SPAGNA

2014. L’anno di Podemos

 

      

  unimondo.org  di Miriam Rossi  - 12 Gennaio 2015

 

Anno nuovo, vita nuova? Non per chi lo scorso anno è emerso come la rivelazione politica della Spagna ed è ben contento di rinnovarsi per il 2015 semplicemente ampliando il consueto slancio “rottamatore” allo scenario politico del Paese al grido di “2015, inizia il cambiamento”. Dopo aver ottenuto 1 milione 200mila preferenze alle elezioni europee del maggio scorso (pari al 7,9% dei suffragi) che gli hanno garantito ben 5 eurodeputati, la neonata formazione politica Podemos continua a lanciare il guanto di sfida alla cosiddetta “casta”, ossia il Partito Popolare (PP), il Partito Socialista (PSOE) e la coalizione catalana di Convergenza e Unione (CiU), e a preparare il terreno per i tre appuntamenti elettorali che si presenteranno nel corso dell’anno che riguardano alcune tra municipalità e comunità autonome, oltre alle elezioni nazionali. Lo slogan elettorale ha già fatto ampia mostra sui social network: Dobbiamo vincere, tocca a noi cambiare il Paese che la casta ha rovinato. #2015EmpienzaElCambio. Si è inoltre trasformata in hashtag di tendenza nel Capodanno spagnolo la stringa diffusa da Podemos su Twitter attraverso il suo account ufficialeQuando è stata l’ultima volta che hai mangiato l’uva con ilusìon?”, ossia con quel mix di entusiasmo e speranza che dovrebbe accompagnare i dodici chicchi d’uva strozzati in gola al ritmo dei dodici rintocchi di campana che segnano la mezzanotte del 31 dicembre secondo la più classica delle tradizioni spagnole per la “nochevieja”.

 

Il lessico politico del cambiamento non è una novità per la Spagna. Nelle elezioni nazionali del novembre 2011 era stato il Partido Popular a usare lo slogan “Unisciti al cambiamento” che aveva seguito quello iniziale della campagna “Comincia il cambiamento”; e ancora in Catalogna nel 2010 il CiU aveva fatto ricorso esattamente allo stesso motto in catalano “Comença il canvi” e se si guarda poi alle elezioni del 1982 anche il Psoe aveva utilizzato lo slogan “Por el cambio” (ossia “Per il cambiamento”) a sostegno della candidatura del futuro presidente del governo Felipe González. Superata a pieni voti la prova dei 100 giorni di vita alle elezioni del Parlamento Europeo di maggio, Podemos ha scelto dunque di non distaccare il proprio linguaggio da un tracciato comunicativo solcato da quei partiti indicati dalla stessa formazione politica come casta, conferendogli però un rinnovato valore.

 

Secondo il sondaggio pubblicato da El Mundo lo scorso novembre, Podemos sarebbe il primo partito spagnolo con il 28,3% di preferenze dell’elettorato seguito dal PP al 26,3% e dal PSOE al 20%. Un risultato reso ancor più incredibile dalla relativa novità costituita dal progetto politico di Podemos, nato dall’esperienza degli “indignados” spagnoli: studenti, disoccupati e lavoratori scesi in piazza nel 2013 a Madrid e in altre città della Spagna contro le politiche di austerità decretate dal governo. È stato in quell’occasione che gli indignados hanno fatto la differenza, dimostrando di essere in grado di produrre proposte di rinnovamento e rappresentando dunque una possibilità di reale cambiamento. Salario minimo garantito, eliminazione dei paradisi fiscali, abbassamento dell’età pensionabile a sessant’anni, riduzione degli stipendi e dei benefit ai parlamentari sono i principali cavalli di battaglia di Podemos che rendono la sua attitudine al cambiamento di certo condivisibile ma soprattutto di più solida credibilità rispetto ai due principali partiti spagnoli, Pp e Psoe. “Loro sono odio, falsità, menzogne e corruzione. Noi la gioia, la speranza e il futuro” e ancora “Il timore che la casta ha di noi alimenta la nostra voglia di andare avanti”: la contrapposizione è netta e sarà anche il leitmotiv della manifestazione indetta per il 31 gennaio a Madrid che vuole essere una dimostrazione di forza del nuovo partito.

