L'effetto liberatorio

 

 

Se la missione di un organo d’informazione è condensata nel „valore pubblico della notizia“, che dovrebbe fare da specchio della realtà, il suo contraltare, in certa cultura informativa, si può manifestare nella mistificazione della stessa.
 
Le tecniche di mistificazione mediatica sono fortemente strutturate in paesi, come l’Italia, dove esiste la convergenza tra sistema dei media e sistema politico: Media Logic e Political Logic. A volte, per interessi convergenti, la mistificazione può anche essere innescata in quei paesi dove esiste la separazione tra le due dimensioni, attraverso quelle che vengono definite le “non notizie”.
 
Questo postulato è il punto di snodo di un ragionamento secolarizzato ormai che vede i media di massa, secondo la famosa visione apocalittica, essere gli strumenti dei sistemi di potere per manipolare le coscienze. Dopo tanti anni di dibattiti, studi, ricerche si è capito che non è proprio così, poiché l’attenzione si è concentrata sull’uso che le audiences fanno dei mezzi di comunicazione.
 
In effetti, a parte gli studi e le ricerche, è la storia degli ultimi trent’anni che ci parla di questo… Perché un determinato uso dei mezzi di comunicazione di massa può creare quello che alla fine degli anni ottanta, grazie alle rivoluzioni che portarono alla caduta dei muri, venne definito “l’effetto liberatorio”. A quel tempo a seguire le rivoluzioni in diretta c’era la CNN, che grazie al suo sistema produttivo, costruito su un palinsesto di sole informazioni 24 ore su 24, aveva creato un argine contro lo spargimento di sangue, trainando i popoli verso la libertà.
 
 
Oggi, rispetto a quello che sta avvenendo nei paesi arabi, non vi è più la CNN, ma altre due reti via cavo che trasmettono in loco 24 ore su 24: Al Jazeera ed Al Arabiya. Ma c’è qualcosa di più. Ai media si è aggiunto un nuovo sistema di comunicazione, cioè quello dei social network via internet: Twitter e Facebook.
 
Questa novità ha reso più prorompente l’effetto liberatorio, poiché attraverso i social network i popoli hanno potuto trovare uno strumento organizzativo per fomentare le ribellioni. Infatti, il primo intervento dei regimi autocratici per sedare le rivolte è quello di oscurare internet ed impedire ai network via cavo di trasmettere.
 
Ecco allora che gli effetti positivi della globalizzazione vanno a scontrarsi con i suoi effetti negativi, legati fondamentalmente alla legittimazione da parte delle democrazie occidentali, e soprattutto dell’Italia, nei confronti delle dittature autocratiche, poiché esse garantiscono l’equilibrio del sistema occidentale mediante lo sfruttamento delle risorse energetiche e più in generale degli affari economici.

 
Ancora oggi, 24 febbraio 2011, dopo la notizia dei 10.000 morti in Libia, sul quotidiano la Repubblica, il Presidente della Commissione Esteri della Camera Lamberto Dini, con serafica semplicità, osserva: “L’Italia non auspica la fine del Colonnello, non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunità internazionale…”
 
In queste parole non vi è nulla di sconcertante, esse sono la chiave di lettura della classe politica italiana, ormai implosa su se stessa, poiché corrotta prima ancora che nelle prassi quotidiane nella sua dimensione etica. Ciò vuol dire che le trasformazioni del mondo, non sono leggibili, da parte di questa classe politica, proprio perché endemicamente corrotta.
 
Ecco spiegato il motivo per cui nel salotto di Bruno Vespa, che rappresenta la messa in scena del sistema di potere italiano, non si parla dei popoli vogliosi di democrazia che si sono ribellati alle dittature, ma si dibatte invece sul fatto che se il fondamentalismo islamico prende il potere gli affari non possono più essere garantiti.
 
Stia tranquilla la classe dirigente italiana, oggi grazie alla dimensione positiva della globalizzazione, i popoli, in prima persona, sono in condizione di innescare un effetto liberatorio per il proprio destino… Se poi gli Stati, cosiddetti democratici, facessero la loro parte, appoggiando il riscatto delle genti verso la libertà, forse tra qualche anno il mondo sarebbe migliore.