PALESTINA

Giovane palestinese ucciso

in scontri con esercito israeliano

 

Forte tensione in Cisgiordania dopo gli attentati

in cui sono rimasti uccisi un soldato e una ragazza ebrei

 

  Ansa11 novembre 2014

 

Un giovane palestinese, Mohammed Mohammed Imad Jawabra 21 anni, è morto per le ferite dopo essere stato colpito dall'esercito israeliano in scontri nei pressi nel campo profughi di Aroub a nord di Hebron. Lo scrive l'agenzia Maan. Il ragazzo - ha spiegato la Maan - e' stato colpito al petto.

 

Forte tensione in Cisgiordania, dopo che ieri un membro della Jihad islamica ha pugnalato a morte una donna ebrea nella zona di Betlemme. Automezzi israeliani sono stati colpiti da saassaiole e in un caso un automobilista ha sparato in aria per mettersi in salvo. Nella zona di Nablus una trentina di veicoli palestinesi sono stati danneggiati, presumibilmente da coloni della zona. Centinaia di militari israeliani della Brigata Golani sono stati dislocati lungo le principali arterie per garantire l'ordine. Nel frattempo si sono svolti i funerali di Dalia Lemkus, la donna di 26 anni assassinata ieri. Presente il presidente della Knesset Yoel Edelstein. La Jihad islamica ha ieri rivendicato la paternità dell'attentato e ha fatto appello ai suoi militanti a condurre nuovi attacchi contro gli israeliani. Messaggi di tono analogo sono giunti anche da Hamas.

 

Mogherini, 'Molto preoccupata per escalation violenza'


"Sono molto triste e preoccupata per l'escalation della violenza in Medio Oriente". Lo ha detto Federica Mogherini a Berlino, commentando gli sviluppi della situazione mediorientale e sottolineando l'importanza di una soluzione politica.

PALESTINA. Ancora tensioni a Gerusalemme.

La Giordania richiama l’ambasciatore in Israele

 

 

Notizie Geopolitiche5 novembre 2014

Al-aqsa

Attentato oggi a Gerusalemme est, presso la Tomba di Simeone il Giusto, dove un furgoncino ha investito un gruppo di pedoni uccidendo un uomo e ferendone cinque, due dei quali in modo grave. Da quanto si è appreso alla guida del mezzo vi era un militante di Hamas residente a Shaufat, un quartiere di Gerusalemme est: una volta sceso dal furgone l’uomo si è armato di una stanga di ferro, ma è stato subito fermato dagli agenti delle forze dell’ordine.
E proprio a Gerusalemme est, dove il governo di Israele ha manifestato l’intenzione di allargare i confini costruendo nuovi alloggi, non accennano a diminuire le tensioni presso la Spianata delle Moschee, dove un gruppo di ebrei radicali si era ritrovato per pregare per la guarigione del rabbino Yehuda Glik, loro leader, che predicava l’allontanamento di tutti i palestinesi dalla città e dallo “Stato ebraico”. Manifestanti palestinesi hanno iniziato una sassaiola contro gli ebrei radicali e, caricati dalla polizia, si sono rifugiati nella moschea di al-Aqsa. Due palestinesi sono rimasti feriti, uno dei quali in modo grave dopo essere stato colpito da una pallottola di gomma.


Il governatore di Gerusalemme, al quale con altri deputati è stato temporaneamente vietato l’accesso alla Spianata, ha invocato la tutela dei palestinesi della città da parte della comunità internazionale e la mobilitazione della comunità araba per “fermare questa violazione israeliana contro gli abitanti e i luoghi sacri” della città.


In segno di protesta contro le “ripetute violazioni israeliane” la Giordania ha richiamato il proprio ambasciatore in Israele: la richiesta è stata formulata dal premier Abdallah Nsur al ministro degli Esteri del regno.

 

Hamas uccide 18 persone

accusate di collaborare con Israele

 

Internazionale - 22 agosto 2014


La folla durante l’esecuzione a Gaza di alcuni palestinesi accusati di collaborare con Israele, il 22 agosto 2014. (Reuters/Contrasto)

 

Le forze di sicurezza di Hamas hanno ucciso il 22 agosto 18 palestinesi sospettati di collaborare con Israele.

Le esecuzioni sono avvenute separatamente, ha raccontato all’Ap un ufficiale di Gaza: le prime undici persone sono state uccise nel quartier generale della polizia, altre sette con un’esecuzione pubblica nella piazza principale della città, dopo la preghiera del venerdì. Il giorno prima altri tre sospetti collaboratori di Israele erano stati uccisi. Secondo l’ufficiale tutti erano stati precedentemente processati e condannati.

 

Le esecuzioni sono avvenute dopo la morte di almeno 36 palestinesi e di tre leader di Hamas – Mohamed Abo Shamaleh, Raed al Attar e Mohamed Barhoum – nei raid israeliani del 21 e 22 agosto, dopo la fine del cessate il fuoco. Salgono così a 2.087 le vittime palestinesi in 46 giorni di conflitto.

Pochi giorni prima il ministero della difesa israeliano aveva reso noti i costi dell’operazione Margine protettivo: al 20 agosto erano stati superati i nove miliardi di shekel (1,9 miliardi di euro), più della guerra del Libano del 2006. Ma ancora non è finita.

