Venezuela. Sempre più verso il baratro.

E Maduro spedisce a casa Giordani

 

  notiziegeopolitiche.net  di Guido Keller - 26 giugno 2014

giordani jorge

Alle numerose proteste antigovernative, spesso represse con arresti e persino nel sangue, si aggiunge in Venezuela anche l’ormai evidente fallimento del modello economico dell’epoca Maduro, che si sta traducendo sempre più con la scarsità dei generi di prima necessità, come gli alimentari e i farmaci, al punto che diversi ospedali non sono in grado di erogare assistenza e mancano i medicinali per la cura di diverse patologie anche più comuni, come l’ipertensione e il diabete.


La cosa è dovuta alla carenza di liquidità, tanto che il paese non riesce ad importare medicinali dall’estero (Cuba compresa); per gli stessi motivi la sanità privata è ormai paralizzata. Ispettori fiscali girano il paese per scovare i detentori di liquidità.


Da più parti viene denunciato lo sfruttamento dei lavoratori al punto che gli Stati Uniti hanno nuovamente incluso il Venezuela nella lista nera dei paesi in cui si pratica il traffico di persone.


Pochi giorni fa in Venezuela vi è stato un vero e proprio terremoto politico, dovuto non solo alla palese inefficacia della politica di Maduro, ma anche alla spaccatura interna alla maggioranza che vede contrapposto il fronte dei nazionalisti, che fa capo al presidente della Camera Diosdado Cabello, a quello di coloro che vorrebbero una politica legata a doppio filo con Cuba, che risponde allo stesso Maduro.


Il rimpasto di governo è stato annunciato dal presidente venezuelano alla televisione e ha comportato il passaggio di Ricardo Menendez dal ministero dell’Università alla direzione della Programmazione; a farne le spese è stato il professor Jorge Giordani, figura storica dell’epoca Chavez e marxista gramsciano, il quale ha affermato polemicamente che “Risulta doloroso e allarmante vedere una presidenza non trasmettere leadership e limitarsi a ripetere solo ossessivamente gli insegnamenti del presidente Chavez”.


Non solo: ha diffuso alla stampa di estrema sinistra, che lo ha immediatamente diffuso, un tosto documento dal titolo “Testimonianza e responsabilità davanti alla storia” in cui critica la politica economica di Maduro, la quale esporrebbe “la transizione socialista” al ritorno di meccanismi finanziari che favorirebbero “agenti privati” interessati a “intercettare l’eccedente della rendita petrolifera per via finanziaria”.

 

Morto un poliziotto negli scontri

con i manifestanti a Caracas

 

 

  Internazionale  -  9 maggio 2014


Scontri tra manifestanti e polizia a Caracas, l’8 maggio 2014.

(Carlos Garcia Rawlins, Reuters/Contrasto)

 

Un poliziotto è stato ucciso durante le proteste contro il governo venezuelano a Caracas. L’uomo è stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco, sparato mentre gli agenti cercavano di sgomberare quattro accampamenti dei manifestanti.

Altri tre poliziotti sono stati feriti, uno da un proiettile. Secondo alcune testimonianze ancora non confermate i colpi sono stati sparati dai palazzi sovrastanti, scrive la Bbc.

 

Il presidente Nicolas Maduro ha detto che il poliziotto è stato ucciso da un cecchino e ha accusato l’opposizione, definendo i contestatori “vili” e “violenti”. 243 manifestanti sono stati arrestati.

 

Gli scontri sono cominciati quando le autorità hanno cercato di sgomberare gli accampamenti dell’opposizione. I manifestanti, alcuni mascherati, hanno eretto delle barricate, lanciando molotov e pietre contro gli agenti, che hanno risposto con il gas lacrimogeno.

Il ministro dell’interno, Miguel Rodríguez, ha detto che la polizia ha sequestrato “droga, armi ed esplosivi” negli accampamenti.

 

Un governo contestato. Le proteste in Venezuela contro il governo di Nicolás Maduro, il successore di Hugo Chávez, sono cominciate il 2 febbraio con la contestazione di una squadra di baseball cubana sull’isola Margarita. Nei giorni successivi gli studenti universitari hanno manifestato chiedendo maggiore sicurezza. Le proteste sono cominciate nello stato di Táchira, ma poi si sono estese al resto del paese. Finora gli scontri hanno causato più di 40 morti in tutto il paese.

 

I motivi delle manifestazioni sono l’alto tasso di criminalità, la carenza dei prodotti di base come latte e carta igienica, i frequenti blackout e l’inflazione, che ha superato il 50 per cento.

 

Maduro ha sempre accusato gli Stati Uniti e l’opposizione di aver provato a mettere in atto un colpo di stato contro il governo. L’opposizione accusa il presidente di aver represso con la violenza le proteste e di aver incarcerato molti oppositori politici.

