Bulgaria

BULGARIA.

Nuova immolazione con il fuoco,

in protesta contro la povertà

 

Notizie Geopolitiche - 4 novembre 2014

bulgaria bonzi

 

Non è ancora del tutto chiaro il gesto che ha spinto oggi un uomo di 48 anni a darsi fuoco nel cortile di una chiesa della città di Sandaski in Bulgaria, ma quasi certamente a spingerlo al drammatico gesto è stata la protesta per lo stato di indigenza in cui si trovava. Nonostante le ustioni diffuse su buona parte del corpo, l’uomo si è salvato ed ora versa in condizioni critiche.


Solo ieri in Bulgaria una donna di dieci anni più giovane ha compiuto lo stesso gesto davanti al palazzo della presidenza di Sofia, subendo ustioni sul 90% del corpo. L’anno scorso sono state sei le persone ad immolarsi con il fuoco motivate dalla povertà e dalla disperazione.

 

Bulgaria, si dimette il governo Oresharski

 

  balcanicaucaso.org  - 24/07/2014

Plamen Oresharski

Il premier bulgaro Plamen Oresharski ha presentato le proprie dimissioni. Il suo esecutivo verrà ricordato come uno dei più controversi della storia recente della Bulgaria. Il 5 ottobre le prossime elezioni anticipate.

Con 180 voti a favore su 196, questa mattina il parlamento di Sofia ha accettato le dimissioni presentate ieri sera dal premier bulgaro Plamen Oresharski.

Il destino del governo – una coalizione tra il Partito socialista e il Movimento per le Libertà e i Diritti, espressione della minoranza turca – è stato segnato dai risultati delle elezioni europee dello scorso maggio, che hanno visto una larga vittoria dell'opposizione di centro-destra.

 

La sconfitta al voto europeo ha portato al collasso un esecutivo debole e controverso, accompagnato fin dalla sua nascita da massicce manifestazioni che hanno occupato le strade di Sofia per lunghi mesi.

 

A scatenare le proteste, il tentativo di nominare a capo dei servizi di sicurezza Delyan Peevski, discusso deputato, tycoon mediatico ed espressione degli intrecci oligarchici tra politica, economia e informazione in Bulgaria.

 

Nato con la promessa di affrontare le disparità economiche create con la lunga transizione, il governo Oresharski è rimasto sempre sulla difensiva, accompagnato da polemiche e scandali. Ultimo, in ordine cronologico, quello che - tra giugno e luglio - ha fatto tremare il sistema bancario bulgaro , messo in fibrillazione da lotte intestine che hanno visto ancora protagonista Peevski.

 

Ora l'iniziativa passa al presidente Rosen Plevneliev, che dovrà nominare un governo di transizione, il cui compito è portare la Bulgaria ad ennesime elezioni anticipate il prossimo 5 ottobre. Resta però da vedere se il ricorso alle urne, con la fiducia degli elettori nel sistema politico al minimo storico, potrà davvero restituire stabilità al paese.

 

Bulgaria: ecco il muro anti-immigrazione

 

balcanicaucaso.org  -   21 luglio 2014

 

Il governo di Sofia ha presentato la "barriera tecnica" sul confine bulgaro-turco: 30 chilometri di rete e filo spinato che dovrebbero contenere il flusso di rifugiati e richiedenti asilo che dall'estate scorsa ha drammaticamente messo in crisi le capacità di reazione della Bulgaria. 

muro_1
 

"Questa [barriera] è un'infrastruttura che ha il fine di prevenire l'immigrazione illegale attraverso il confine. L'obiettivo non è impedire l'ingresso di richiedenti asilo, ma di convogliare il flusso ai valichi di frontiera". Con queste parole Angel Naydenov, ministro della Difesa bulgaro, il 17 luglio 2014 ha presentato ai giornalisti il muro di 30 chilometri innalzato in questi mesi alla frontiera con la Turchia, confine esterno dell'Unione europea.

 

La barriera, rete e filo spinato che si innalzano per circa tre metri, è stata innalzata nel tratto di confine più difficile da pattugliare, segnato da terreno montagnoso e da fitti boschi.

 

Nel 2014 la Bulgaria è stata messa in crisi dall'arrivo di circa 10mila rifugiati, provenienti soprattutto dalla Siria in guerra. Per frenare gli arrivi, Sofia ha prima schierato circa mille agenti sul confine, per poi annunciare l'intenzione di innalzare una barriera, sull'esempio di quanto già fatto dalla vicina Grecia.