 

Raid israeliano durante la tregua,

15 morti in un mercato

 

  Internazionale - 30 luglio 2014


L’interno della scuola dell’Onu bombardata a Jebaliya nella Striscia di Gaza, il 30 luglio. (Lefteris Pitarakis, Ap/Lapresse)

 

C’è stato un raid israeliano al mercato di Shaja’iya, durante la tregua umanitaria di quattro ore annunciata da Israele. Il mercato era affollato e sono state uccise 15 persone e ferite altre 160, secondo fonti mediche palestinesi.

Israele aveva annunciato una “tregua umanitaria” dalle 14 alle 18, ora italiana. Hamas aveva rifiutato di aderire alla tregua.

Il 30 luglio all’alba i bombardamenti israeliani hanno colpito una scuola dell’Onu a Jabaliya dove erano rifugiati decine di palestinesi. Sono morte almeno 16 persone. I bombardamenti sono andati avanti tutta la notte e sono morte 32 persone, secondo fonti mediche palestinesi.

Secondo le autorità palestinesi sono morte più di 1.200 persone nella Striscia di Gaza dall’8 luglio. I soldati israeliani morti nell’operazione Margine protettivo sono 53. Uccisi anche tre civili, tra cui un cittadino tailandese.

Il 29 luglio sono morti circa 100 palestinesi a causa di intensi raid. È stata colpita anche l’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza che ha smesso di funzionare.

Operatori della Mezzaluna rossa soccorrono i feriti dopo l’attacco a un mercato, il 30 luglio. (Marco Longari, Afp)

 

Fuoco a Gaza, colpita un'altra scuola dell'Onu.

Almeno 20 morti nel campo di Jabaliya

 

Fuoco a Gaza, colpita un'altra scuola dell'Onu.

Almeno 20 morti nel campo di Jabaliya

Gaza è al buio dopo che i bombardamenti

hanno messo fuori uso l'unica centrale elettrica

 

 

   Ansa  -  30 luglio 2014

 

Almeno 20 palestinesi che si erano rifugiati in una scuola dell'Onu sono stati uccisi all'alba di oggi da un bombardamento israeliano, nel nord della Striscia di Gaza. Lo rendono noto i servizi di soccorso locali.

 

''Cinque cannonate'' sono cadute nel perimetro della scuola dell'Unrwa (l'ente dell'Onu per i profughi) a Jabalya ed una di esse ha centrato una classe piena di sfollati. Lo ha affermato un portavoce dell'Unrwa, Adnan Abu Hasna, secondo cui nella scuola ci sono ''circa 20 morti e diverse decine di feriti, molti dei quali feriti in modo grave''. ''L'esercito israeliano conosceva la ubicazione della scuola'', ha precisato. In un primo commento un portavoce militare israeliano ha detto che l'episodio e' oggetto di una inchiesta, ma siccome i combattimenti sono ancora in corso non e' stato ancora possibile avere dal terreno informazioni dettagliate. Ha aggiunto che e' probabile che dalla scuola sia stato aperto il fuoco verso l'esercito. Ieri l'Unrwa ha reso noto che - per la terza volta in due settimane - in una delle sue scuole e' stato scoperto un deposito di razzi dei gruppi armati palestinesi. ''Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale - ha detto Abu Husna - che vedra' il da farsi. Qull'episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralita' ''.

Nella notte 8 persone sono rimaste vittima di raid a Gaza, Khan Yunis, Rafah e Shati.

 

Sale ad oltre 1.220 il bilancio delle vittime palestinesi nella offensiva di Israele contro Hamas. Oltre 200 sono bambini.

 

IL PUNTO SULLA GUERRA AL 29 LUGLIO (di Massimo Lomonaco)

 

Al 22esimo giorno di guerra e dopo una notte infernale di bombe su Gaza con "almeno 100 morti" per un totale di quasi 1200, di cui circa 230 bambini, si torna a parlare della possibilità di una tregua umanitaria. Una fonte militare israeliana ha rivelato che "sono stati raggiunti gli obiettivi affidati" all'esercito e che ora "la leadership politica deve decidere se andare ancora avanti o ritirarsi" dalla Striscia. Ad annunciare quella che poteva essere la svolta - mentre Gaza è al buio per i bombardamenti che hanno messo fuori uso l'unica centrale elettrica - è stato l'Olp per bocca di Yasser Abed Rabbo.

 

Da Ramallah ha fatto sapere che le delegazioni delle fazioni palestinesi riunite al Cairo, con la mediazione egiziana e del leader Abu Mazen, avrebbero annunciato a breve una tregua umanitaria di 24 ore (con disponibilità di estenderla fino a 72 ore), accettata anche da Hamas, e senza nessuna precondizione per Israele. A breve stretto giro di posta tuttavia - come è già avvenuto altre volte nelle settimane scorse - Hamas da Gaza ha negato l'intesa. "Prenderemo in considerazione un cessate il fuoco - ha detto il portavoce Sami Abu Zuhri - quando Israele si impegnerà a rispettarlo a sua volta, con garanzie internazionali". In serata Abed Rabbo ha confermato tuttavia che lo stesso Khaled Meshaal, capo in esilio di Hamas, ha "acconsentito alla proposta di cessate il fuoco avanzata dall'Autorità nazionale palestinese". A chiudere lo spiraglio sono arrivate poi le parole del capo delle brigate Ezzedin al-Qassam, Mohammed Deif, alla radio e alla tv di Hamas: l'organizzazione non accetterà "nessun cessate-il-fuoco senza la fine dell'aggressione (militare israeliana) e senza l'eliminazione dell'assedio". Che trattative serrate siano in corso al Cairo l'hanno rivelato anche altre fonti, secondo le quali però ancora l'intesa non è stata raggiunta. A premere per una tregua sono tornati anche oggi sia il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon sia il capo della diplomazia Usa John Kerry.

