Communication Reaserch
TEORIA DEL MEDIUM E RIFONDAZIONE DEI CRITERI STORIOGRAFICI
1. Il nuovo approccio storiografico
McLuhan parte dal presupposto che storicamente l’emersione di un nuovo medium o sistema di comunicazione altera quello precedente, senza farlo scomparire ma ricodificandolo. Secondo lo studioso canadese, la nascita di un medium è strettamente connessa ad una riformulazione dello spazio sociale in relazione all’equilibrio sensoriale colpito. Per cui quando in una cultura si inserisce un nuovo medium esso modifica la funzione, i significati e gli effetti dei media precedenti. In tal modo egli rilegge la storia dell’uomo in tre grandi fasi, ognuna legata all’emersione di un medium: Società letterata, l’emittente dei messaggi è unicamente l’Autorità morale o politica, per cui i messaggi non possono che essere direzionali verso il popolo e quindi sacralizzati, per questo si può parlare di uomo diretto; Galassia Gutemberg, nasce il torchio a stampa, modificando i processi di scolarizzazione e i processi di produzione, l’uomo inizia a prendere coscienza di se stesso, per cui si può parlare di uomo autodiretto; Galassia elettrica, corrisponde al novecento, poiché si ha l’invenzione dell’elettricità e quindi dei medium elettrici, radio, televisione e media interattivi trasformeranno l’uomo in eterodiretto, nel senso che esistono più autorità potenziali a dirigere l’uomo...
Questa nuova lettura della storia viene descritta in termini cosmici poiché, appunto, la nascita di un medium, come ad esempio il torchio a stampa, condiziona l’intero pianeta. Il nuovo medium costringe le società strutturate ed evolute a servirsene, ricodificando le rispettive organizzazioni sociali. Se a questo rapportiamo la lettura tradizionale della storia ci accorgiamo che, ad esempio, il crollo dell’impero romano segna l’avvio del medioevo solo per quelle culture che furono protagoniste di quel trapasso storico, in Cina o in Giappone il concetto di medioevo non è riconoscibile, mentre è riconoscibile la rivoluzione che in questi paesi compie l’invenzione di un mezzo di comunicazione come il torchio a stampa.
2. La Società illetterata
“Le popolazioni non letterate passano la loro esistenza quasi del tutto in un mondo dei suoni, mentre i popoli dell’occidente europeo vivono in buona misura in un mondo visivo. I suoni sono in un certo senso oggetti dinamici, essi indicano sempre una realtà dinamica: movimenti, eventi, attività nei confronti dei quali l’uomo, allorché si trova sottoposto ai pericoli della vita, deve sempre rimanere all’erta. Mentre per gli europei in genere vedere vuol dire credere…”
Come osserva McLuhan la società orale o illetterata è una società tribale, dove viene a svilupparsi una cultura dell’orecchio, fatta di simultaneità e di circolarità. La società orale è dunque una società chiusa, dove le popolazioni hanno esperienze mitiche, che vanno in profondità, in cui tutti i sensi vivono in armonia.
Con la nascita dell’alfabeto fonetico iniziò il processo di detribalizzazione umana, poiché il passaggio alla traduzione dei suoni in un codice visivo ha introdotto l’uomo in un mondo di significati totalmente trasformati.
Coloro che per primi sperimentano l’affermarsi di una nuova tecnologia, sia essa l’alfabeto o la radio, rispondono calorosamente poiché i nuovi rapporti tra i sensi che all’improvviso si instaurano per la dilatazione tecnologica dell’occhio e dell’orecchio, pongono davanti a loro un mondo nuovo e sorprendente che fa intravedere un nuovo e vigoroso rinserrarsi, ovvero un nuovo modello di intreccio tra tutti i sensi insieme. Ma lo shock iniziale gradatamente svanisce, mentre l’intera comunità assorbe le nuove abitudini percettive in tutti i suoi settori di lavoro e di scambio. La vera rivoluzione ha luogo in questa seconda fase di adattamento di tutta la vita individuale e sociale al nuovo modello di percezione creato dalla nuova tecnologia”.
La rottura della fiducia totale nella comunicazione orale permette agli individui di diventare più introspettivi, razionali e individualistici, sviluppando così il pensiero astratto.
3. La Galassia Gutemberg
Con la nascita del torchio a stampa per opera di Gutemberg, questo processo detribalizzante viene accentuato, determinando molte caratteristiche di razionalità occidentale e del comportamento civilizzato.
L’invenzione della tipografia, come sottolinea McLuhan, è un esempio dell’applicazione della conoscenza di arti tradizionali a un particolare problema visivo, essa segna il confine tra la tecnologia medievale e quella moderna.
Il concetto di immaginazione, proprio alle arti rinascimentali, verrà praticamente riadattato alle possibilità di visualizzazione delle stesse. In tal senso la meccanizzazione dell’arte fu probabilmente la prima riduzione in termini meccanici del movimento, in una serie di fotogrammi statici.
