Argentina

L’Argentina rischia un nuovo default

 

 

   Internazionale  - 29 luglio 2014


Un murales a Buenos Aires con scritto “No al pagamento del debito”, il 28 luglio 2014. (Marcos Brindicci, Reuters/Contrasto)

 

Il 30 luglio a mezzanotte scade il termine che gli investitori statunitensi hanno concesso all’Argentina per ripagare gli interessi sul debito. Se Buenos Aires non dovesse trovare un altro accordo per una proroga, potrebbe incorrere in un nuovo default, il terzo in trent’anni. La cifra che l’Argentina deve versare agli investitori statunitensi è di 539 milioni di dollari per gli interessi sul debito.

 

Ma Buenos Aires deve pagare anche 1,3 miliardi di dollari ai creditori che avevano investito nei titoli di stato argentini nel 2001, all’epoca dell’ultima bancarotta, e che hanno rifiutato di essere ripagati delle perdite con nuovi investimenti sul debito nel 2005 e nel 2010. Il governo argentino ha già detto che non ha la possibilità di pagare queste cifre.

 

Nella memoria di molti argentini la bancarotta del 2001 è ancora presente, ma gli analisti sostengono che il nuovo default, dopo 13 anni, non avrà conseguenze così gravi come quello del 2001.

 

Nel 2001 l’Argentina era in recessione da quattro anni e la disoccupazione era al 25 per cento. Il debito pubblico all’epoca ammontava a 80 miliardi di dollari, una cifra molto più alta di quella attuale di 30 miliardi di euro. E, sempre secondo gli analisti, questa volta il rischio di contagio per gli altri mercati emergenti è molto più basso. I titoli di stato sono stati acquistati da una ristretta cerchia di hedge fund statunitensi, che sono abituati alla volatilità e alle fluttuazioni improvvise dei prezzi.

 

“Non c’è rischio di contagio. La maggior parte degli investitori sa che la situazione dell’Argentina è molto particolare, e non è indicativa di ciò che succede nel resto della regione”, ha spiegato Siobhan Morden, responsabile degli investimenti in America latina per la Jefferies investment bank, intervistato dal Financial Times.

 

Il default tuttavia avrà delle conseguenze immediate: la recessione peggiorerà, la valuta nazionale potrebbe essere svalutata per la seconda volta in un anno, l’inflazione aumenterà e fuggiranno i capitali stranieri, infine aumenterà il costo dei prestiti per banche, aziende e istituzioni pubbliche.