 

Il primo ha ammonito sulle "conseguenze devastanti" che avrebbero altri spostamenti di popolazione all'interno della Striscia. Mentre Kerry ha detto che Israele vuole un cessate il fuoco che consenta di smantellare i tunnel, sottolineando di parlare con Netanyhau "due, tre, quattro volte al giorno". Netanyahu, ha aggiunto, ha chiesto agli Stati Uniti di aiutare a raggiungere una tregua. Parole che, rimbalzate in Israele, sembrano aver provocato una nuova frizione tra Kerry e Netanyahu . Fonti dell'ufficio del premier hanno negato che Netanyahu abbia chiesto agli Usa di muoversi per un cessate il fuoco umanitario a Gaza. "E' stato Kerry - hanno riferito le fonti ai media - a sollevare l'opzione per una tregua e non l'opposto". Inoltre Netanyahu avrebbe detto al segretario di Stato Usa che l'operazione "è necessaria per proteggere i civili israeliani e per stoppare i tunnel". La tv di stato israeliana ha anche reso noto il testo della telefonata dei giorni scorsi tra Barack Obama e lo stesso Netanyahu dal quale emergerebbe un tono piuttosto perentorio da parte del presidente Usa nei confronti dell'alleato, con la richiesta immediata di mettere fine all'escalation militare. Ma nell'attesa che lo scontro si fermi, sono le armi a continuare a parlare: la notte a Gaza è stata un diluvio di bombe dopo la forte ripresa dei razzi di ieri e il tentativo di un commando di Hamas di infiltrarsi nel sud di Israele.

 

Ad essere colpita, tra gli altri obiettivi, è stata la centrale di Gaza, l'unica della Striscia, che brucia da ore e che lascerà al buio gli abitanti di Gaza in quelle poche zone dove ancora c'era elettricità. Gli sfollati sono circa 300mila e i forni sono stati presi di assalto. E Israele ha avvisato abitanti di altri rioni, specie nel nord della Striscia, di lasciare le case in vista di nuovi attacchi. Hamas - secondo la tv israeliana, ma da Gaza non ci sono conferme - avrebbe aperto il fuoco su un gruppo di palestinesi che due giorni fa a Beit Hanun, nel nord, "protestavano per le condizioni in cui erano venuti a trovarsi". Cinque persone sarebbero rimaste uccise, altre decine ferite. L'esercito israeliano - che ad oggi conta 53 soldati morti - ha scoperto, e ucciso, cinque "terroristi" che uscivano da un tunnel a Khuza nel nord della Striscia. Anche i razzi (2612 in tre settimane) sono arrivati nel sud dello Stato ebraico e in serata la Jihad islamica ha rivendicato il lancio verso la zona di Gerusalemme, a un passo dalla Cisgiordania. La notte scorsa tre razzi sono stati intercettati sopra Tel Aviv. Continua intanto a salire il tragico bilancio di vite umane: mentre stasera almeno altri 13 palestinesi sono stati uccisi sotto i bombardamenti, gli ultimi dati dell'Ufficio per il Coordinamento degli Aiuti Umanitari dell'Onu registrano, a ieri, 229 bambini rimasti uccisi.

 

Diario da Gaza - 27 LUG -

Folla a mercato per doni fine Ramadan,

panico per bombe

 

 

  Ansa - 29 luglio 2014

Tregua umanitaria o non tregua ? Mentre oggi Hamas ed Israele si scambiavano accuse reciproche su violazioni di una tregua proposta dalla Croce rossa internazionale, gli abitanti di Gaza hanno rotto gli indugi e si sono presentati in gran numero di fronte agli sportelli delle banche e nei mercati. Domani e' l'Eid el-Fitr, la conclusione del mese di Ramadan, e malgrado i lutti, malgrado le distruzioni, occorrera' comunque celebrare la festa con tavole imbandite e con vestiti nuovi per i bambini. Nonostante la folla nelle strade e gli ingorghi di automobili, il fuoco pero' non e' cessato. E nel pomeriggio nella centrale via al-Wahda, intasata di acquirenti al mercato, si sono avute scene di panico quando in rapida successione si sono verificate due forti esplosioni sui due lati della strada.

 

Molti hanno allora visto la morte negli occhi. Sul comportamento di Hamas riguardo il cessate il fuoco si sentono nelle strade pareri diversi. C'e' chi invoca a gran voce la distruzione di Israele, mentre molti altri non hanno altro desiderio che la fine immediata delle ostilita' e un ritorno alla calma, nei limiti del possibile. Fra questi ultimi si e' messo in evidenza un ex dirigente di Hamas, Ghazi Hammad, che alla stampa egiziana ha detto che ormai e' necessaria una tregua, costi quel che costi. Le distruzioni sono troppo estese, le sofferenze della popolazione sono indicibili. Hammad e' andato oltre affermando che Hamas deve avere un leader che viva immerso nella popolazione di Gaza, cosi' come a suo tempo fu lo sceicco Ahmed Yassin (ucciso da Israele in un attacco aereo).