“In tal senso la tipografia è per molti versi assimilabile al cinema… Il lettore muove la serie di lettere stampate davanti a se a una velocità compatibile con la comprensione dei movimenti nella mente dell’autore”
Ma la stampa fu anche il primo esempio di produzione di massa, oltre che la prima merce uniforme e ripetibile. La catena di montaggio dei caratteri mobili rese possibile un manufatto che aveva le caratteristiche di ripetibilità e di uniformità proprie di un esperimento scientifico. L’avvento del torchio a stampa corrisponde all’avvento del pensiero lineare:
“Ciascuna parola stampata rappresenta una serie di istruzioni per la realizzazione di uno specifico ordine lineare di movimenti che una volta eseguiti risultano in una successione di suoni”.
La riduzione di tutta l’esperienza ad un solo senso, la vista, come risultato della tipografia sarà rivoluzionata nel ventesimo secolo con la nascita della società elettrica e l’avvento del pensiero circolare.
4. La Galassia elettrica: nascita della società di massa
“Dopo tremila anni di espansione in ogni settore e di crescente alienazione specializzata nelle innumerevoli estensioni del corpo umano e delle sue funzioni, il nostro mondo, con drammatico rovesciamento di prospetti, si è ora improvvisamente contratto. L’elettricità ha ridotto il globo a poco più che un villaggio e, riunendo con repentina implosione tutte le funzioni sociali e politiche, ha intensificato in misura straordinaria la consapevolezza delle responsabilità umane. E’ questa componente che modifica la posizione dei negri, degli adolescenti e via dicendo. Non è più possibile contenere politicamente questi gruppi sociali entro limiti determinati; essi sono ora, grazie ai media elettronici, coinvolti nella nostra vita, come noi nella loro”.
McLuhan ci dice quattro cose fondamentali. La prima è che i media elettronici hanno la funzione di prolungare i sensi del sistema fisiologico:
“Oggi, dopo un secolo d’impiego tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro sistema nervoso centrale in un abbraccio globale, che almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo: quella cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana, proprio come, tramite i vari media, abbiamo esteso i nostri nervi…”
L’altra grande intuizione è che il “medium è il messaggio”. E’ ricorrente in tal senso l’esempio della luce elettrica, poiché essa è un medium senza messaggio, quindi senza contenuto. Nel momento in cui la luce elettrica viene usata per una operazione chirurgica o per una partita di calcio, queste attività diventano contenuto della luce elettrica senza del quale non potrebbero esistere.
Poi, McLuhan fa una divisione tipologica tra diversi medium, suddividendoli in “mezzi caldi” e “mezzi freddi”. Sono caldi quei mezzi a bassa definizione di immagini come la radio, mentre sono freddi quelli ad alta definizione visiva come la televisione.
Infine lo studioso canadese, alla fine degli anni sessanta, conia il concetto di “villaggio globale”, osservando che l’elettricità ha in qualche modo ricreato le dinamiche sociali del villaggio antico, dove la circolazione delle informazioni era pressoché immediata, tutti sapevano tutto non appena succedeva, abolendo lo steccato che separava il pubblico dal privato. La televisione ha annullato i confini spazio-temporali riducendo il pianeta alla stessa stregua di un villaggio, poiché un qualsiasi fatto pubblico o privato, anche se accade dall’altra parte del mondo è possibile saperlo immediatamente…
I MEDIA ELETTRONICI E I PALCOSCENICI SOCIALI
Questa parte del percorso è stato elaborato sulla base di uno studio degli anni ottanta condotto da Joshua Meyrowitz, sul modo in cui i media elettronici influenzano il comportamento sociale, proseguendo il lavoro di ricerca di McLuhan, il quale insieme a Goffman costituisce gli assunti di base della ricerca stessa.
1. I Sé e i ruoli sociali
I media elettronici hanno progressivamente invaso le situazioni che si verificano in ambienti fisicamente definiti. La forma della comunicazione mediata assomiglia sempre più alla forma dell’ interazione faccia a faccia. In misura sempre crescente, i media ci trasformano in spettatori “in diretta” di accadimenti che avvengono in altri luoghi e ci fanno accedere a pubblici che non sono fisicamente presenti.
Riunendo tanti diversi tipi di persone nello stesso “luogo”, i media elettronici hanno favorito la confusione di tanti ruoli sociali un tempo distinti.
Gli individui cambiano continuamente ruoli e costumi, imparano ed aderiscono ad una diversa matrice di comportamento convenzionale e si impegnano con costanza per mantenere la loro rappresentazione in ogni loro situazione, senza compromettere o minacciare i loro differenti comportamenti in altre situazioni sociali.
Le persone devono assorbire le convenzioni sociali, devono esercitarsi, fare le prove e mantenere le loro rappresentazioni.
Il comportamento può cambiare da un luogo all’altro ma, in genere, non variano né i modi in cui esso cambia nelle situazioni per le quali esso muta.