"Non chiedetemi perché il costo dell'opera è salito da 5 a 7,7 milioni di leva [2,5 - 3,8 milioni di euro]. Il progetto della barriera è del ministero degli Interni, il ministero della Difesa lo ha soltanto realizzato", ha dichiarato ai giornalisti il ministro Naydenov. Le polemiche sulle spese lievitate però non si placano.

Nonostante le assicurazioni del governo bulgaro, la preoccupazione sull'impatto della barriera resta alto. Un rapporto pubblicato lo scorso aprile da Human Rights Watch (HRW) accusava la Bulgaria di violare i diritti dei richiedenti asilo, con respingimenti anche violenti verso la Turchia, e di essere incapace di fornire ai rifugiati la più basilare assistenza umanitaria. Anche l'UNHCR, in una nota del proprio rappresentante in Bulgaria ha ribadito di essere "in principio contro barriere di questo tipo, che non rappresentano una soluzione[...] Madri, padri e bambini in fuga dalla guerra dovrebbero essere accolti sul territorio bulgaro".

 

Nel frattempo, l'Agenzia per i Rifugiati bulgara registra un nuovo aumento degli ingressi. Se a marzo ed aprile sono state presentate 340 nuove richieste di asilo, a maggio e giugno il numero ha raggiunto circa 650 domande. Secondo gli esperti dell'agenzia, quest'anno il numero di richiedenti asilo dovrebbe toccare i settemila.

I nuovi arrivi creano momenti di tensione. A metà luglio, il tentativo di spostare 50 rifugiati dal centro di "Voenna Rampa", a Sofia, al campo di Harmanli, per fare posto a nuovi rifugiati, ha scatenato la protesta. Secondo i rifugiati, che rifiutano il trasferimento,  il rinnovato stress potrebbe provocare "reazioni inconsulte" nei soggetti più stanchi ed esasperati.

muro_6

 

L'Agenzia per i Rifugiati ha poi annunciato l'intenzione della Germania di rispedire in Bulgaria circa tremila rifugiati, nell'ambito degli Accordi di Dublino. Una notizia accolta negativamente a Sofia, dove ci si aspettava maggiore solidarietà europea nella gestione della crisi.

 

Bulgaria, il declino dei media

 

 

Quotidiani bulgari

 

Nonostante sia parte dell'Ue, la Bulgaria vive negli ultimi anni un drammatico deterioramento della libertà di stampa e di espressione. Tra le principali cause concentrazione mediatica, autocensura, pressioni sui giornalisti. Ne abbiamo parlato col professor Orlin Spasov

 

Orlin Spasov, professore associato della Facoltà di Giornalismo dell'Università "Sveti Kliment Ohridski" di Sofia, si occupa delle trasformazioni nella sfera pubblica dovute all'evoluzione dei media tradizionali e new-media. Autore di numerosi volumi sul mondo della comunicazione, tra cui " Transition and the Media: Politics of Representation"  (2000), " Sport and Politics: Media Rituals, Power Games"  (2013), " Internet in Bulgaria"  (2014, attualmente in corso di stampa). E' direttore esecutivo della Media Democracy Foundation ( fmd.bg ).

Negli ultimi anni molte organizzazioni internazionali segnalano un forte e costante peggioramento della libertà di stampa in Bulgaria. E' d'accordo con questo giudizio poco lusinghiero?

Difficile non essere d'accordo con tale valutazione, quando arriva in modo coerente da fonti così numerose e diversificate, evidentemente basate su solidi dati empirici. Individuare le ragioni di tale declino non è facile: i media non sono mai un elemento isolato, ma fanno parte di un sistema complesso a cui partecipano politica, economia, cultura. redo si possano però individuare due motivi principali. Da una parte l'influenza e pressione sui media bulgari da parte dell' establishment politico ed economico, che porta a fenomeni come l'autocensura. Dall'altra il rapido declino culturale dei media, con la progressiva affermazione di temi superficiali a danno dell'approfondimento.

Questo peggioramento è avvenuto in modo marcato dopo l'ingresso della Bulgaria nell'Unione europea...

Non credo ci sia una relazione diretta tra la membership europea della Bulgaria e il peggioramento della libertà di stampa nel paese. C'è stata piuttosto in questi anni la comparsa di “giocatori” molto più aggressivi nel settore dell'informazione, pronti a mettere i propri media al servizio di interessi economici e politici.