 

Con queste parole ha di fatto criticato il leader politico del movimento Khaled Meshal, che vive nel Qatar. Ma mentre Hamas e' ancora impegnato alla ricerca di nuovi equilibri interni, gli sfollati (sono stimati in 200 mila, su una popolazione di 1,8 milioni di persone) sono allo stremo. Fra questi Mahmud Ibhar, 26 anni, sposato con tre figli, residente a Sajaya, nella via Manzura. Siede su un tappeto, in un'aula di una scuola dove sono stipati 47 membri del suo clan familiare. Aveva una casa confortevole, ben decorata, che adesso e' un cumulo di rovine. Ricorda che gia' nel 2008, in seguito alla operazione Piombo Fuso, la sua famiglia perse la casa e fu costretta a vivere sotto tende. ''Furono 12 mesi di inferno, al sole, sotto la pioggia, con gli allagamenti'' ricorda Mahmud in lacrime. ''Ora cosa mi aspetta ? Le tende ? Ancora ?'' Nello stesso edificio un'altra sfollata di Sajaya - il rione dove domenica e' infuriata una battaglia in cui si sono avuti 100 morti e centinaia di feriti - e' Shama Orukly, di 91 anni.

 

Il suo nome significa: Candela. Ed in effetti riesce a mantenere malgrado tutto un filo di speranza. Se non per se', almeno per i sei figli, per i numerosi nipoti e per tutti quei bisnipoti di cui nemmeno si ricorda piu' i nomi. Quando e' nata, la prima Guerra mondiale si era conclusa da poco e anche allora Gaza era stata teatro di battaglie fra le truppe turche e quelle inglesi. Lei pero' e' originaria di una zona desertica vicina a Beer Sheva, nel Neghev israeliano. Ricorda bene la Guerra del 1948, in cui fu costretta a fuggire; poi quella del 1956; il 1967, il 1973. E poi, in tempi piu' recenti, i conflitti del 2008, del 2012. Davanti agli occhi le scorrono le immagini di episodi drammatici. ''Quello attuale e' il peggiore'', sentenzia. ''Non mi ricordo proprio che nei conflitti passati ci furono cosi tante distruzioni, cosi' tanta morte''. Ieri non e' tornata a Sajaya. I figli le hanno descritto il rione che appare come terremotato. La sua piccola stanza non esiste piu'. ''E i miei vestiti ?'', ha chiesto. Erano i suoi ricordi: ciascun abito era legato ad un episodio della sua famiglia. ''E i monili antichi ? le pietre preziose ?'' Tutto andato. Nell'apprenderlo Shama si e' asciugata una lacrima. ''Spero almeno - ha concluso - che i miei nipoti avranno una vita migliore''.

 

Proteste a Gerusalemme in sostegno di Gaza

 

 

  Internazionale - 28 luglio 2014


Una manifestazione in sostegno di Gaza sulla spianata delle moschee, a Gerusalemme. (Ammar Awad, Reuters/Contrasto)

 

Circa 45mila palestinesi si sono riuniti per la fine del Ramadan sulla spianata delle moschee, a Gerusalemme, e hanno manifestato il loro sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza. “Gaza, noi vi sosteniamo per questo Eid”, c’era scritto su alcune magliette. L’Eid el Fitr è la festa che segna la fine del mese di digiuno per i musulmani ed è stata celebrata il 28 luglio.

 

Secondo la polizia israeliana, che si è tenuta a distanza, alla manifestazione hanno partecipato 45mila fedeli che si recavano alla moschea di al Aqsa. La folla si è dispersa senza che ci fossero incidenti.

 

Da quando è iniziato il conflitto nella Striscia di Gaza l’8 luglio, anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est ci sono state manifestazioni violente che hanno coinvolto palestinesi e polizia israeliana. Secondo l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha) sono morti undici palestinesi altri 600 sono rimasti feriti nelle violenze in Cisgiordania dei giorni scorsi.

 

 Gaza, bilancio palestinese è di 583 morti.

Israele rifiuta tregua umanitaria dell'Onu.

ULTIM'ORA

 

 

Oggi al Cairo vertice tra il segretario di Stato americano,

il segretario Onu e il presidente egiziano

 

 

   Ansa - 22 luglio 2014

 

Israele ha respinto la richiesta dell'inviato dell'Onu in Medio Oriente Robert Serry di una tregua umanitaria nella Striscia di Gaza. Lo scrive Haaretz citando alte fonti israeliane.

 

Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è salito a 583 morti e 3.640 feriti, secondo l'agenzia di stampa palestinese Al-Ray. Gli ultimi raid israeliani hanno già causato oggi almeno sette morti.

 

Dall'inizio dell'operazione terrestre a Gaza l'esercito israeliano ha detto di aver colpito 1.388 obiettivi e di aver ucciso 183 ''terroristi''. Nel corso dell'operazione son stati scoperti - secondo il portavoce militare - 66 imbocchi di tunnel nascosti, di cui 23 ''costruiti per lanciare attacchi terroristici su Israele''. Due soldati israeliani sono rimasti uccisi nei combattimenti nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato oggi l'esercito, portando a 27 il bilancio dei militari morti dall'inizio dell'offensiva contro Hamas.

 

Oggi al Cairo vertice tra il segretario di Stato americano Kerry, il segretario delle Nazioni unite Ban ki Moon e il presidente egiziano Sisi. Tra l'altro Kerry prolunga di un giorno la sua visita Al Cairo cominciata ieri sera: lo sostengono fonti dell'ambasciata americana al Cairo. Kerry sarebbe dovuto ripartire stamattina dopo una conferenza stampa che invece si terrà domattina.

