogo elaborato da un sito web, “Donne Pensanti“, che si è occupato del fatto.

Faith ha 23 anni e quattro anni fa ha ucciso un potente connazionale, per difendersi dai suoi tentativi di violenza sessuale.
E’ stata condannata a morte nel suo paese (che non contempla per le donne l’attenuante della legittima difesa).
E’ scappata dal paese che la vuole morta.
Si è rifugiata a Bologna credendo di essere al sicuro.
Hanno tentato di violentarla nuovamente.
Ha denunciato il suo aggressore.
E’ stata fermata dalla Questura.
E’ stata rimpatriata nel suo paese.
In questo momento forse è già stata impiccata.

Questa notizia, lanciata dalle agenzie, non è stata ripresa da nessun mezzo d’informazione, se non da poche edizioni web di alcune testate. Eppure, a ben guardare, avrebbe tutte le caratteristiche per essere ospitata nei media, sia per il suo valore pubblico che per essere lo specchio del nostro tempo. Ma allora perché la storia di Faith non è stata raccontata? In qualsiasi altro paese evoluto, dove i sistemi di produzione dell’informazione non sono distorti, questa notizia avrebbe probabilmente fatto clamore.

A spiegarcelo è una "Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani“ condotta dall’Università La Sapienza di Roma 3 nel 2008, attraverso un’analisi qualitativa dei principali network e dei maggiori quotidiani nazionali. I risultati sono una chiave di lettura straordinaria del modo in cui oggi si porgono all'attenzione dell'opinione pubblica l’immagine, le argomentazioni ricorrenti, il linguaggio e il dibattito sui migranti.

“La ricerca conferma i risultati delle rilevazioni svolte negli ultimi 20 anni. L’immagine dell’immigrazione fornita dai mezzi d’informazione sembra congelata. Appare sempre ancorata a modalità, notizie e stili narrativi e a tic e stereotipi esasperatamente uguali. Le notizie di cronaca nera o giudiziaria sono ancora maggioritarie nella trattazione dei quotidiani raggiungendo quasi il 60% nelle edizioni dei telegiornali, un livello mai rilevato in passato...“
“Il ritratto delle persone straniere immortalato dai media si può, quindi, così riassumere: è spesso un criminale, è maschio (quasi all’80%) e la sua personalità è schiacciata sul solo dettaglio della nazionalità o della provenienza “etnica” (presente spesso nel titolo delle notizie). Quest’ultima caratteristica costituisce anche il legame esplicitamente riferito dalla testata per spiegare gli avvenimenti e collegarli con altri....“
“L’immigrazione viene raramente trattata come tema da approfondire e, anche quando ciò avviene, è accomunata alla dimensione della criminalità e della sicurezza: ad esempio, sul totale di 5684 servizi di telegiornale andati in onda nel periodo di rilevazione, solo 26 servizi affrontano l'immigrazione senza legarla, al contempo, a un fatto di cronaca o al tema della sicurezza.“

L’obiettivo laboratoriale è insomma quello di elaborare pratiche legate alla comunicazione giornalistica al di fuori delle distorsioni del sistema mediatico, ristabilendo la giusta equazione tra gerarchia delle notizie e il valore pubblico delle stesse, al fine di superare dettami e stereotipie proprie alle strutture informative. E‘, in qualche modo, l’idea di ridefinire la mappa sociale della comunicazione, soffermandosi sui paesi del sud del mondo, per focalizzare l’attenzione su quello che succede laggiù.

Poniamoci una domanda retorica: “quale può essere la funzione di un medium informativo in questo tempo storico?“ Una risposta possibile, in linea con l'esigenza di elaborare una informazione propria al valore pubblico delle notizie, poterebbe essere: “Comprendere le vere ragioni che spingono le popolazioni a lasciare la propria terra per cercare riparo in altri continenti e in altri luoghi”.

In termini transculturali questo significa raccontare il nostro tempo in una sorta di viaggio a ritroso, che ci permetta di guardare agli “stranieri“ come cittadini portatori di diritti negati nei loro paesi d’origine. Sappiamo che i valori della civiltà liberale si fondano sulla possibilità per tutti di essere cittadini liberi e di difendere la libertà altrui, perchè questo significa difendere la nostra stessa libertà... Così ci hanno insegnato i padri fondatori dello stato di diritto, e così continuano a raccontarci chi di quei padri fondatori ne vanta l'eredità. Se così stanno le cose, dunque, comprendere le vere ragioni di chi la libertà di essere cittadino non la possiede, oggi è il principale dovere delle donne e degli uomini liberi della nostra epoca.