Il meccanismo attraverso il quale i media elettronici influiscono sul comportamento sociale è riconoscibile nella ristrutturazione dei palcoscenici sociali sui quali interpretiamo i nostri ruoli e di conseguenza, il cambiamento della nostra concezione di “comportamento appropriato”: quando cambiano i pubblici cambiano anche le rappresentazioni sociali.
Da ciò si evince che l’influenza della televisione non agisce attraverso il contenuto del messaggio ma nella creazione di nuovi ambienti sociali che cambiano a seconda delle situazioni. In tal senso cambia anche il concetto di Sé, poiché, all’interno di ogni ambiente dobbiamo proiettare una immagine diversa a seconda del ruolo sociale che ricopriamo.
In tal senso è possibile dire che esiste un rapporto strettamente connesso tra medium e opinione pubblica non nel senso del condizionamento comportamentale ma nella ridefinizione dei rapporti interpersonali.
2. I nuovi ambienti sociali
I media non sono, dunque, semplicemente dei canali che trasmettono informazioni tra due o più ambienti, ma piuttosto ambienti in se stessi. Il concetto di “Villaggio Globale”, espressione ormai d’uso comune, sta proprio a significare che i sensori elettronici ci ripropongono su vasta scala incontri simili a quelli che avvenivano negli antichi villaggi. La diffusione della televisione ha portato al coinvolgimento di ognuno nei problemi di chiunque altro, abolendo il senso del luogo e dello spazio.
In un certo senso sono stati abbattuti i muri che isolano il privato dal pubblico; tutti siamo compartecipi di mondi, cioè di ambienti, che prima ci erano sconosciuti poiché isolati dalle mura domestiche, per cui i modelli di comportamento erano determinati da una netta separazione tra ciò che appartiene alla sfera privata e ciò che appartiene a quella pubblica. Questo processo è stato praticamente innescato negli anni sessanta negli Stati Uniti, quando i problemi della minoranza afroamericana, attraverso la televisione, sono diventati problemi della comunità sociale nel suo complesso, così come il femminismo e lo scontro generazionale. A tutta questa serie di problematiche traghettate dal privato al pubblico, la gente è stata, in qualche modo, costretta a confrontarsi, e ciò ha creato ambienti sociali e modelli di comportamento del tutto nuovi da quelli precedenti.
3. I palcoscenici sociali e gli ambienti comportamentali
Nell’ambito dell’interazione sociale, le relazioni interpersonali possono essere codificate prendendo in prestito il modello drammaturgico, all’interno del quale è possibile definire il rapporto individuo-società in termini di “messa in scena”, dove gli spazi sociali si articolano su due diversi piani: scena e retroscena. La scena corrisponde allo spazio pubblico, in cui tutti noi interpretiamo il nostro ruolo sociale legato al Sé. Il retroscena è lo spazio privato, dove, in un certo senso, ci spogliamo del ruolo sociale, lasciandoci andare spesso alle nostre debolezze. Lo spazio di retroscena è anche utile per la preparazione di quello che poi succederà sulla scena.
La domanda da porsi a tal punto è una sola: è il luogo fisico a distinguere la scena dal retroscena o no? Cioè a dire: Qual è l’elemento che definisce la situazione di scena dalla situazione di retroscena? Facciamo un esempio…
Un ristorante ha degli spazi sociali nettamente definiti; infatti noi sappiamo che la sala è il luogo in cui i clienti consumano i pasti, mentre la cucina è il luogo in cui cuochi e camerieri preparano e organizzano le ordinazioni. Il primo è sicuramente uno spazio di scena mentre il secondo è lo spazio di retroscena. Nella sala i camerieri hanno un atteggiamento posturale e verbale serio e professionale, sempre attento ai bisogni della clientela, invece in cucina possono usare linguaggi e atteggiamenti assolutamente rilassati e privi di self-control. In tal senso la definizione della situazione sociale sembra essere data dal luogo fisico. Immaginiamo però che, per un caso accidentale, il citofono che collega la sala alla cucina, per le ordinazioni, rimanga aperto inavvertitamente, ciò significa che i clienti ascolteranno le espressioni da retroscena dei camerieri… In questo modo verranno a confondersi gli spazi sociali definiti istituzionalmente, poiché sono cadute le barriere che separano il privato dal pubblico. Oppure possiamo immaginare la fase precedente all’apertura del ristorante quando i cuochi e i camerieri consumano la loro cena in un tavolo della sala successivamente riservata ai clienti. In quel momento lo spazio di scena si trasformerà in retroscena, per cui la definizione della situazione sociale varierà in rapporto ai tempi di lavorazione.
Da ciò si deduce che non è il luogo fisico a definire la situazione ma le informazioni che si hanno, poiché sulle informazioni si basa la differenziazione tra privato e pubblico.
Se questo tipo di dinamiche caratterizzano i rapporti interpersonali, la televisione è intervenuta a condizionarne le modalità, proprio perché ha ricoperto la funzione del citofono aperto nel ristorante… Attraverso il sovraccarico di informazioni il medium televisivo ha abbattuto i muri che separano gli spazi pubblici da quelli privati o per meglio dire ha ricodificato i rapporti interpersonali trasformando il privato in pubblico.