 

Nella notte e nelle prime ore del mattino proseguono lanci di razzi dalla Striscia e raid israeliani verso Gaza.

 

Hamas da Gaza ha lanciato un nuovo attacco verso la citta' israeliana di Ashdod, a sud di Tel Aviv. Sette dei razzi palestinesi, riferisce il sito Ynet, sono stati intercettati dai sistemi di difesa. Un razzo, aggiunge la radio militare, e' esploso nel cortile di una scuola, provocando danni. Ieri da Gaza sono stati sparati 130 razzi verso Israele. Quelli che rischiavano di provocare vittime sono stati intercettati in volo. Intanto, sirene d'allarme sono risuonate a Tel Aviv e nella zona centrale di Israele. Subito dopo a Tel Aviv sono state udite due forti esplosioni dopo l'intercettamento dei missili da parte del sistema di difesa Iron Dome.

 

Dopo l'esame dei corpi di un blindato israeliano colpito domenica a Sajaya (Gaza), l'esercito israeliano e' riuscito a ricomporre solo sei delle sette salme. Mentre gli sforzi di identificazione proseguono, il settimo militare e' definito per il momento ''disperso''. Lo riferisce la radio militare.

 

Sette palestinesi sono rimasti uccisi stamattina in nuovi raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, tra i quali una famiglia con quattro donne. Secondo fonti palestinesi, cinque vittime sono morte in due raid a Deir el-Balah, una sesta a Khan Yunis e la settima in un bombardamento sul campo profughi di Nuseirat. Si tratta del quindicesimo giorno di raid da parte delle Forze di difesa israeliane (Idf) sulla Striscia di Gaza, nel corso dell'operazione 'Margine protettivo' lanciata da Israele per cercare di fermare i continui lanci di razzi da parte di Hamas.

 

Gli Stati Uniti sono "preoccupati" per il crescente numero di vittime palestinesi a Gaza per l'offensiva di Israele. Ieri il presidente americano, Barack Obama, ha sottolineato di non volere "più vedere civili uccisi", per questo serve la fine delle ostilità. Il segretario di Stato, John Kerry, premerà - ha affermato Obama - per un cessate il fuoco immediato. Obama ha comunque ribadito il diritto di Israele a difendersi. Negli scontri di ieri uno degli eventi più tragici è stato un colpo di artiglieria dell'esercito israeliano che ha centrato l'ospedale Al-Aqsa, nella parte centrale della Striscia, con quattro morti.

 

L’Onu chiede un immediato

cessate il fuoco a Gaza

 

   Internazionale - 21 luglio 2014


Dopo un bombardamento israeliano a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, il 21 luglio 2014. (Ibraheem Abu Mustafa, Reuters/Contrasto)

 

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza, dopo una riunione d’emergenza a porte chiuse avvenuta a New York su richiesta della Giordania.

 

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito l’uccisione di più di cento palestinesi in un solo giorno “un’atrocità”.

Dall’inizio del conflitto l’8 luglio sono stati uccisi 502 palestinesi, la maggior parte dei quali civili, scrive la Bbc. Secondo le autorità palestinesi, i feriti sono 3.135. Nello stesso periodo sono stati uccisi 18 soldati e due civili israeliani.

 

Il 20 luglio è stato uno dei giorni più violenti dall’inizio della guerra: i bombardamenti di alcuni quartieri di Gaza hanno ucciso più di 100 palestinesi mentre 13 soldati israeliani sono morti nei combattimenti.

Il presidente palestinese Abu Mazen ha definito l’operazione “un massacro”.

 

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiamato al telefono il premier israeliano Benjamin Netanyahu e si è detto preoccupato per l’aumento delle vittime. Il segretario di stato statunitense John Kerry raggiungerà l’Egitto il 21 luglio per incontrare alcuni capi di stato e intensificare gli sforzi diplomatici.

Netanyahu ha dichiarato che l’operazione continuerà finché ce ne sarà bisogno, malgrado le perdite di soldati israeliani. Il numero di militari morti in un solo giorno, il 20 luglio, è superiore a quello dei morti dell’operazione Piombo fuso, durata tre settimane a cavallo tra il 2008 e il 2009, l’ultima volta in cui Israele mandò i suoi uomini a Gaza.

 

Il 20 luglio Hamas ha dichiarato di aver catturato un soldato israeliano, ma l’esercito israeliano ha negato che ci siano stati dei prigionieri.

“Nessun soldato israeliano è stato fatto prigioniero, e sono false le voci che lo affermano”, ha detto Ron Prosor, ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite.

 

Secondo l’Onu a Gaza 83.695 persone sono rimaste senza casa e il numero è in continuo aumento.

 

L’invasione di Gaza

 

Internazionale - 18 luglio 2014


Un bombardamento israeliano a Gaza, il 18 luglio 2014. (Majdi Fathi, NurPhoto/Corbis)

 

Dopo dieci giorni di bombardamenti aerei e navali, nella notte tra il 17 e il 18 luglio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle sue truppe di procedere con l’invasione terrestre della Striscia di Gaza. Nelle operazioni sono coinvolte forze di fanteria, aeree e navali, che hanno come principale obiettivo la distruzione dei tunnel scavati dai militanti palestinesi, che collegano Gaza al territorio israeliano.

Il 18 luglio Netanyahu a Tel Aviv ha dichiarato che “Israele è pronto a estendere in maniera significativa le operazioni militari via terra”.