Ma l'UE ha i mezzi per poter invertire questa tendenza?

Allo stato attuale mi sembra che eventuali strumenti di intervento in questo settore da parte di Bruxelles siano ancora pochi, e non molto efficaci. Si discute di una futura armonizzazione delle norme sui media tra i paesi membri, passo che sarebbe sicuramente positivo per la Bulgaria. Anche allora, però, il problema rimane quello della (mancata) applicazione delle norme. Credo che la pressione dell'UE sulla Bulgaria sarà principalmente di carattere politico. Anche perché il 100simo posto assegnato alla Bulgaria nella classifica 2014 di Reporter senza frontiere, rappresenta per l'Unione un problema d'immagine non indifferente.

Anche viste le forti lacune nella regolamentazione del settore mediatico, ci sono stati tentativi di supplire attraverso meccanismi di autoregolamentazione. Purtroppo, anche qui i risultati non sembrano entusiasmanti. Perché?

Purtroppo, i processi menzionati hanno portato ad una profonda frattura nel mondo dell'informazione in Bulgaria, con la creazione di gruppi mediatici in aspro conflitto tra loro, specchio della divisione politica del paese. Si è arrivati alla situazione attuale in cui è impossibile far coesistere tutti gli attori dell'informazione, dagli editori ai giornalisti, all'interno di una stessa cornice. Così a inizio 2014 una parte dell'universo mediatico bulgaro, raccolta intorno all'Unione dei media Bulgara (BMS), ha dato vita ad un suo codice etico, alternativo a quello, firmato nel 2004, dall'Unione degli Editori Bulgari. La Bulgaria è probabilmente oggi l'unico paese dell'UE ad avere due codici etico-professionali relativi alla professione giornalistica. Ed entrambi, purtroppo dall'efficacia molto limitata.

Perché i giornalisti bulgari faticano tanto ad organizzarsi nella difesa dei propri interessi e della libertà di espressione?

In Bulgaria, il movimento sindacale è in una fase di crisi generale. Nel campo giornalistico le difficoltà sono dovute anche a motivi storici, e al fatto che la categoria è estremamente divisa in termini di appartenenza politica. Per questo oggi l'associazionismo professionale dei giornalisti è debole. Ci sono varie organizzazioni, che però tendono a collaborare poco tra loro. In termini di rapporti di forza, i giornalisti bulgari sono molto vulnerabili nei confronti dei propri datori di lavoro. In Bulgaria, chi vuole o vorrebbe lottare per i propri interessi economici, professionali ecc. sa che in caso di licenziamento trovare un nuovo posto di lavoro è estremamente difficile.

Tra i molti problemi dell'informazione in Bulgaria, probabilmente il più citato è la presenza di monopoli: affermazione che però viene smentita dai principali gruppi editoriali. Dati in mano, cosa si può dire oggi sulla concentrazione mediatica nel paese?

Purtroppo in Bulgaria mancano dati affidabili su cui poter appoggiare una solida analisi della distribuzione del mercato mediatico. Ad esempio, non esiste una revisione del tiraggio reale della stampa. Ma soprattutto, legalmente non esiste una soglia massima di concentrazione di proprietà, superata la quale si possa parlare ufficialmente di posizione di monopolio in campo informativo. E' urgente una normativa che faccia chiarezza in tal senso, una legge specifica per il settore dei media, che oggi sono sottoposti alla normativa generale sulla concorrenza in campo economico. Purtroppo, le forze dello status quo sono riuscite fino ad oggi ad impedire che tale norma venisse approvata. Quindi, per tornare alla domanda, le affermazioni sulla presenza di monopoli informatici sono oggi basate su osservazioni forti, ma soggettive, difficili da difendere in sedi ufficiali, come le aule di un tribunale.

In Bulgaria gli ultimi anni sono stati segnati da una forte polarizzazione politica, sfociata in proteste e manifestazioni protrattesi per mesi. Che effetti ha avuto questa tendenza sul mondo dei media?

Probabilmente la conseguenza più visibile della forte polarizzazione politica degli ultimi mesi, è stata una parallela polarizzazione dell'universo mediatico bulgaro. In qualche modo, si potrebbe parlare di una “partigianizzazione” della maggior parte dei media in Bulgaria, che nel corso della battaglia politica si sono “colorati” politicamente in modo molto più visibile di quanto non accadesse in precedenza. Tanto che oggi gli unici media che in qualche modo continuano a dare voce a diversi e variegati settori della società bulgara sono la radio e la televisione pubblica (BNR e BNT)

Al tempo stesso, le proteste sono state accompagnate da una vera esplosione dei social media come fonti di informazione alternative a quelle tradizionali...