In questo modo ci si è trovati di fronte a nuove situazioni sociali che possiamo definire in termini di “ambienti”. Nuovi ambienti hanno bisogno di nuovi modelli di comportamento in rapporto al contenuto di senso. In questa direzione si sono trasformati i rapporti di genere tra uomo e donna, i rapporti gerarchici tra infanzia ed età adulta, i rapporti di potere tra cittadini e governanti. Facciamo un esempio…
Immaginiamo una famiglia borghese al tempo in cui la televisione era in bianco e nero. In cucina vi sono i due genitori e il loro figlio di otto anni. La cena è stata consumata e la mamma sparecchia la tavola. Ad un certo punto i due coniugi intraprendono un discorso un pò osé per cui si premurano di mandare a letto il figlio per non fargli ascoltare la disquisizione. In questa situazione i due coniugi hanno determinato una netta separazione tra spazi di scena e retroscena, poiché il tipo di informazioni che stanno facendo circuitare non appartengono al repertorio del bambino, quindi la separazione nel luogo fisico rappresenta l’impossibilità di accedere alle informazioni da parte dell’infante. Questa situazione, naturalmente, è il frutto dei modelli comportamentali di trent’anni fa, con quel tipo di codici morali e di sistemi etici.
Immaginiamo adesso la stessa situazione ai giorni nostri. La domanda da porsi è: avrebbe senso mandare a letto il bambino per una discussione di sesso? Diciamo che oggi, nella generalità dei casi, è molto difficile che ciò accada, poiché quel tipo di informazioni che trent’anni fa erano negate ad un bambino di otto anni oggi non lo sono più, perché è la televisione stessa a fornirgliele. Un bambino oggi conosce molte più cose sul sesso e questo determina nel genitore un modello comportamentale da adottare completamente diverso. Cioè a dire: la televisione in questo caso anticipa le coordinate morali del genitore, abolendo lo spazio di scena, introducendo il bambino nel retroscena informativo che un tempo gli era negato. Questo crea un ambiente completamente diverso da trent’anni fa che richiede un comportamento genitoriale differente.
Ecco il motivo che ci porta a definire il condizionamento del medium televisivo non in termini di contenuto ma in termini di creazione di nuovi ambienti comportamentali, che descrivono il mondo sociale in funzione della “definizione delle situazioni”, che richiedono modelli di comportamento diversi a seconda del modo in cui la situazione viene definita. Questo determina che ogni situazione, a seconda della sua definizione, ha bisogno di un nuovo comportamento, generando non un ruolo sociale ma diversi ruoli sociali a seconda della diversità delle situazioni. Ovviamente diversi ruoli di scena presuppongono la differenziazione del Sé.
Possiamo concludere dicendo che la creazione degli ambienti comportamentali genera la capacità per ogni individuo di adottare un Sé diverso per ogni nuovo ambiente che ci si presenta.
4. Confusione tra infanzia e maturità
Dallo studio e dalle varie ricerche effettuate sulle modalità della crescita e dello sviluppo umano è emerso che le differenze tra bambini e adulti, e bambini e persone di età diversa, possono essere rintracciate dalle diverse capacità e percezioni che essi hanno della realtà.
Al giorno d’oggi i bambini sono trattati come “piccoli adulti” per far si che gli individui di età diverse condividano ruoli, diritti, e responsabilità simili.
Negli anni precedenti,invece, l’infanzia era considerata un periodo di innocenza e isolamento in quanto il bambino veniva protetto dalle realtà sgradevoli della vita, ma non solo anche il linguaggio e il modo di vestire caratterizzava il loro ”status”
Negli ultimi trent’anni, l’immagine e i ruoli dei bambini hanno subito un radicale cambiamento; essi sembrano meno infantili non solo nel modo di parlare ma anche nel modo in cui si vestono e si comportano.La differenza tra bambini e adulti sta ormai scomparendo, basta osservare casualmente il modo in cui essi si siedono o si atteggiano per capirne il grado di omogeneità.
Anche le differenze di linguaggio e di vocabolario stanno via via scomparendo; il linguaggio dei bambini è diventato molto più adulto e quello adulto più infantile
Tali cambiamenti sebbene possono sembrare esagerati indicano un atteggiamento ampiamente mutato nei confronti del bambino.
Oggi l’obbiettivo principale tende alla reintegrazione dei bambini e degli adulti, poiché si è maggiormente diffuso questo senso di parità tra genitori e bambini.
I processi attraverso i quali è possibile riscontrare i cambiamenti nei concetti d’infanzia e maturità sta nell’esaminare le variabili sociali che influiscono sul comportamento di ogni individuo, sebbene un bambino piccolo, a prescindere dalla libertà o dai privilegi che gli vengono concessi non può essere considerato un adulto. Si possono osservare bambini e adulti ma, di fatto, non si sa dove passano i confini delle fasi dell’infanzia e i confini che separano infanzia e maturità.