 

  •                19.47

    Un palestinese tra le macerie dopo un bombardamento nella Striscia di Gaza, il 18 luglio 2014. (Hatem Moussa, Ap/Lapresse)

    • Dopo dieci giorni di bombardamenti aerei e navali, nella notte tra il 17 e il 18 luglio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle sue truppe di procedere con l’invasione terrestre della Striscia di Gaza.
    • Nelle operazioni sono coinvolte forze di fanteria, aeree e navali, che hanno come principale obiettivo la distruzione dei tunnel scavati dai militanti palestinesi, che collegano Gaza al territorio israeliano.
    • Il 18 luglio Netanyahu a Tel Aviv ha dichiarato che “Israele è pronto a estendere in maniera significativa le operazioni militari via terra”.
    • Barack Obama ha detto di aver parlato con il premier israeliano Netanyahu della situazione a Gaza e ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti verso Israele.
    • Nei combattimenti è morto anche un soldato israeliano, il primo dall’inizio del conflitto, la seconda vittima israeliana dall’8 luglio. Nello stesso periodo sono morti 274 palestinesi, scrive la Bbc, tre quarti dei quali sono civili.
    • “Il governo israeliano ha preso questa decisione dopo che sono naufragati i tentativi di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco in Egitto”, spiega il quotidiano israeliano Ha’aretz. Le autorità israeliane discutevano dell’eventualità di lanciare un’offensiva terrestre da una settimana, rivela il giornale, e la decisione è stata presa dopo un attacco fallito dei militanti di Hamas contro un kibbutz nel sud di Israele, il 17 luglio.
    • Il 18 luglio ci sono stati scontri tra giovani palestinesi e polizia israeliana vicino alla porta occidentale a Gerusalemme. Sono state arrestate 16 persone. La spianata delle moschee è stata chiusa, secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz.
     
  • 18.13  Obama su Gaza


    Il presidente Barack Obama a Washington, negli Stati Uniti. (Larry Downing, Reuters/Contrasto)  

  • Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante una conferenza stampa a Washington, negli Stati Uniti, ha parlato del conflitto nella Striscia di Gaza.

    Obama ha detto di aver parlato con il premier israeliano Netanyahu della situazione a Gaza e ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti verso Israele. Il presidente ha detto che Tel Aviv ha il diritto di difendersi e che gli Stati Uniti sono preoccupati dell’escalation di violenza. Obama spera che Israele minimizzi le perdite tra i civili. (Reuters)

     
  • 18.03    Il bilancio dei morti dall’8 luglio

    Il grafico del New York Times.

  • 17.58

     


    Una protesta a Ramallah, in Cisgiordania, il 18 luglio 2014, dopo l’invasione di terra da parte di Israele. (Mohamad Torokman, Reuters/Contrasto)

     
  • 17.30

     

    Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha annunciato che terrà un incontro d’emergenza su Gaza. Lo ha richiesto la Giordania dopo l’invasione via terra di Israele nella Striscia di Gaza. (Itv)

     
  • 17.21

     

    Due razzi lanciati da Hamas sono stati intercettati dal sistema Iron dome a Tel Aviv, due ad Ashdod. (Ha’aretz)

     
  • 16.09

     

    Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato al telefono con il presidente iraniano Hassan Rohani. I due presidenti hanno parlato della necessità di fermare il conflitto nella Striscia di Gaza e di riprendere i negoziati di pace tra Israele e Palestina. (Reuters)

     
  • 15.51   Scontri a Gerusalemme

  • Ci sono stati scontri tra giovani palestinesi e polizia israeliana vicino alla porta occidentale a Gerusalemme. Sette ragazzi sono stati arrestati. La spianata delle moschee è stata chiusa, secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz.

  • Anche la giornalista Dalia Hatuqa su Twitter parla degli scontri:

     
  • 15.31

    L’esercito israeliano annuncia di aver individuato dieci tunnel scavati dai militanti palestinesi, che collegano Gaza al territorio israeliano.

  • 15.20

     

    Secondo il ministro degli esteri israeliano dall’inizio dell’operazione Margine protettivo sono stati lanciati 1.500 razzi contro Israele, di questi 1.093 hanno colpito il paese, mentre 300 razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa aerea Iron dome. L’esercito israeliano ha colpito 2.037 obiettivi.

     
  • 14.38  Le proteste in tutto il mondo


    A Parigi, in Francia, il 13 luglio. (Remy de la Mauviniere, Ap/Lapresse)

  • Dopo le proteste ad Ankara e a Istanbul contro l’ambasciata israeliana, il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha ordinato che le famiglie dei diplomatici israeliani lascino la Turchia. Le foto delle proteste: https://intern.az/1n0yi2n

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  • 13.04


    Un’unità dell’artiglieria israeliana nella Striscia di Gaza, il 18 luglio. (Nir Elias Reuters/Contrasto)

     

     

    • 12.48  Il numero delle vittime

    • I palestinesi morti dall’inizio dell’invasione di terra a Gaza sono 27, dall’8 luglio le vittime palestinesi del conflitto sono 267.

      Nei combattimenti è morto anche un soldato israeliano, il primo dall’inizio del conflitto, la seconda vittima israeliana dall’8 luglio. (Ha’aretz)

       
    • 12.45  Le dichiarazioni di Israele

    • Il 18 luglio Netanyahu a Tel Aviv ha dichiarato che “Israele è pronto a estendere in maniera significativa le operazioni militari via terra”.