L'esplosione di attività informativa sui social media negli ultimi mesi è un fenomeno molto importante per la Bulgaria. Gli effetti di tale attività sono però rimasti in gran parte limitati alla rete stessa, senza influenzare in modo decisivo la società nel suo complesso. Questo dipende da vari fattori: secondo dati ufficiali, il 50% dei cittadini bulgari non è mai entrato in internet. E del restante 50%, coloro che utilizzano la rete per partecipare attivamente alla discussione politica sono una minoranza. L'aspetto sicuramente positivo legato all'esplosione dei social network è l'aver creato un canale davvero nuovo ed alternativo che permette agli utenti di discutere e dialogare tra loro su quanto accade nella società. D'altra parte, però, la rete fatica a creare un dibattito costruttivo volto ad affrontare i problemi e a giungere a soluzioni condivise. Siamo di fronte ad un paradosso: internet ha creato più spazi di democrazia, ma la cacofonia delle voci ha reso più complesso il processo decisionale.

La Bulgaria è un paese che vive fortissime differenze tra le grandi città e i centri più piccoli. Questo è vero anche per la qualità dell'informazione?

I problemi dei media regionali o locali in Bulgaria nel fornire informazione libera e di qualità sono ancora più marcati di quelli affrontati dai media nazionali. Questo perché i media regionali hanno risorse più limitate, un mercato di riferimento ridotto e spesso, maggiore dipendenza dal potere locale, politico o economico. Fare giornalismo in provincia è estremamente difficile in Bulgaria, un paese dalla forte tradizione centralista, anche nel mondo dei media. D'altra parte, negli ultimi anni si assiste ad una sempre maggiore richiesta di informazione locale, con l'aumento di portali giornalistici dedicati: un fenomeno sicuramente positivo.

Quali media in Bulgaria sono più schierati, quali più pluralisti?

La carta stampata, anche per tradizione storica, tende ad essere più politicizzata. I media elettronici invece, come la televisione, tendono ad essere più pluralisti. Credo che questo dipenda da vari fattori: innanzitutto il fatto che radio e tv devono comunicare e relazionarsi a pubblici più vasti ed eterogenei. Delle tre tv più popolari poi, due sono proprietà di gruppi stranieri, mentre la terza è l'emittente pubblico: una situazione che limita le capacità della politica di influire direttamente sulle scelte redazionali. Negli ultimi anni, però, assistiamo in Bulgaria ad un fenomeno nuovo e probabilmente inedito a livello europeo: la nascita cioè di tv di partito come “Alfa” e “Skat”, organi rispettivamente dei partiti nazionalisti “Ataka” e “Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria”. Un evento che ritengo potenzialmente negativo per lo stato dell'informazione nel paese.

 

ELEZIONI EUROPEE NELL'AREA BALCANICA

 

 

   balcanicaucaso.org  -  26 maggio 2014

elezioni europee

Bulgaria: sconfitti i socialisti, chieste elezioni anticipate

 
 

A scrutinio quasi ultimato (85% delle schede) l'eurovoto in Bulgaria segna il largo successo del movimento di centro-destra GERB (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria), guidati dall'ex premier Boyko Borisov.

GERB, oggi prima forza di opposizione in Bulgaria, raccoglie il 30% dei voti, contro il 18,9% del Partito socialista (BSP) oggi al governo. Ad inviare deputati al parlamento di Bruxelles saranno poi il DPS (Movimento per i diritti e le Libertà), tradizionale rappresentante della minoranza turca col 17%, “Bulgaria senza censura” (BBC) nuovo movimento populista guidato dall'ex giornalista Nikolay Barekov con 10,6% e il Blocco riformatore (RB) di destra col 6,3%.

Restano sotto la soglia i movimenti nazionalisti “Ataka” e “Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria”, così come i ribelli del partito socialista che, con a capo l'ex presidente Georgi Parvanov avevano dato vita ad “Alternativa per il risorgimento della Bulgaria” (ABV).

I risultati arrivano come parziale sorpresa. I sondaggi realizzati dalle agenzie demoscopiche (oggi molto criticate) pronosticavano un testa a testa tra GERB e socialisti. Nessuno aveva previsto un distacco così profondo tra le due principali forze politiche in Bulgaria, che segna una chiara sconfitta per Sergey Stanishev leader del BSP ed attualmente presidente del Partito socialista europeo.