Un’altra variabile è la quantità e il tipo di informazioni offerte ai bambini di diverse età. Studi recenti hanno avanzato l’ipotesi che gli influssi del medium sui bambini dipenda dal poco controllo dei genitori nel modo in cui questi guardano la televisione; ma la televisione non deve essere vista come un trasmettitore passivo d’informazioni quanto un mezzo di reintegrazione tra adulti e bambini.
La conoscenza del bambino dipende molto dal luogo in cui il bambino vive e la casa rappresenta per lui un ”piccolo mondo” dove la famiglia funge da schermo protettivo nei confronti della società. Altro elemento importante nella vita del bambino è la figura dell’ospite, che funge da trasmettitore di nuove idee e informazioni, ma non solo, esso è in grado di rilevare la debolezza dei bambini nel descrivere il ruolo della famiglia e della casa.
Le caratteristiche situazionali di un medium possono interagire con le regole generali del comportameno sociale e cambiare la natura dell'interazione sociale.La complessità variabile del codice nella stampa serve non solo ad isolare i bambini dagli adulti, ma anche gli adulti dalle situazioni infantili. Per questo motivo," i libri dei bambini", godono di due particolarità: sono libri che i bambini sanno leggere e libri che sono letti solo da loro.Lo stesso non si può dire della televisione, in quanto essa non prevede un codice che escluda i bambini o suddivida il pubblico in diversi settori.
Uno degli elementi più importanti per il bambino è dato dal suo livello di sviluppo cognitivo; da varie ricerche è emerso che i bambini di età diverse, guardando la televisione, percepiscono cose diverse e che la massima capacità della televisione di integrare i bambini nelle situazioni adulte, avviene a partire dagli undici anni.
Inoltre la televisione, presenta ai bambini argomenti e comportamenti che per secoli i genitori hanno cercato di nascondere; il che li porta ad addentrarsi entro il mondo degli adulti destando in loro interrogativi che senza la presenza della televisione non avrebbero ancora conosciuto e ancora, da studi recenti si evince che le scelte dei bambini sono indirizzate per lo più verso i programmi destinati agli adulti.
Attraverso i media elettronici ai bambini è data la possibilità di comunicare e ascoltare gli altri bambini in quanto i requisiti richiesti per trasmettere un messaggio telefonico o televisivo sono abbastanza semplici. Oggi dopo vari studi, è emerso, che la realtà della prima parte della vita rimane in gran parte un mondo segreto a cui si può accedere solo in parte, tramite i ricordi ma per mezzo dei media elettronici i bambini possono parlare direttamente al futuro.
Una delle caratteristiche principali dei libri, è quella di fornire informazioni accessibili ai bambini ed essendo oggetti individuali è possibile sceglierli e darli ai bambini, secondo determinati criteri. Per quel che riguarda la televisione, questo controllo non è altrettanto facile da attuare poichè censurarla, comporterebbe un monitoraggio attivo e costante da parte dei genitori che assumerebbero una posizione scomoda , nel processo di apprendimento dei ragazzi. Quindi, sta a loro valutare il contenuto della televisione e decidere se è adatto per i propri figli o meno, cercando di limitare la propria fruizione televisiva o cosa peggiore dividere la famiglia. Ma paradossalmente avviene che i consigli dati dalla televisione, circa la scelta dei programmi, portino ad aumentare l'interesse dei bambini verso l'emissione sconsigliata.
Erroneamente, si pensa che la televisione sia "rivelatrice" dei segreti degli adulti, per quanto i bambini siano già a conoscenza dei ruoli tradizionali che essi hanno e delle loro cospirazioni atte a nascondergli le cose "proibite". Il problema fondamentale è che, censurando la televisione per bambini, si censura anche la televisione degli adulti.
Anche i film hanno una loro importanza sull' interazione bambino - adulto, in quanto anch' essi constano di un codice audiovisivo simile a quello televisivo, con caratteristiche fisiche e condizioni di fruizioni ben diverse dalla televisione.La scelta di un film, al cinema, implica una dinamica di selezione diversa da quella dell' uso del telecomando televisivo, mediante il quale i bambini ricevono informazioni che non avevano richiesto.
A differenza di quest' ultimo, la radio, rappresenta invece un altro mezzo di comunicazione esclusivamente uditivo e verbale in quanto non ha immagini. I bambini si trovano in netto svantaggio rispetto agli ascoltatori adulti perchè, ascoltando la radio devono creare le proprie immagini basandosi sulle esperienze passate.
I vantaggi della radio come mezzo di comunicazione rispetto alla televisione, sono costituiti principalmente dal fatto che questa può nascondere le immagini, e ciò a vantaggio di chi trasmette col microfono, che può mascherare i suoi difetti, come per esempio, l' imperfezione fisica o un tic nervoso.
E' anche vero che la radio è molto "visiva" in quanto esige dall' ascoltatore la creazione di una propria immagine, chiaramente diversa dall'immagine televisiva. Ecco perchè i due media hanno possibilità diverse di influire sui concetti che i bambini hanno della vita adulta.