    • In un comunicato l’esercito di Israele ha scritto: “Dopo che Hamas ci ha attaccato per dieci giorni e ha rifiutato diverse proposte di distensione, le forze armate israeliane hanno cominciato un’operazione di terra nella Striscia di Gaza”.

 

 Nuovi raid e razzi nella Striscia di Gaza,

172 i morti da inizio offensiva

 

Drone da Gaza, abbattuto da Israele su Ashdod

 

 

   Ansa14 luglio 2014

 

E' salito a 172 il numero complessivo dei palestinesi rimasti uccisi a Gaza nel corso dei combattimenti fra Israele e le milizie locali. Il numero dei feriti e' di oltre 1100. Lo riferiscono fonti mediche locali, secondo cui fra le vittime e' elevata la percentuale di donne e di bambini fino a 16 anni di eta'.

Da mezzanotte 10 razzi su Israele, 130 solo domenica - Sono stati 10 i razzi che dalla mezzanotte fra domenica e lunedì sono stati lanciati da Gaza verso Israele: 8 nel sud del paese e due nei Territori Palestinesi. Solo domenica - ha detto il portavoce militare - sono stati piu' di 130 i proiettili verso Israele: 100 di questi caduti e 22 intercettati dall'Iron Dome. In totale, da inizio delle ostilita' piu' di 800. La notte fra domenica e lunedì - ha aggiunto - l'aviazione ha colpito piu' di 20 ''siti del terrore nella Striscia''.

Drone da Gaza, abbattuto da Israele su Ashdod - Un drone partito dalla striscia di Gaza è arrivato nel sud di Israele ed e' stato abbattuto da un missile Patriot israeliano sui cieli di Ashdod. Lo ha detto il portavoce militare. E' la prima volta che da Gaza viene usato un metodo simile.

Nuovi raid e tiri artiglieria israeliani sulla Striscia - Israele ha effettuato anche stamani raid e tiri di artiglieria sulla striscia di Gaza, al settimo giorno dell'offensiva contro Hamas. I nuovi bombardamenti israeliani hanno colpito in particolare alcune istallazioni delle brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas, senza provocare vittime.

Ban denuncia civili uccisi a Gaza, no ad azione di terra  - Il numero uno dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha denunciato che "troppi civili palestinesi sono stati uccisi" dai raid israeliani a Gaza, condannando al contempo il lancio di razzi contro Israele, ma anche l'ipotesi di un'azione militare di terra da parte dello Stato ebraico. Ban ha poi rinnovato l'appello a un cessate il fuoco, avvertendo che la situazione "sembra aggravarsi" e che "un'offensiva di terra appesantirebbe senza dubbio il bilancio delle vittime e le sofferenze dei civili nella Striscia di Gaza".

Razzi in nord Sinai, uccisi 7 civili e un soldato  - E' di almeno sette civili ed un soldato uccisi il bilancio delle vittime causate da tre razzi abbattutisi nella tarda serata di ieri a El Arish, capitale regionale del Nord Sinai. Lo rendono noto fonti mediche ed il locale ministero degli Interni. Un colpo di mortaio, caduto davanti un negozio nelle vicinanze del quartier generale dei servizi di sicurezza, ha ucciso sette civili tra cui un bambino e ne ha feriti altri 25. Due razzi hanno invece colpito una postazione militare, uccidendo un soldato e ferendone altri tre. Dopo la destituzione e l'arresto del presidente islamista Mohamed Morsi il 3 luglio 2013, gli attacchi contro le forze dell'ordine sono diventati quasi quotidiani nella penisola del nordest egiziano. Finora circa 500 i morti, secondo fonti governative, per la quasi totalità poliziotti e militari.

 Medio Oriente. Decine di raid israeliani

a Gaza: 17 feriti, tra cui 7 bambini

 

   Internazionale - 8 luglio 2014

 

L’aviazione israeliana ha lanciato la scorsa notte decine di raid nella Striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi contro la zona meridionale dello Stato ebraico. Stando a quanto riferito da fonti mediche palestinesi, almeno 17 persone sono rimaste ferite, tra cui sette bambini e due donne. Due dei feriti sono stati giudicati gravi.

 

Un portavoce dell’esercito israeliano ha confermato il lancio di un’”operazione aerea denominata ‘barriera di protezione’”, precisando che sono stati colpiti “circa 50 obiettivi, tra cui quattro case di proprietà di attivisti, siti di lancio dei razzi, infrastrutture”. Obiettivo dell’operazione, ha proseguito, è “colpire Hamas e ridurre il numero di razzi lanciati contro Israele”.

 

Il portavoce ha poi confermato l’invio di rinforzi militari in prossimità della Striscia di Gaza “per essere pronti a lanciare un attacco da terra, in caso di necessità”. E “altri rinforzi verranno mobititati gradualmente nei prossimi giorni – ha aggiunto – gli attacchi aerei che abbiamo lanciato non rappresentano che una tappa. L’operazione non ha limiti di tempo”. A suo giudizio, Hamas dispone di circa 100.000 razzi, tra cui alcuni capaci di raggiungere Tel Aviv.

 

Da parte loro, le autortà di Gaza hanno stimato in oltre 70 il numero dei raid aerei israeliani, in cui sono state colpite cinque abitazioni. L’ala militare di Hamas, le brigate Ezzedine al-Qassam, hanno accusato Israele di aver “superato la linea rossa attaccando le case”: “Se non si ferma, risponderemo ampliando il raggio dei nostri obiettivi al punto da sorprendere il nemico”. (fonte Afp)

 

Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.