GERB e i nuovi arrivati di Bulgaria senza censura (ancora non è chiaro in quale gruppo parlamentare europeo finirà il nuovo movimento) hanno già chiesto le dimissioni del governo. I socialisti, però, che governano in una fragile coalizione con il DPS e il sostegno esterno di “Ataka”, hanno respinto l'ipotesi.

Dopo i mesi di forte turbolenza politica che hanno preceduto le europee, il panorama politico in Bulgaria аppare adesso ancora più instabile.

 

 

Unhcr: lanciata in Bulgaria

operazione emergenza profughi

 

balcanicaucaso.org  - 16 dicembre 2013

 

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

ha avviato un'operazione di emergenza in sostegno dei rifugiati

che si trovano in Bulgaria. Il paese ospita quasi 9.000 persone

tra rifugiati e richiedenti asilo, circa due terzi sono siriani.

 

Syrian refugees, foto di Unrefugees.org.jpg

Syrian refugees (foto di Unrefugees.org)

 

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta fornendo aiuti d'emergenza ai rifugiati e ai richiedenti asilo che si trovano in Bulgaria per migliorare le loro condizioni di vita e protezione. La Bulgaria ospita attualmente 8.800 richiedenti asilo e rifugiati, circa i due terzi dei quali sono siriani. L'inizio dell'inverno ha ulteriormente peggiorato le condizioni di accoglienza nelle apposite strutture. Normalmente la Bulgaria – il paese più povero dell'Unione Europea – riceve soltanto un migliaio di richiedenti asilo e rifugiati all'anno.

 

Questa settimana a Harmanli, una ex base militare situata a circa 50 chilometri dal confine con la Turchia, l'UNHCR ha iniziato a distribuire pasti caldi ai 1.400 residenti che sono rimasti senza adeguate attrezzature per la cucina e non possono lasciare la struttura per procurarsi del cibo. In altri centri i richiedenti asilo non ricevono cibo a sufficienza. L'UNHCR sta collaborando con le autorità per trovare una soluzione e garantire che in tutte le strutture venga distribuito cibo in quantità sufficiente.

 

L'Agenzia sta anche prevedendo di allestire in ogni centro degli spazi per bambini e sta collaborando con gli organismi partner per aumentare in questi centri la presenza di servizi di consulenza sociale e legale, nonché di servizi di informazione sulle procedure d'asilo e i diritti legati allo status di rifugiato. L'UNHCR accoglie con favore l'iniziativa di Médecins Sans Frontières (MSF), che ha allestito un centro sanitario a Harmanli, e invita altre organizzazioni umanitarie a seguire questo esempio.

 

Questa settimana le autorità bulgare hanno trasferito la maggior parte delle persone che vivevano in tende estive in alcuni edifici in costruzione, nei quali però i sistemi idrici e sanitari devono essere urgentemente migliorati. Un gruppo di persone particolarmente vulnerabili è stato trasferito in strutture più adeguate. L'Agenzia Statale per i Rifugiati (SAR) prevede di aumentare il suo personale e di inviare a Harmanli degli addetti alla registrazione. Sono stati anche istituiti degli incontri settimanali, co-presieduti dalla SAR e dall'UNHCR, per rafforzare la cooperazione e il coordinamento fra tutti gli organismi partner coinvolti.

 

L'UNHCR esprime preoccupazione per il recente aumento di violenze xenofobe a Sofia, nell'ambito delle quali tre richiedenti asilo, fra cui due uomini siriani, sono stati attaccati la scorsa settimana. L'Agenzia esorta le autorità bulgare a prendere delle misure per arginare la crescente ondata di xenofobia nel paese.

 

L'UNHCR rimane in apprensione per le notizie ricevute circa l'intenzione delle autorità di aumentare l'utilizzo di strutture chiuse per i richiedenti asilo, in particolare per gli uomini soli, ed esorta le autorità a trovare alternative alla detenzione. Cercare asilo non è un crimine e si dovrebbe ricorrere alla detenzione soltanto in ultima istanza. Il dispiegamento di più di 1.400 funzionari di polizia lungo il confine con la Turchia e la costruzione di una recinzione lunga 30 chilometri hanno già ridotto il numero delle persone che riescono ad entrare in Bulgaria. Nelle scorse settimane sono stati riportati preoccupanti casi di cittadini siriani respinti al confine, in violazione dei principi del diritto internazionale. È importante che le persone che fuggono per salvare la propria vita possano avere accesso ad un luogo sicuro e siano in grado di chiedere la protezione internazionale.