Altro ruolo fondamentale nella fase di apprendimento dei bambini, è svolto dalla scuola, che ha un doppio potere. Infatti, oltre ad insegnare ai bambini le conoscenze sociali insegna loro anche il tipo di capacità richiesta per accedere ad altre informazioni, ovvero la lettura. Attraverso la scuola, i bambini rompono le barriere che circondano la sfera familiare, accedendo alle informazioni sul mondo esterno. Attraverso poi la lettura della stampa, a cui la scuola è strettamente collegata, si possono ampliare le conoscenze sul mondo esterno.
Il bambino accrescendo i propri livelli di lettura riesce ad avere una prospettiva più adulta su ciò che ha già appreso. Suddividendo in classi il ciclo scolastico, il flusso informativo soprattutto nelle prime classi è unidirezionale e lineare, ovvero le informazioni passano dagli insegnanti agli studenti. La televisione, invece, supera questa linearità, in quanto, non suddivide il pubblico in età diverse e non segue nemmeno un ordine particolare nel trasmettere informazioni particolari. Nei programmi informativi e di intrattenimento ai bambini si propinqua una realtà senza barriere, pertanto crescono rapidamente, e con una visione della società e dei ruoli profondamente diversa da quella dei bambini delle altre generazioni.
E' proprio per questo che gli insegnanti contemporanei hanno perso il cosiddetto monopolio sui bambini, in quanto oggi, rispetto al passato i bambini imparano quello che vogliono tramite la tv, e non quello che i docenti vogliono loro insegnare.
Il bambino oggi non passa più, come in passato, alla fase dell'analfabetizzazione , a quella della conoscenza strutturale che gli viene impartita a scuola; infatti, quando un bambino diventa allievo entrando in una scuola non è più analfabeta totalmente come in passato, ma già possiede una vasta cultura strutturata a mosaico.
Sicuramente in questo contesto l'unico modo per la scuola di essere ancora considerata dai suoi alunni come una struttura in grado di impartire informazioni, è vivere ed evolversi al passo con i tempi. Uno dei modi potrebbe essere per esempio creare delle classi miste in cui si trovano a confronto dei bambini appartenenti a classi sociali diverse, che hanno culture ed esperienze totalmente diverse dai propri compagni, che possono trasmettere nuove conoscenze ed ampliare le proprie in base a quelle degli altri.
DIDASCALIE SULLE COMUNICAZIONI DI MASSA
1. Funzioni produttive e organizzazione aziendale
Il diagramma della comunicazione di massa, formulato da Schramm, attiene all’organizzazione di emissione dei messaggi e delinea in sostanza le modalità di organizzazione dei mezzi di comunicazione di massa, in relazione alle funzioni produttive, regolate da norme e competenze proprie al sistema industriale e alla sua organizzazione aziendale.
Le fasi del processo produttivo del sistema aziendale sono tre: Ideazione, Manipolazione, Distribuzione.
Le idee e le informazioni trasmesse vengono affidati a due funzioni…
Funzione intuitiva – Concerne l’uso di fonti varie a seconda della tipologia del messaggio: agenzie di stampa o fonti ideologiche.
Funzione regolativa – Si avvale del cosiddetto “feedback deduttivo”, cioè a dire indicatori che una volta restituiti all’emittente, sottoforma di canali di ritorno, possono trarre fondate deduzioni in ordine ai problemi di diffusione (es.: indici di ascolto o tiratura dei giornali).
A differenza della comunicazione interpersonale il messaggio assume una valenza economica per cui non è rivolta unicamente ad un soggetto ricevente ma ad un “universo ricevente”.
In campo scientifico il dibattito apertosi a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta vedeva scontrarsi due scuole tradizionali: Comportamentisti e Fenomenisti.
Il “comportamentismo”, nasce dalla psicologia behaviorista, il cui scopo è studiare il comportamento umano con gli stessi metodi sperimentali delle scienze naturali, e si basa sul modello “Stimolo-Risposta”. Su questo modello viene costruita la teoria dell’Ago Ipodermico, la quale asserisce che i media hanno un enorme influenza nel manipolare il comportamento umano che può essere neutralizzato da appropriati stimoli emessi dai media.
Il modello “Stimolo-Risposta”, venne superato dall’Approccio empirico-sperimentale, che aggiunse un elemento fondamentale al modello comportamentista: “Stimolo-Organismo-Risposta”. Gli effetti sui media non sono gli stessi su tutti gli individui, ma vengono appunto mediati dalla specificità dell’organismo, attraverso meccanismi psicologici. Vediamo quali sono: a) Interesse ad acquisire informazioni; b) Esposizione selettiva; c) Memorizzazione selettiva; d) Percezione selettiva.