Il 5 maggio l’organizzazione Human rights watch ha pubblicato un rapporto in cui denuncia 45 casi di tortura e abusi fisici e psicologici contro gli oppositori del governo.

 

 

Venezuela. Nuovi scontri a caracas

e 3 morti nel resto del Paese

 

  euronews.com - 13 marzo 2014

Venezuela, per le strade ancora sangue e morti

 

La giornata di mobilitazione pacifica nazionale organizzata da studenti ed opposizione venezuelana a Caracas si conclude con duri scontri tra polizia e manifestanti. Nel resto del Paese 3 persone sono rimaste uccise a colpi d’arma da fuoco portando a 25 il bilancio delle vittime in un mese di proteste.

“Com‘è possibile che ci attacchino così?” denuncia una studentessa. “Le forze dell’ordine ci dovrebbero difendere! Siamo stanchi, si ripete ogni giorno. Veniamo per protestare ma ce lo impediscono e ci minacciano”.

 

La capitale venezuelana ieri ha visto scendere in piazza non solo le opposizioni antichaviste ma anche i sostenitori del Presidente Nicolás Maduro:

“Io sono obbligato, obbligato dalle mie responsabilità costituzionali ad adottare misure speciali e le applicherò all’epicentro dell’attacco dei fascisti. Sono obbligato a farlo e non mi lascio intimidire” ha detto il successore di Hugo Chavez.

 

Entrambe le manifestazioni hanno riunito migliaia di persone. Nessun incidente nel raduno dei sostenitori di Maduro. Intanto l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasud) ha deciso la creazione di una commissione di Ministri degli Esteri per appoggiare l’uscita dalla crisi in Venezuela.

 

 

Venezuela, oggi conferenza

"per la pace": ma Capriles la diserta

 

Maduro ottimista: "saranno conclusi grandi accordi"

 

   ilmondo.it26 febbraio 2014


Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha convocato per oggi una conferenza "per la pace" e il dialogo nazionale in Venezuela allo scopo di placare i movimenti studenteschi di protesta nel paese. Le modalità di questa conferenza, alla quale "tutte le parti sociali, politiche, corporative e religiose" sono state invitate, non sono state spiegate nei dettagli ed Henrique Capriles, sconfitto da Maduro alle ultime elezioni presidenziali, ha già annunciato che non
parteciperà.

Nonostante le nuove denunce delle "menzogne" da parte del presidente e della repressione violenta della polizia, Maduro siè detto convinto che "grandi accordi saranno conclusi" durante questa conferenza.

Ieri, intanto, gli studenti venezuelani sono tornati in piazza a Caracas, dopo settimane di proteste e barricati sulle strade della capitale e delle principali città del paese.   (fonte afp)

 

 

 

Tensioni USA-Venezuela: gli ultimi sviluppi

 

notiziegeopolitiche.net  di Salvatore Caruana  - 19 febbraio 2014

 

maduro nicolas

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha espulso tre funzionari del governo statunitense. Essi sarebbero colpevoli, secondo Maduro, di aver collaborato con alcuni esponenti di Voluntad popular, il principale partito di opposizione in Venezuela, nell’organizzazione delle rivolte di piazza che durante la scorsa settimana hanno causato una dura repressione da parte delle forze di polizia, producendo tre morti fra i manifestanti.


Da subito il governo americano non ha fatto mancare il proprio sostegno al leader dell’opposizione venezuelana Leopoldo Lopez: il segretario di Stato John Kerry, si è mostrato polemico verso la linea dura del presidente venezuelano, asserendo che “tali azioni sono restrittive del diritto dei cittadini di esprimere pacificamente le loro lamentele”.


Il presidente venezuelano ha così deciso, in risposta alle critiche mossegli da John Kerry, di espellere i tre funzionari del governo americano accusandoli di cooperare con l’opposizione infiltrandosi nelle università della capitale per incitare gli studenti alla rivolta.


Le vicende accadute nell’ultima settimana sono state oggetto di discussione anche in sede di Organizzazione degli Stati americani. Qui un ufficiale del Dipartimento di Stato del governo di Washington ha avvertito l’ambasciatore venezuelano che l’arresto degli oppositori politici può avere serie conseguenze internazionali fra i due Stati.


In riferimento a tali avvertimenti il presidente Maduro ha affermato in un discorso alla nazione: “queste pretese sono inaccettabili ed insolenti”; poi ha aggiunto: “io non accetto ordini da nessuno al mondo”.


La vicenda sarà sicuramente foriera di ulteriori sviluppi: intanto nelle ultime ore è stata denunciata da Voluntad popular l’irruzione nella sede del partito di agenti di polizia armati, con l’intenzione di arrestare Leopoldo Lopez ed il suo portavoce Carlos Vecchio.