 

Fonte: AISE

 

Unhcr: lanciata in Bulgaria

operazione emergenza profughi

 

balcanicaucaso.org  - 16 dicembre 2013

 

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

ha avviato un'operazione di emergenza in sostegno dei rifugiati

che si trovano in Bulgaria. Il paese ospita quasi 9.000 persone

tra rifugiati e richiedenti asilo, circa due terzi sono siriani.

 

Syrian refugees, foto di Unrefugees.org.jpg

Syrian refugees (foto di Unrefugees.org)

 

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta fornendo aiuti d'emergenza ai rifugiati e ai richiedenti asilo che si trovano in Bulgaria per migliorare le loro condizioni di vita e protezione. La Bulgaria ospita attualmente 8.800 richiedenti asilo e rifugiati, circa i due terzi dei quali sono siriani. L'inizio dell'inverno ha ulteriormente peggiorato le condizioni di accoglienza nelle apposite strutture. Normalmente la Bulgaria – il paese più povero dell'Unione Europea – riceve soltanto un migliaio di richiedenti asilo e rifugiati all'anno.

 

Questa settimana a Harmanli, una ex base militare situata a circa 50 chilometri dal confine con la Turchia, l'UNHCR ha iniziato a distribuire pasti caldi ai 1.400 residenti che sono rimasti senza adeguate attrezzature per la cucina e non possono lasciare la struttura per procurarsi del cibo. In altri centri i richiedenti asilo non ricevono cibo a sufficienza. L'UNHCR sta collaborando con le autorità per trovare una soluzione e garantire che in tutte le strutture venga distribuito cibo in quantità sufficiente.

 

L'Agenzia sta anche prevedendo di allestire in ogni centro degli spazi per bambini e sta collaborando con gli organismi partner per aumentare in questi centri la presenza di servizi di consulenza sociale e legale, nonché di servizi di informazione sulle procedure d'asilo e i diritti legati allo status di rifugiato. L'UNHCR accoglie con favore l'iniziativa di Médecins Sans Frontières (MSF), che ha allestito un centro sanitario a Harmanli, e invita altre organizzazioni umanitarie a seguire questo esempio.

 

Questa settimana le autorità bulgare hanno trasferito la maggior parte delle persone che vivevano in tende estive in alcuni edifici in costruzione, nei quali però i sistemi idrici e sanitari devono essere urgentemente migliorati. Un gruppo di persone particolarmente vulnerabili è stato trasferito in strutture più adeguate. L'Agenzia Statale per i Rifugiati (SAR) prevede di aumentare il suo personale e di inviare a Harmanli degli addetti alla registrazione. Sono stati anche istituiti degli incontri settimanali, co-presieduti dalla SAR e dall'UNHCR, per rafforzare la cooperazione e il coordinamento fra tutti gli organismi partner coinvolti.

 

L'UNHCR esprime preoccupazione per il recente aumento di violenze xenofobe a Sofia, nell'ambito delle quali tre richiedenti asilo, fra cui due uomini siriani, sono stati attaccati la scorsa settimana. L'Agenzia esorta le autorità bulgare a prendere delle misure per arginare la crescente ondata di xenofobia nel paese.

 

L'UNHCR rimane in apprensione per le notizie ricevute circa l'intenzione delle autorità di aumentare l'utilizzo di strutture chiuse per i richiedenti asilo, in particolare per gli uomini soli, ed esorta le autorità a trovare alternative alla detenzione. Cercare asilo non è un crimine e si dovrebbe ricorrere alla detenzione soltanto in ultima istanza. Il dispiegamento di più di 1.400 funzionari di polizia lungo il confine con la Turchia e la costruzione di una recinzione lunga 30 chilometri hanno già ridotto il numero delle persone che riescono ad entrare in Bulgaria. Nelle scorse settimane sono stati riportati preoccupanti casi di cittadini siriani respinti al confine, in violazione dei principi del diritto internazionale. È importante che le persone che fuggono per salvare la propria vita possano avere accesso ad un luogo sicuro e siano in grado di chiedere la protezione internazionale.