A chiudere il capitolo delle “teorie taumaturgiche” fu J. Klapper, con uno studio dal titolo “Gli effetti delle comunicazioni di massa” del 1964. Attraverso una maestosa produzione scientifica, frutto di decennali ricerche, Klapper introduce il concetto di “effetti limitati”, secondo la quale i mezzi di comunicazione di massa, nella stragrande maggioranza dei casi, producono “effetti rafforzanti”, su opinioni, atteggiamenti e valori preesistenti alla ricezione dei massaggi. Gli studi klapperiani rappresentarono uno spartiacque generazionale, “punto di non ritorno” come venne definito dagli studiosi dell’epoca, con cui tutte le ricerche successive dovranno necessariamente confrontrarsi.
Inghilterra, 1968. J. Blumler e D. McQuail analizzano, con un approccio metodologico nuovo, la vittoria del partito liberale durante le elezioni del ’64, nella ricerca dal titolo “Television in Politics”. Essi scoprono che il successo liberale è dovuto in parte all’alto grado di esposizione televisiva ai programmi del partito da parte di audiences assidui alle trasmissioni televisive, prescindendo dal loro contenuto. Questa teoria verrà ripresa qualche anno più tardi dallo stesso Blumler per aggiungersi ad altre ricerche, che porteranno alla nascita di un nuovo modello: “Usi e Gratificazioni”. Viene superato il concetto klapperiano di rafforzamento delle idee per approdare a quello delle “aspettative”: sapere per chi votare, stare aggiornati sulla campagna, crescita delle informazioni, percezioni di una scala d’importanza dei problemi.
Con la fine degli anni settanta la ricerca scientifica compie un ulteriore passo in avanti con il modello di “Agenda-Setting”, il quale sostiene che i media non cercano di persuadere, ma descrivendo la realtà, forniscono una lista di ciò intorno a cui avere un’opinione. Da una prima ricerca condotta sulla campagna elettorale americana del ’72 si è poi scoperto che l’esposizione alle notizie televisive ha avuto una incidenza minore rispetto a quelle della carta stampata, poiché quest’ultima ha una più forte capacità di indicare la rilevanza di un problema.
E’ comunque chiaro, rispetto ai dati dell’elaborazione scientifica, che l’effetto prioritario dei mass media è la “tematizzazione” degli argomenti. Un potere fondamentale nelle democrazie occidentali, poiché è indirizzato alla capacità di risposta del sistema politico.
2. La credibilità del medium
Quando il pubblico vuole formarsi una idea credibile sulle questioni politiche, cerca la verità in qualche fonte d'informazione attendibile. La televisione è spesso identificata come tale. Essa gode di un alto grado di credibilità. I motivi non sono inerenti solo al mezzo ma anche all'emittente e al tipo di messaggio. La Tv è ritenuta abbastanza acriticamente credibile, più della carta stampata, per quanto essa informi di più, e per questo può avere un migliore effetto persuasivo.
I motivi della maggiore credibilità della televisione non sono inerenti solo al mezzo ma anche all'emittente e al tipo di messaggio, per cui la credibilità è comunque subordinata a chi appare concretamente sul teleschermo.
3. I fattori legati al messaggio
- Credibilità del comunicatore -
La reputazione della fonte è un fattore che influenza i mutamenti d'opinione? Il materiale attribuito ad una fonte credibile produce un mutamento di opinione significativamente maggiore di quello attribuito ad una fonte poco credibile. Se invece la misurazione avviene dopo un certo intervallo di tempo, l'influenza della credibilità della fonte ritenuta non attendibile diminuisce a mano a mano che sfuma l'immagine della fonte stessa e la sua non credibilità, consentendo quindi un maggior apprendimento e una maggiore assimilazione dei contenuti.
- L'ordine delle argomentazioni -
In un dibattito, sono più efficaci le argomentazioni iniziali (Effetto Primacy) a favore di una posizione o piuttosto quelle finali (Effetto recency) a sostegno della posizione contraria? La ricerca ha concluso che pur in assenza di tendenze univoche, la conoscenza e la familiarità con il tema sembra andare di pari passo con l'effetto recency, mentre se i destinatari non hanno alcuna conoscenza su di esso tende a presentarsi un effetto primacy.
- La completezza delle argomentazioni -
Occorre presentare un solo aspetto o tutti gli aspetti di un tema controverso? Se il tipo di audiences da persuadere è di parere opposto al candidato occorre presentare tutti i lati del problema , e la stessa cosa si può dire per una audiences ad alta scolarizzazione. Per le persone vicine al candidato e per le meno istruite, affrontare il problema da tutti i lati è controproducente.
- L'esplicitazione delle conclusioni -
E' più efficace un messaggio che esplicita le conclusioni o meno? L'efficacia della struttura dei messaggi varia col variare di alcune caratteristiche dei destinatari, e gli effetti delle comunicazioni di massa dipendono essenzialmente dalle interazioni che si instaurano tra questi fattori.
4. Le Audiences
Come abbiamo già detto, nella tradizione massmediologica una delle tematiche tra le più “problematizzate” è sicuramente quella che riguarda gli effetti dei media sull'audience. Per lungo tempo si è creduto che fosse il contenuto del messaggio l'elemento coaugulante del processo persuasivo, tanto da considerare l'audience come una massa anonima e inerme ai messaggi. La Teoria Critica dei francofortesi costituisce una roccaforte ideologica, che induce a pensare ai media in termini di apocalisse.