 

La marcia del cambiamento potrebbe dare un segno tangibile che la trasformazione annunciata per il 2015 sta avendo davvero inizio. Anche solo la legittimazione di Podemos di indire una mobilitazione nazionale rende evidente la posizione di favore che al momento il partito ha nel cuore e che soprattutto avrà nel segreto delle cabine elettorali, secondo molti opinionisti a prescindere dal colore politico. Se è vero che Podemos è un partito di sinistra, è altrettanto vero che la sua proposta può apparire trasversale nel momento in cui mira alla costruzione di un’Europa (e una Spagna) diversa, che investa sulle sue popolazioni e sul loro futuro, anziché chiudersi in politiche di austerità, di impoverimento e di restrizione dello stato sociale sposate anche dalle socialdemocrazie europee. E mentre si sgonfia la ricorrente polemica sull’estremismo di Podemos questa volta innescata da una serie di Twitter lanciati da un account falso attribuito a una sezione del partito che ha connesso la morte di un poliziotto investito pochi giorni fa da un treno a Madrid mentre tentava il fermo di un immigrato come “conseguenza della brutale repressione della polizia verso l’immigrazione”, ora si attende la prova dei fatti. I giovani rappresentanti di Podemos saranno in grado di tradurre le loro parole in concrete azioni alla prova dell’agognato (quanto prevedibile) riconoscimento designato che verrà dalla prova elettorale? 

 

Che cos’è Podemos

 

Un recente sondaggio ipotizza che oggi potrebbe

essere il primo partito in Spagna:

è ambientalista, contrario all'austerità e alla Germania

 

 

  ilpost.it   -   2 novembre 2014

Che cos'è Podemos

 

Secondo un sondaggio realizzato per il quotidiano El País dall’istituto Metroscopia, Podemos, un partito di sinistra ambientalista fondato lo scorso gennaio, sarebbe oggi il primo partito spagnolo, superando nelle intenzioni di voto il PSOE, il partito socialista. Secondo il sondaggio, se si votasse ora il 27,7 per cento degli spagnoli voterebbe Podemos, mentre il 26,2 sceglierebbe il PSOE. Il Partito Popolare (PP), principale formazione di centrodestra, si trova al terzo posto con il 20,7 per cento dei voti. Il sondaggio di Metroscopia sta facendo discutere parecchio in Spagna, vista la crescita improvvisa e per molti versi inaspettata di Podemos.

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Podemos è stato fondato il 16 gennaio 2014 da Pablo Iglesias che ne è tuttora il portavoce e membro più in vista (ufficialmente Podemos si è registrato come partito soltanto lo scorso marzo). Iglesias, 35 anni, è uno scrittore, giornalista e accademico, ma è famoso in particolare per essere il presentatore di alcuni programmi di giornalismo televisivo e per essere stato spesso ospite di numerosi talk show politici spagnoli. Igleasis è stato eletto al parlamento europeo nelle ultime elezioni, le prime a cui ha partecipato il suo partito. Podemos ha ottenuto l’8 per cento dei voti, conquistando cinque seggi e diventando il terzo partito spagnolo appena quattro mesi dopo la sua fondazione.

 

Nonostante lo straordinario risultato, Iglesias ha commentato dicendo: «Abbiamo perso queste elezioni. Sono state vinte dal Partito Popolare. Non possiamo essere felici per questo risultato», ma ha aggiunto che Podemos «non avrà raggiunto il suo obiettivo» fino a che non avrà spazzato via i vecchi partiti. Gli attacchi di Iglesias alla classe politica del suo paese (che chiama “casta”) non sono l’unica caratteristica che Podemos ha in comune con altri movimenti di protesta popolare nati in tutta Europa negli ultimi anni, come ad esempio il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

 

La piattaforma politica di Podemos è imperniata sull’ambientalismo, sulla lotta alle grandi imprese, alle banche e alla finanza. Nel programma del partito sono previsti incentivi alla piccola impresa, alla produzione locale di cibo e al trasporto pubblico. Inoltre Iglesias è favorevole alla nazionalizzazione di gran parte dei servizi pubblici. Podemos non si oppone soltanto all’attuale classe politica spagnola, ma ha preso anche posizioni molto forti contro l’Unione Europea e la Germania, vista come la causa principale dell’attuale situazione economica del paese (in Spagna la disoccupazione è a poco meno del 24 per cento, quasi il doppio rispetto all’Italia). Nel programma del partito sono presenti riferimenti alla possibilità di ridiscutere o revocare il Trattato di Lisbona (uno dei trattati fondanti dell’Unione) e alcuni accordi di libero scambio.