 

“Ain El Helweh”: capitale

della diaspora palestinese

 

 

 

A distanza di due chilometri a sud-est della città di Sidone si trova il più grande e popoloso campo profughi palistinese sul territorio libanese: Ain El Helweh, considerato come la capitale della diaspora palestinese e testimone sulla tragedia di un popolo. I primi rifugiati sono arrivati durante la Nakba (catastrofe), aprile-maggio 1948, quando lo Stato di Israele è stato creato dopo la partizione della Palestina dalle Nazioni Unite, il 29 novembre 1947 senza previa consultazione e accordo dei palestinesi. Dopo i ripetuti attacchi israeliani  ai villaggi e le città Palestinesi – soprattutto quelli del nord-, tanti palestinesi sono stati costretti a lasciare il proprio Paese cercando rifugio altrove, nel  Paese limitrofo cioè il Libano. A Sidone il Comitato Internazionale della Croce Rossa aveva fondato uno dei 12 campi per ospitare i profughi. Durante la guerra civile in Libano, molti rifugiati, in particolare dalle vicinanze di Tripoli,  sono stati spostati a Ain El Helweh che è diventato il più grande punto di caduta per profughi in Libano, sia in termini di popolazione o area. La superficie su cui si estende il campo non supera i 2km quadrati, le case sono costruite una sopra l’altra, per risparmiare spazio.

I profughi palestinesi sul territorio libanese sono 270 mila, circa 85 mila vivono nel campo di Ain El Helweh di cui il 60% sono bambini. La maggior parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà con un enorme tasso di disoccupazione soprattutto tra i giovani laureati. Vivono in un vero stato di discriminazione e negazione della loro identità, sono privi dai diritti fondamentali per una vita dignitosa. A parte le condizioni difficili all’interno dei campi – come per esempio l’assenza delle infrastrutture, dei servizi igienico-sanitari, di acqua potabile, di elettricità (che va e viene) -  i profughi si trovano davanti ad una realtà ancora più difficile al di fuori dei campi: il Libano infatti vieta loro qualsiasi possibilità di lavorare secondo le proprie competenze, con ben 72 mestieri che i palestinesi non possono esercitare, in particolare per le qualifiche più esigenti (medico ingegnere avvocato giornalista,ecc..).

Non hanno accesso all'istruzione primaria o secondaria nelle scuole libanesi, non hanno praticamente nessun accesso al sistema universitario  perché le tasse di iscrizione richieste sono molto elevate. La gente di Ain-el-Helweh trovano impiego principalmente come lavoratori temporanei nei cantieri, nei campi di agricoltura e laboratori di ricamo, o come personale di pulizia. C'è un numero piuttosto elevato di abbandoni scolastici poiché i ragazzi sono spesso costretti a lasciare la scuola per aiutare le loro famiglie.

L'unico organismo ufficiale responsabile per le esigenze quotidiane dei rifugiati, fornendo posti di lavoro, borse di studio, scuole e ospedali  è l’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione). Agenzia creata dalle Nazioni Unite nel 1949, appositamente e solo per i palestinesi al posto della IRO (Organizzazione Internazionale per i Rifugiati). Le sovvenzioni UNRWA rimangono  molto deboli per risolvere i problemi della disoccupazione e della povertà.

Nonostante quello l’UNRWA è riuscita a restaurare gran parte del campo di Ain El Helweh dopo che è stato parzialmente distrutto durante l’incursione israeliana nel 1982. Ha anche costruito multipiattaforme complessi residenziali per ospitare famiglie sfollate, principalmente dal campo di Nabatieh completamente distrutto da Israele nel 1973. Ora il campo di Ain El Helweh comprende otto scuole e due cliniche oltre a due piccoli ospedali.

Con la guerra in Siria, l’arrivo dei profughi palestinesi e siriani (ricordiamo che nel Paese dei cedri ci sono un milione di profughi su una popolazione di 4 milioni) ha portato al collasso a Ain El Helweh. Circa 1400 famiglie – molte provenienti dal campo di Yarmouk a Damasco – sono venute a cercare rifugio in un  campo già sovrapopolato e privo dei requisiti minimi per una vita dignitosa. Un gran numero di loro continua a vivere ai margini del Campo in condizioni di precarietà e insicurezza.

Il governo libanese da parte sua preferisce mantenere la situazione così come è da anni in tutti i campi profughi sul suo territorio. C’è una paura che la popolazione sunnita palestinese diventi maggioranza, circostanza che può ribaltare le equilibri politici nel Paese: questo è un motivo per cui i profughi trovano tante difficoltà a vivere normalmente in una società che non gli offre la possibilità di integrarsi.

Nel 1950, ci sono stati 800.000 rifugiati che vivono al di fuori della Palestina, sono diventati 5 milioni nel 2005. Oggi, sono quasi 7 milioni. Questa è la popolazione di rifugiati più antica del mondo. La speranza di poter un giorno tornare alla terra che furono costretti ad abbandonare più di 60 anni fa rimane  un filo che unisce i milioni di profughi palestinesi sparsi in tutto il mondo. È in nome di questo sogno e questa speranza che diverse generazioni hanno vissuto, sopportando discriminazioni, violenze e condizioni di vita a volte insopportabili.