Quei migranti
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QUEI MIGRANTI FIGLI DI NESSUNO
Pubblicato lunedì 11 aprile 2011 su https://radiocentomondi.blogspot.it
Ogni qual volta che un fatto luttuoso emerge nelle cronache quotidiane, che sia un terremoto, uno tzunami, un atto terroristico, ogni qual volta, insomma, la morte di massa diventa evento, lo stupore, la rabbia, la tristezza, il sostegno ai governanti di quel paese, si fa sentire forte come un grido di dolore di tutta la comunità internazionale. E allora si innescano gare di solidarietà, piuttosto che atti di partecipazione al dolore nazionale, da parte di altre nazioni o di altre comunità, soprattutto se geograficamente più vicine. Solo in un caso la morte di massa cade nell’oblio, se a morire cioè sono dei migranti.
Sono passati solo pochi giorni dal compimento di una vera e propria strage nel cuore del mediterraneo, dove 250 esseri umani hanno perso la vita: uomini, donne, bambini, uccisi dal mare mentre fuggivano dalla guerra e dalla miseria. Eppure nessuna parola di dolore, di solidarietà, nessun atto di partecipazione nazionale, nessuna raccolta fondi, niente di tutto questo. Quella gente non aveva patria, non aveva volto, non aveva cittadinanza per essere pianta dalla comunità internazionale.
Non è un caso, infatti, che allo “spettacolo inverecondo” che da due mesi a questa parte continua a dare il governo italiano, si sia aggiunto l’incredibile indifferenza delle istituzioni europee verso il fenomeno, nel suo complesso, che si è innescato nel mediterraneo. Sono due i passaggi davvero impressionanti. Il primo riguarda l’Italia. Un governo che negli ultimi due anni si è chiuso a riccio nei confronti dell’Europa, con legislazioni antiumanitarie in spregio ai trattati internazionali, sostenendo partnership con quei dittatori da poco abbattuti, che solo ora chiede aiuto all’Europa, senza avere però la benché minima idea sul cosa fare, tranne che chiedere soldi, chissà per cosa poi…
L’altro aspetto riguarda i governi europei, che rimproverano, con ragione, all’Italia che venti o venticinquemila migranti non sono un emergenza se si hanno appropriate strategie e metodologie di gestione delle migrazioni. La Germania in poche settimane gestì dal Kosovo 400000 migranti, senza battere ciglio o chiedere aiuti all’Europa. Certo, non bisogna dimenticare che paesi come la Francia, essendo nazioni ex coloniali, attraverso la "Françafrique" continuano a mantenere saldi interessi economici e politici in quei paesi.
Questo significa che tutti gli stati interessati hanno il dovere di leggere i fatti di questi giorni non più con la tradizionali categorie legislative legate alle migrazioni, vedi Schengen. Ecco, è proprio questo il punto: vi è una terribile assenza di governance delle istituzioni europee, per imporre con urgenza ai singoli paesi dell’Unione nuove categorie emergenziali e nuove strategie rispetto ai cambiamenti epocali, al di là dei pasticci della politica estera italiana o delle politiche del terrore aizzate da Bossi o dalla Le Pen sotto elezioni.