 

Podemos è anche un movimento molto forte su internet. La sua pagina Facebook ha più di 800 mila “mi piace”, più delle pagine di tutti gli altri partiti spagnoli messi insieme. Il suo canale YouTube ha in totale più di 2,6 milioni di visualizzazioni. Moltissimi degli iscritti e degli elettori di Podemos sono giovani e secondo il New York Times c’è un collegamento evidente tra i movimenti di piazza degli Indignados, che occuparono le piazze di Madrid nel 2011, e il partito creato da Iglesias. A questo proposito, Thomas Bernd Stehling, direttore per la Spagna e il Portogallo della Fondazione Konrad Adenaur (un centro studi tedesco che ha legami con il governo), aveva dichiarato dopo il successo di Podemos alle elezioni europee: «La vera sorpresa è il fatto che in Spagna ci sia voluto così tanto perché un partito riuscisse a sfruttare la delusione e la frustrazione di un’intera generazione per i fallimenti dei due principali partiti nel fornire un qualche tipo di risposta».

Anche la popolarità di Iglesias sembra un elemento molto importante del successo del partito. A ottobre Iglesias è stato intervistato da una serie di popolari programmi di attualità della televisione spagnola, registrando ogni volta record di share e di ascolti. Iglesias non nasconde di avere un passato e retroterra culturale sostanzialmente di sinistra (è un ex membro del Partito Comunista Spagnolo). In modo simile ad altri leader dei grandi movimenti di protesta, Igleasias ha comunque detto più volte che l’attuale crisi non può essere risolta «restando entro i termini di destra e sinistra». Iglesias è apparso regolarmente in programmi di televisioni di orientamento conservatore e progressista e ha fatto appello a tutte le forze che lottano contro il sistema, non soltanto a quelle che fanno riferimento all’area di sinistra.

     

 

 

Podemos. Da movimento a partito

 

 

oltremedianews.com  di Nicola Gesualdo  -  27 ottobre 2014

 
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Accolta la proposta del leader Pablo Iglesias di far diventare Podemos un vero e proprio partito politico.
'Podemos', il movimento nato tra le file degli 'indignados' spagnoli, diventa un partito: la proposta avanzata in questa direzione dal leader, Pablo Iglesias, ha ricevuto oltre l'80% delle adesioni nella votazione terminata ieri notte, alla quale hanno partecipato 112.070 persone degli oltre 250.000 iscritti con diritto di voto. 

I documenti approvati - con le linee organizzative, politiche ed etiche del futuro partito - prevedono l'elezione di un segretario generale unico, incarico al quale concorrerà lo stesso Iglesias, e la partecipazione alle elezioni municipali di maggio di Podemos non con la propria sigla, ma attraverso candidature comunali di unità popolare
Il movimento aveva peraltro già esordito sulla scena politica alle ultime elezioni europee, prima di costituirsi come partito vero e proprio, conquistando 5 seggi e 1,2 milioni di voti

Una novità nel panorama partitico, a quanto pare, ben accettata: avrebbe addiritttura sorpassato i socialisti, attestandosi al secondo posto fra le preferenze degli elettori spagnoli. Secondo un sondaggio dell’Istituto Sigma Dos per la televisione Telecinco, Podemos, guidato dal professore universitario Pablo Iglesias, avrebbe raggiunto il 24,1% dei consensi, davanti al partito socialista con il 23,7%. Il consenso nei confronti del partito popolare, alla guida del governo oggi in Spagna, resta alto, al 28,3%. Alle elezioni europee di maggio Podemos era il quarto partito spagnolo, con l’8% dei voti e 5 seggi nel parlamento europeo. Il sondaggio Sigma Dos ha interrogato 800 persone tra il 16 e il 20 ottobre. (fonte afp)

Podemos è stato fondato il 17 gennaio 2014 da alcuni attivisti di sinistra legati al Movimiento 15-M (noto anche come il movimento degli indignados). Si è presentato quindi per la prima volta alle elezioni europee del 2014, ottenendo a sorpresa l'8% dei voti (quarto partito spagnolo) ed eleggendo cinque eurodeputati.

Podemos, nato dalle proteste degli indignados, si propone come un partito contro la "casta", i privilegi della classe politica, e la corruzione. 