Da McLuhan in poi, l'esperienza empirica e quindi la ricerca scientifica hanno chiarito che così non è, nè per ciò che concerne il tema di fondo che riguarda storicamente la televisione, cioè l'induzione alla violenza, nè di conseguenza, per la comunicazione politico-elettorale.
Già negli anni sessanta la teoria degli effetti a lungo termine chiariva che non è il contenuto del messaggio in quanto tale a possedere effetti persuasivi, ma la sua esposizione nel tempo, cioè nel lungo periodo. Proprio sul lungo periodo si sofferma una delle ultime grandi ricerche condotta da J. Meyrowitz, che pone l'accento sul modo in cui i media anzichè persuadere creano scenari all'interno dei quali è possibile identificarsi.
L'audience non è quindi una massa inerme, e l'elettore non è soggetto passivo di fronte all'invasione dei messaggi. Questo perchè egli si esprime all'interno dell'articolata rete delle relazioni sociali e interpersonali. L'elettore, cioè, fa parte di quelli che vengono definiti Gruppi primari e secondari, che esercitano una loro influenza.
5. Uses and Gratifications
La ricerca sugli usi e gratificazioni, punta i suoi riflettori non su cosa fa la televisione allo spettatore, ma sull'uso che lo spettatore fa della televisione, poichè l'accettazione o meno di un messaggio dipende dalle sue capacità gratificanti. E' questa una linea teorica che si sposta dal modello comportamentista dello stimolo-organismo-risposta, allo struttural-funzionalismo.
Postulato: La teoria sociologica dello strutturalfunzionalismo sottolinea la funzione dell'azione sociale, e non il comportamento, nella sua aderenza ai modelli di valore interiorizzati. Il sistema sociale nella sua globalità viene inteso come organismo le cui diverse parti svolgono delle funzioni di integrazione e di mantenimento al sistema.
In tal senso, anche se differenziamo i bisogni dalle funzioni è possibile concepire in termini funzionali la gratificazione dei bisogni percepiti dagli individui.
Esempio
Seguendo la lettura storiografica delle quattro fasi, nel processo evolutivo della società di massa, possiamo notare come i concetti di Usi e gratificazioni, nella terza società di massa, con la messa in opera del Villaggio Globale da parte della CNN, facciano da retroterra alla logica sistemica e di mercato della new television degli anni ottanta. E' la rappresentazione della quotidianità planetaria che viene prodotta dalla CNN per essere venduta, e che obbliga i networks a svecchiare la logica di strutturazione dei palinsesti. E' il cittadino planetario che deve scegliere, secondo i propri referenti, a quale spettacolo avvicinarsi. La televisione deve mettergli a disposizione quanto più materiale possibile: è il Supermarket dell'informazione.
E' per tal motivo che nella terza fase della società di massa, quella della messa in opera del villaggio globale, non è più utile parlare di audience indifferenziata ma di segmenti, dunque Audiences.
6. I fattori relativi all'audience nell'approccio Empirico-sperimentale
- Interesse ad acquisire informazioni - Correlata al ruolo dell'interesse e della motivazione a informarsi è la presenza di una parte del pubblico che non possiede conoscenza.
- Esposizione selettiva - I componenti dell'audience tendono ad esporsi all'informazione congeniale alle loro attitudini e a evitare i messaggi che sono invece difformi. Le campagne di persuasione sono ricevute soprattutto da individui che sono già d'accordo con i temi proposti.
- Percezione selettiva - L'interpretazione trasforma e modella il significato del messaggio ricevuto, improntandolo alle attitudini e ai valori del destinatario, talvolta fino a mutare radicalmente il senso del messaggio stesso.
- Memorizzazione selettiva - La memorizzazione seleziona gli elementi più significativi per il soggetto a scapito di quelli più difformi o culturalmente distanti.
7. Two Step-flow of Communication
Tra messaggio e recettore interviene la mediazione dei cosiddetti leader d'opinione, che per una serie di predisposizioni personali sono maggiormente recettivi ai messaggi, che essi ritrasmettono, con la conversazione, cioè a livello di comunicazione sociale, alla rete informale delle persone meno attente.
8. Teoria degli effetti limitati
Postulato: L'efficacia dei mass media è analizzabile soltanto entro il contesto sociale in cui essi agiscono. La loro influenza deriva più ancora che dal contenuto che essi diffondono, dalle caratteristiche del sistema sociale circostante.
I mass media in generale e la televisione in particolare detengono un potere d'influenza che non si concretizza in effetti persuasori... Gli effetti maggiormente registrabili sono da una parte l'aumento dell'informazione e dell'interesse politico, la crescita della partecipazione politica, la funzione di socializzazione politica dei giovani, la strutturazione di una scala d'importanza dei problemi politici.