 

Fonte: AISE

 

Bulgaria, culle vuote nel 2013

 

 

   balcanicaucaso.org  - 9 gennaio 2013

Newborn

 

Nel 2013 la Bulgaria fa segnare nuovo un record negativo per il numero di neonati. Il paese si conferma in crisi demografica, e si spopola a ritmi preoccupanti. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [9 gennaio 2014]

 

E' dal 1946 che le culle in Bulgaria non erano così vuote. Con solo 61mila bambini nati nel corso del 2013, il paese ha segnato un nuovo record negativo, confermandosi uno degli stati al mondo affetto dai più gravi problemi demografici.

I dati, resi noti all'inizio di gennaio, hanno riaperto in Bulgaria forti polemiche sul rapido spopolamento del paese, tema divenuto sempre più rovente negli ultimi anni. Dopo un breve “baby boom” nei primi anni 2000, lo scoppiare della crisi ha fatto crollare il numero delle nascite, passate dalle oltre 80mila nel 2009 alle poco più di 60mila dell'anno appena trascorso. Dati lontanissimi dal record, risalente al 1950, di 180mila bebè.

A far scendere il numero dei nuovi nati concorrono fattori diversi: l'invecchiamento della popolazione, con sempre meno donne in età fertile e l'emigrazione di giovani all'estero in cerca di migliori opportunità di vita. Per chi resta, le difficoltà economiche sono un forte deterrente e chi decide di mettere su famiglia, di solito si accontenta di un solo bambino.

Le poche nascite e l'alto tasso di mortalità, fanno della Bulgaria uno dei paesi al mondo la cui popolazione diminuisce più in fretta. Situazione fotografata impietosamente dal censimento del 2011. Negli ultimi 25 anni gli abitanti della Bulgaria sono passati da nove a poco più di sette milioni. La perdita, pari a quasi due milioni, ha azzerato l'intera crescita demografica avvenuta nel paese a partire dalla Seconda guerra mondiale: un primato negativo non solo a livello europeo, ma mondiale.

 

 

L’assedio al parlamento bulgaro

 

Le proteste contro il governo e la corruzione vanno avanti da 40 giorni,

ieri un centinaio di politici e giornalisti

sono rimasti bloccati per otto ore dentro il parlamento

 

 

 ilpost.it  24 luglio 2013

 

Nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 luglio, più di cento persone, tra cui una trentina di deputati, i ministri dell’Economia Dragomir Stoinev, delle Finanze Petar Tchobanov e del Lavoro Hassan Ademov, alcuni giornalisti e altri funzionari sono rimasti bloccati per circa otto ore all’interno del parlamento bulgaro, a Sofia, per le proteste anti-governative che proseguono ormai da 40 giorni nelle principali città del paese. Circa duemila persone hanno circondato il parlamento, dove erano riunite tre Commissioni per discutere del bilancio dello Stato. Intorno alle 3.30 della notte ora locale, le 2.30 in Italia, la polizia è riuscita a forzare una barriera eretta con bidoni della spazzatura, cartelli stradali e pietre per consentire il passaggio di alcune camionette delle forze dell’ordine e di un autobus per evacuare le persone bloccate nell’edificio. Ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia in tenuta antisommossa: secondo quanto riferito da Reuters, sono rimaste ferite almeno nove persone, compresi due agenti. Il Ministero dell’Interno non ha ancora dato notizie ufficiali né sui feriti né sui manifestanti che potrebbero essere stati arrestati.

 

Le proteste in Bulgaria sono iniziate a metà giugno dopo che in soli quindici minuti, e senza alcun dibattito, il parlamento bulgaro ha nominato a capo della sicurezza nazionale Delyan Peevski, trentaduenne proprietario di un grande impero mediatico e commerciale, più volte accusato di corruzione. Nonostante Peevski si sia dimesso e il primo ministro socialista Plamen Oresharski – in carica da sette settimane – si sia scusato pubblicamente, le proteste non si sono fermate e si sono anzi rafforzate, a causa del malcontento diffuso dovuto a una crisi economica sempre più pesante.

Migliaia di manifestanti si riuniscono quotidianamente a Sofia, nella capitale, e nelle altre cttà del paese per denunciare la corruzione della politica, la diffusione nel paese della criminalità organizzata, la gestione non trasparente dei servizi pubblici e l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile: chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni. I cortei e le manifestazioni sono sempre state pacifiche, almeno fino a ieri.