Tra le sue proposte ci sono il controllo pubblico delle banche, l'introduzione di una Tobin tax sulle transazioni finanziarie, l'inasprimento delle pene per i reati fiscali, un tetto massimo alle rate dei mutui, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti, e l'introduzione del reddito di cittadinanza.

                                                                                                                                     

 

La Corte Costituzionale spagnola

ha sospeso il referendum in Catalogna

 

 

Ha accolto il ricorso del governo Rajoy –

«a velocità supesonica»,

accusano gli indipendentisti –

e dovrà esprimersi entro cinque mesi:

ma il voto era previsto per il 9 novembre

 

 
   ilpost.it - 30 settembre 2014

Catalogna

 
 

La Corte Costituzionale spagnola ha ammesso all’unanimità il ricorso presentato dal governo presieduto dal premier conservatore Mariano Rajoy, sospendendo così la consultazione sull’autodeterminazione della Catalogna che era stata convocata per il prossimo 9 novembre. Lunedì pomeriggio il governo spagnolo si era riunito e aveva approvato il ricorso alla Corte, che si era riunita poco dopo decidendone l’ammissione e sospendendo, di fatto, sia la legge che il decreto catalano sul voto. La sospensione diventerà effettiva quando il governo ne riceverà la notifica dal tribunale: il giudice può fornire alle parti anche 20 giorni per presentare delle osservazioni. La Corte ha anche stabilito che la sospensione durerà al massimo cinque mesi: entro quel limite, il tribunale dovrà decidere se farla diventare definitiva o revocarla, motivando la decisione.

Lo scorso 19 settembre, il giorno in cui erano arrivati i risultati del referendum fallito sull’indipendenza della Scozia, il parlamento della Catalogna in una sessione straordinaria aveva approvato a grande maggioranza una legge «sulle consultazioni popolari non referendarie e sulla partecipazione dei cittadini». Le legge inseriva in un quadro giuridico la convocazione di un referendum indipendentista in Catalogna, utilizzando la parola “consultazione” e tentando di aggirare la Costituzione spagnola che all’articolo 22 non permette che si tengano referendum se non includono tutti i cittadini del paese: attribuisce cioè allo stato la competenza esclusiva di indire un referendum e impedisce che una sola comunità possa convocarne uno sull’autodeterminazione. Tre giorni fa Artur Mas, il presidente della Catalogna, aveva firmato il decreto che convocava la consultazione per il 9 novembre annunciando anche l’avvio della campagna elettorale per il 2 novembre.

Dopo la decisione della Corte, Artur Mas ha criticato la «velocità supersonica» con cui è stata presa. Il premier spagnolo Rajoy ha invece dichiarato che «la consultazione attenta ai diritti di tutti gli spagnoli» e che «né per oggetto né per procedimento è compatibile con la Costituzione». Una delle possibilità più estreme è che il governo della Catalogna decida di proseguire nonostante la sospensione, venendo a quel punto però dichiarato inadempiente. Il governo di Rajoy potrebbe anche decidere di inviare una lettera a tutti i dipendenti pubblici della Catalogna per ricordare loro le conseguenze di una ipotetica disubbidienza alla decisione della Corte. Il segretario generale del Partito Socialista spagnolo, Pedro Sanchez, ha invitato il governo centrale e quello catalano a non intraprendere una «crociata» dicendo che la questione «non si risolve né con trincee né con monologhi».

La Catalogna è una regione nordorientale della Spagna di quasi otto milioni di abitanti (circa il 19 per cento della popolazione del paese, che produce il 19 per cento del suo PIL): ha come capitale Barcellona e possiede una propria fortissima identità culturale e storica, a cominciare dalla lingua, il catalano. Dispone già di un proprio parlamento nell’ambito di un complesso sistema di autonomie, che da tempo lavora allo svolgimento di un referendum consultivo sull’indipendenza. Fin dall’inizio, il percorso verso il referendum era stato piuttosto complicato: il parlamento catalano aveva annunciato il referendum alla fine del 2013 basandolo su una dichiarazione di sovranità approvata un anno prima, che però la Corte Costituzionale aveva in seguito dichiarato illegittima.

 

Spagna. La novità a sinistra si chiama "Podemos"

 

oltremedianews.com -  02/06/2014

 
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Il 25 maggio alle elezioni #Europee il nuovo partito degli Indignados, “Podemos” ha ottenuto qualcosa come 1,2 milioni di voti, più di quelli ottenuti dall’Altra Europa con Tsipras in Italia solo per fare un paragone. A Madrid e in altre città è persino diventato il terzo partito. Scopriamo meglio di che si tratta.

 
 “Podemos”, possiamo. E’ questa la sinistra che fa sognare in Spagna, paese colpito duramente dalla crisi al pari di tutta l’Europa mediterranea, paese che qualche anno fa partoriva l’esperienza degli Indignados, una esperienza che sarebbe stata poi esportata in tutto il mondo, vedi i vari Occupy americani che sono derivati proprio dall’esperienza iberica.  Da quella esperienza sono state messe le basi per “Podemos”, vero e proprio movimento politico che il 25 maggio, in occasione delle elezioni Europee, ha ottenuto qualcosa come 1,2 milioni di voti, un risultato molto più incoraggiante rispetto a quello raggiunto in Italia dalla lista “L’Altra Europa con Tsipras”. 

Podemos alla sua prima esperienza manderà ben cinque europarlamentari a Bruxelles, un vero e proprio successo che pone Podemos al centro delle attenzioni come novità assoluta sulla scena della sinistra europea. 
Un successo autentico dato che Podemos a Madrid e in altre città della Spagna è diventato il terzo partito, affermandosi come una realtà. 

Il leader Pablo Iglesias, è un energico 35enne, professore e volto noto in Spagna. Iglesias è colui che ha saputo tirare le fila di un movimento, quello degli Indignados, un vero collante per un dialogo tra studenti, disoccupati, professori e lavoratori, le stesse categorie di persone che nel 2013 hanno riempito le strade di Madrid per protestare contro l’Austerity di Rajoy. 

Anche Podemos utilizza la retorica dei “cittadini al potere”, una retorica che in Italia è stata portata avanti da Grillo e dal Movimento Cinque Stelle. Podemos però, a differenza di Grillo, rappresenta una novità connotata chiaramente a sinistra e non “oltre” come il Movimento Cinque Stelle. Si pone come obiettivo quello di portare i cittadini nella politica, come ha spiegato lo stesso leader Iglesias al Guardian: “I cittadini entrano in politica: alcuni hanno già esperienza, altri no. Se i cittadini non si interessano di politica, qualcuno lo fa per loro”. 

Tra i punti focali della campagna di Podemos la lotta per il salario minimo garantito e quella per l’eliminazione dei paradisi fiscali, nonchè la pretesa di abbassare l’età pensionabile a sessant’anni. Anche Podemos ha impostato la campagna elettorale chiedendo l’abbassamento degli stipendi dei parlamentari iberici e Iglesias ha promesso che i parlamentari di Podemos non guadagneranno mai più di uno stipendio medio spagnolo. 
Ma non è finita qui, Podemos è riuscito a fare il botto sostanzialmente senza soldi, utilizzando solamente i fondi raccolti tra i propri sostenitori. Considerato anche il successo di Izquierda Unida, che ha raggiunto quasi il 10%, ecco che si aprono scenari molto interessanti per la sinistra radicale iberica, con un Partito Socialista ormai in crisi, tanto che il leader socialista Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato che si dimetterà.
                                                                                                                        

 

La novità delle elezioni europee

in Spagna è Podemos

 

   Internazionale - 30 maggio 2014

Il leader di Podemos Pablo Iglesias a Madrid il 17 gennaio 2014. (Andrea Comas, Reuters/Contrasto)

 

La grande novità delle elezioni europee in Spagna è stata la nascita di un nuovo partito, Podemos, che il 25 maggio ha ottenuto 1,2 milioni di voti e manderà cinque europarlamentari a Bruxelles. A Madrid e in altre città della Spagna Podemos è diventato il terzo partito.

 

Il suo leader si chiama Pablo Iglesias, ha 35 anni ed è un professore. Podemos, che si è presentato alle elezioni con alle spalle solo cento giorni di vita, è un progetto nato dall’esperienza degli indignados spagnoli: studenti, disoccupati e lavoratori che sono scesi in piazza nel 2013 a Madrid e in altre città della Spagna contro le politiche di austerità del governo.

 

I cittadini al potere. L’idea del partito è molto semplice, spiega Iglesias al Guardian: “I cittadini entrano in politica: alcuni hanno già esperienza, altri no. Se i cittadini non si interessano di politica, qualcuno lo fa per loro”.