 

Due giorni fa la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, in visita a Sofia, si è schierata pubblicamente a favore dei manifestanti e ha dichiarato: «Bruxelles rispetta il diritto degli Stati membri di risolvere autonomamente le questioni interne, ma ci sono delle situazioni che si riflettono sull’Unione: è giunto il momento in cui, se uno Stato avesse dei problemi da affrontare con urgenza, i partiti politici dovrebbero mettere a parte le controversie e rispettare i doveri, richiesti dagli elettori». Secondo uno degli ultimi sondaggi condotto tra i cittadini bulgari, circa il 60 per cento di loro disapprova il governo del primo ministro Plamen Oresharski, economista e candidato premier dei socialisti.

 

Oresharski ha ottenuto a giugno di quest’anno la fiducia per un governo sostenuto dai socialisti e dal partito della minoranza turca (il Movimento Diritti e libertà, DSP), grazie all’astensione decisiva della formazione ultranazionalista ATAKA. Il governo di Oresharski sta però operando in continuità con il precedente, obbedendo alle richieste delle autorità europee e internazionali con una serie di politiche di austerità e tagli al welfare. Sono quindi in molti, visto anche la dimensione delle proteste, ad aspettarsi che questo esecutivo non arrivi alla fine del mandato.

 

 

Bulgaria

 

Deputati e ministri sotto assedio

8 ore in Parlamento

 

Protesta contro "l'oligarchia" al potere.

Usciti nella notte

 

Sofia, 24 luglio 2013 TMNews (fonte afp)


      TMNEWS

Una trentina di deputati, tre ministri e alcuni giornalisti sono stati sotto assedio per circa otto ore al Parlamento bulgaro per la protesta di un nutrito gruppo di manifestanti che da 40 giorni contestano il governo e "l'oligarchia" al potere nel paese. Circa 2.000 persone, secondo un reporter sul posto, hanno circondato il Parlamento, dove erano riunite tre Commissioni per discutere del bilancio dello Stato.

Intorno alle 2.30 della notte, la polizia ha forzato una barriera eretta dai manifestanti per consentire il passaggio di alcune camionette delle forze dell'ordine. Alcuni ministri e i deputati del Partito Socialista e del Partito di minoranza turca Mdl, nella notte, hanno potuto lasciare l'edificio assediato. Molti altri, però, sono rimasti all'interno ed hanno potuto lasciare il Parlamento solo dopo un paio d'ore.

In totale, 109 persone sono rimaste bloccate all'interno della sede dell'Assemblea: una trentina di deputati, i ministri dell'Economia Dragomir Stoinev, delle Finanze Petar Tchobanov e del Lavoro Hassan Ademov, alcuni giornalisti e membri del personale del Parlamento.

Almeno nove persone, di cui due agenti, sono rimaste ferite, negli scontri tra manifestanti e polizia, secondo un bilancio fornito da fonti sanitarie locali.

 

 Alta tensione in Bulgaria, Sofia blindata da polizia per proteste

 

Da oltre 5 mesi la capitale bulgara teatro di contestazioni

 

   ilmondo.it  - 20 Novembre 2013

 

Alta tensione in Bulgaria, Sofia blindata da polizia per proteste

Alta tensione a Sofia, presidiata dalla polizia in assetto anti-sommossa in vista di nuove proteste, che si teme possano sfociare in violenze e disordini. In particolare, riferisce l'agenzia Novinite, preoccupa l'arrivo nella piazza di fronte al parlamento bulgaro di decine di uomini con il volto coperto da passamontagna: sono arrivati verso le 9.00 del mattino, in fila, e si sono allineati lungo le transenne di metallo presso la principale entrata del parlamento, letteralmente a fianco del cordone di agenti di polizia. Dopo una mezz'ora, tuttavia, gli incappucciati si sono allontanati. Prima di ritirarsi dalla piazza, questo gruppo - per ora non identificato, precisa Novinite - si è messo a scandire in coro "Sostegno!", cosa interpretata dalla stampa come una dichiarazione di appartenenza al campo filo-governativo, che chiede le dimissioni del presidente Rosen Plevneliev. Dopo oltre cinque mesi di proteste, praticamente ininterrotte, la contestazione in Bulgaria è stata rilanciata dagli studenti e la settimana scorsa vi sono stati scontri con le forze dell'ordine. Dopodichè per le strade della capitale bulgara sono stati dispiegati 10mila poliziotti in assetto anti-sommossa, presidio che oggi appare concentrato nei pressi dei palazzi istituzionali.  AFP