 

Durante la campagna elettorale, Podemos ha promesso di battersi per il salario minimo garantito, per l’eliminazione dei paradisi fiscali e per abbassare l’età pensionabile a sessant’anni. Uno dei cavalli di battaglia di Podemos è stata la riduzione degli stipendi dei parlamentari spagnoli. Iglesias ha promesso che i parlamentari del suo partito non guadagneranno di più di uno stipendio medio spagnolo e non prenderanno mai la prima classe in treno e in aereo.

 

Il partito è riuscito a fare campagna elettorale con un budget molto ristretto e facendo una raccolta fondi tra i sostenitori, Iglesias è stato molto presente nella campagna elettorale ed è apparso spesso in tv. Ma il successo di Podemos si spiega con la crisi dei due principali partiti spagnoli: il Partito popolare e il Partito socialista, che insieme non hanno preso nemmeno il 50 per cento dei voti. Nel 2009 i due partiti insieme avevano preso più dell’80 per cento. I popolari hanno festeggiato la vittoria, ma sanno che i risultati non sono così soddisfacenti. I socialisti hanno avuto il loro peggior risultato. Il leader socialista Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato che si dimetterà. A luglio il partito sceglierà un nuovo leader.

 

SPAGNA.

In migliaia in piazza contro l’austerità

e il divieto di manifestare presso il Parlamento

 

 

Notizie Geopolitiche24 novembre 2013

spagna proteste

 

Migliaia di persone sono scese in piazza a Madrid per protestare contro la politica di austerità messa in campo dal governo Rajoy, strategia politica che sta aumentando nel paese iberico il divario fra ricchi e poveri: la manifestazione, indetta dall’insieme di sigle sindacali e di associazioni che si riconoscono nel “Summit sociale”, ha avuto fra gli obiettivi il progetto di legge sulla sicurezza definita dall’opposizione un provvedimento “repressivo della cittadinanza”: prevede infatti sanzioni fino a 600mila euro per le forme di protesta non autorizzate nei prezzi del Parlamento.

 

Activistas de Femen irrumpen en el Congreso:

“El aborto es sagrado”

 

Las tres mujeres han sido desalojadas tras protestar

por la reforma de la ley de Gallardón

 

   elpais.com di Anabel Diez - 9 ottobre 2013
 

 

En este pleno el ministro de Justicia, Alberto Ruiz-Gallardón, no iba a ser hoy interpelado por la oposición acerca de la reforma del aborto, pero lo han hecho desde la tribuna del público. Tres mujeres jóvenes, activistas de la organización feminista internacional Femen -que protestan habitualmente mostrando sus pechos desnudos y con una corona de flores en la cabeza-, han irrumpido en la sesión a gritos cuando el ministro de Justicia ha comenzado su réplica a una pregunta ajena a su futura ley del aborto. El desconcierto se ha hecho entre los diputados, al escuchar de repente el grito de estas tres mujeres: “El aborto es sagrado”. El mismo lema que llevaban también escrito en el pecho. Una de ellas es Lara Alcázar, líder del movimiento en España.

 

Jesús Posada, presidente del Congreso, no lograba articular palabra y ha dejado actuar como mejor han entendido a los ujieres y servicios de seguridad de la Cámara, principalmente mujeres. Mucho esfuerzo han tenido que poner para lograr desalojarlas, ya que aferradas a los asientos y a la barandilla de la tribuna, han resistido durante casi un minuto los tirones de los servicios de seguridad. Las tres mujeres todavía están en dependencias policiales del Congreso hasta determinar si pasan a disposición judicial.

 

Solo algunos diputados de la izquierda, al final, se atrevieron a un tímido aplauso, dado que el silencio ha predominado. Y ha sido el propio ministro, al reanudar la sesión, el que ha afeado su conducta. Minutos después, el coordinador de IU, Cayo Lara, en su intervención, ha defendido la legitimidad de defender "el derecho al aborto".

 

 

 

La UE se muestra incapaz de pactar

 

Los Estados miembros no aportan recursos

para paliar el drama de los náufragos

 

   elpais.com  di  Lucía Abellán  8 ottobre 2013
 
 

Refugiados sirios llegan a Catania, Italia. /  (REUTERS)

 
Toda la reprobación y la vergüenza que han expresado los políticos europeos tras la tragedia de Lampedusa han quedado, de momento, en una mera declaración de intenciones. La Unión Europea se mostró ayer incapaz de concretar un proyecto para rescatar a inmigrantes que naufraguen en las costas del Mediterráneo. La Comisión Europea trasladó su propuesta a los Estados miembros, pero ninguno fue capaz de ofrecer ni calendarios concretos ni dotación económica para intentar paliar el drama de quienes se lanzan al mar para llegar a Europa.
 
Bruselas había levantado expectativas durante la mañana al anunciar que presentaría un plan a los 28 ministros europeos de Interior para crear una misión de detección y rescate de inmigrantes en las costas del Mediterráneo, desde Chipre hata España. Ese proyecto pretendía evitar sucesos como el de Lampedusa, al crear equipos para ayudar a los náufragos. “He pedido a los Estados miembros que ofrezcan recursos para poder poner en marcha la organización”, explicó la comisaria de Interior, Cecilia Malmström, en una conferencia de prensa tras la reunión que mantuvo con los ministros del ramo en Luxemburgo.
 
La mitad de los países penalizan el alquiler de viviendas a los sin papeles
 
Los periodistas insistieron en varias ocasiones para que Malmström ofreciera compromisos concretos. Y en cada ocasión la respuesta fue similar: la Comisión ya ha formulado su propuesta y ahora espera que la desarrolle Frontex, la agencia europea para el control de fronteras, y a los Estados miembros den su visto bueno. “No hay razón para retrasarlo”, respondió respecto a los plazos. La misión a la que aspira Malmström se encuadraría en el ámbito de Frontex, que ya hace labores similares, generalmente de coordinación y apoyo a los Estados con más problemas para supervisar sus fronteras.
 
La UE afronta este debate con una doble vara de medir. Por un lado intenta paliar el drama de los fallecidos y por otro penaliza la atención a la inmigración sin papeles. Acuciados por la presión migratoria, muchos Estados han aprobado en los últimos años leyes restrictivas para frenar las entradas irregulares. Los datos son elocuentes en lo que concierne a la vivienda, un elemento indispensable para establecerse en un territorio. Algo más de la mitad de los Estados miembros contemplan la penalización de los caseros que alquilen sus casas a extranjeros sin papeles, según datos de la Agencia de los Derechos Fundamentales, un organismo dependiente de la UE.
 
La Comisión Europea asegura no tener datos de cuántos países cuentan con legislaciones parecidas a la italiana, que criminaliza a los inmigrantes y a quienes los auxilian. El recuento más aproximado lo ofrece la agencia de derechos fundamentales, que desde 2007 vela por su cumplimiento. Este organismo ha contabilizado 15 Estados donde el casero se enfrenta a multas, incluso a penas de cárcel, si ofrece alojamiento a inmigrantes irregulares. Son Francia, Italia, Alemania, Reino Unido, Holanda, Finlandia, Dinamarca, Suecia, República Checa, Chipre, Estonia, Grecia, Lituania, Malta y Rumanía. En algunos casos, el castigo se aplica incluso si el alquiler intentaba impedir que los inmigrantes fuesen expulsados del territorio, según una portavoz de este organismo.
 
La proporción de Estados que penalizan la atención a irregulares puede empeorar si se tienen en cuenta otros parámetros, más allá de la vivienda. También al ampliar el foco a proyectos aún no consumados. España, por ejemplo, pretende cambiar el Código Penal para equiparar el tráfico de seres humanos con la atención a los inmigrantes irregulares. La agencia europea pide que cesen estas prácticas y asegura haber entrevistado a muchos pescadores que se lo piensan dos veces antes de asistir a náufragos por miedo a ser perseguidos.

 

 

Spagna: assalto migranti frontiera Ceuta

 

E' stato respinto questa mattina dalla gendarmeria marocchina

 

Ansa - 18 settembre 2013

Spagna: assalto migranti frontiera Ceuta
 
 Un nuovo assalto di un centinaio di migranti è stato respinto dalla gendarmeria marocchina alla frontiera di Ceuta, enclave spagnola in Marocco,dopo quello di ieri, quando oltre 90 subsahariani sono riusciti a passare in terra spagnola, scavalcando la barriera di recinzione all'altezza della spiaggia di Tarajal. L'assalto si è prodotto alle 7 del mattino, quando gli immigrati hanno tentato di raggiungere di corsa la spiaggia ma è stato loro sbarrato il passo dalle forze di sicurezza marocchine.