FRANCIA

Francia, colpi di kalashnikov a Marsiglia

Regolamento di conti fra bande per droga. In città c'era il premier Manuel Valls

 

 

   lettera43.it - 09 Febbraio 2015

Forze di sicurezza francesi in azione.Panico in Francia. A un mese dagli attentati terroristici contro la redazione di Charlie Hebdo e al supermercato kosher di Parigi, un quartiere a Nord di Marsiglia, La Castellane - una delle zone più calde della banlieue - lunedì 9 febbraio è stato teatro di una sparatoria tra un gruppo di giovani che ha preso di mira la polizia. Secondo i media non ci sarebbero stati feriti.


(© GettyImages) Forze di sicurezza francesi in azione.

 

SCONTRO PER DROGA. Jean-Marie Allemand, sindacalista della polizia di Marsiglia, ha spiegato «almeno cinque individui in divisa militare armati con almeno due kalashnikov» hanno aperto il fuoco.


Tuttavia, le stesse forze dell'ordine hanno precisato che si tratta «al 90% di una questione legata al traffico di droga» e ha smentito che si tratti di «una sfida lanciata allo Stato». 


SPARI CONTRO LA POLIZIA. Da quanto si è appreso, nel conflitto a fuoco è stato coinvolto anche il direttore per la sicurezza pubblica, Pierre-Marie Bourniquel, che stava perlustrando la zona - una delle più difficili di Marsiglia, che è considerata la metropoli più violenta di Francia - con una squadra del pronto intervento in contemporanea con l'arrivo in città del premier francese Manuel Valls («Episodi di violenza succedono spesso quando ci sono visite importanti», ha poi detto Allemand provando a riportare la calma). 


EVACUATO UN ASILO NIDO. Subito dopo la sparatoria, il sito internet di La Provence ha riferito che il quartiere è stato interamente bloccato e «una quarantina di agenti si sono posizionati nella rotatoria del Grand Littoral» di La Castellane. Sul posto, per far fronte all'emergenza, sono arrivate anche le teste di cuoio del Gipn. Per precauzione e in attesa di chiarire quanto accaduto, il personale e i bambini di un «asilo nido del quartiere sono stati evacuati verso un edificio più sicuro». In altre tre scuole, invece, gli studenti sono stati invitati a non uscire per motivi di sicurezza. 


GIOVANI LEGATI ALLA DROGA. Samia Ghali, senatrice socialista delle Bouches-du-Rhone, intervistata in diretta da I-télé, ha spiegato che «giovani armati e senza scrupoli, probabilmente legati al traffico di droga, hanno sparato sulle auto della polizia che stavano perlustrando la zona». Un'altra conferma della versione del quotidiano Le Figaro che per primo aveva smentito l'attacco terroristico, parlando di scontri tra «bande legate traffico di droga». «Ci parlano della Siria, ma la Siria è qui, noi la viviamo nelle nostre banlieue», ha continuato la senatrice socialista.


 

VISITA DI VALLS. Dopo la sparatoria è stato lanciato immediatamente l'allarme, anche perché la città era blindata per l'arrivo dei vertici del governo.
Gli spari, infatti, sono avvenuti nella giornata in cui a Marsiglia ha ospitato Valls e i ministri Bernard Cazeneuve (Interno), Najat Vallaud-Belkacem (Istruzione) e Myriam El Khomri (aree urbane) per una visita di due giorni tutta concentrata sulla sicurezza e l'istruzione.
Lo stesso premier, in un'intervista a LaProvence.com, aveva parlato di «risultati concreti» in materia di sicurezza, «con una riduzione senza precedenti dei grandi indicatori della criminalità» nel grande porto francese affacciato sul mediterraneo e nella regione delle Bouches-du-Rhone.

Test elettorale in Francia:

Partito Socialista vs Fronte Nazionale

 

 

Dimostrante contro Marine Le Pen fuori alla Oxford Union. Ph. Hannah Mckay/EPA - Foto: Theguardian.com

 

Il Front National non ce l’ha fatta. Nelle elezioni che si sono tenute ieri nel Dipartimento del Doubs, nella Francia centro-orientale, per riassegnare il seggio del neocommissario europeo Pierre Moscovici, il socialista Frédéric Barbier ha avuto la meglio per un pugno di voti su Sophie Montel, la quarantacinquenne candidata del FN e già eurodeputata. Il testa a testa ha restituito infine a Barbier un 51,5%, assegnando la vittoria ai socialisti. Un secondo turno frutto del voto della domenica precedente che aveva solo eliminato dal confronto l’uomo dell’UMP di Sarkozy, Charles Demouge, demandando la designazione del seggio al ballottaggio. Nonostante l’Unione per un Movimento Popolare (UMP), il partito moderato di centro-destra uscito sconfitto dalle urne, non abbia dato una indicazione di voto ai suoi elettori, in un inedito “né né” che rompe il consueto voto di unità repubblicana nel caso di ballottaggio di un socialista o di un gollista con un candidato del FN, i socialisti hanno optato per non indicare il simbolo del partito sulla scheda elettorale così da presupporre un’accoglienza ben più vasta dei votanti. L’elezione di Barbier appariva in ogni modo favorita dalla tradizione socialista del Dipartimento di Doubs. Un elemento messo però in dubbio dai risultati del primo turno delle elezioni, con il Partito Socialista che non era andato oltre il 28.85%, superato di alcuni punti percentuali dal Front National che aveva ottenuto il 32.60% dei voti.

 

Ininfluente appare oggi, alla luce dei risultati elettorali, l’indicazione della scheda bianca o del non voto da parte dell’UMP: il forte astensionismo registrato nel primo turno, peraltro piuttosto usuale in una elezione suppletiva, con la partecipazione del 34,45% degli aventi diritto, è stato in parte ridimensionato al ballottaggio con una affluenza pari al 43,49%. Inoltre il noto voto di unità repubblicana appare non solo formalmente venuto meno: senza il supporto degli elettori di centro-destra non si spiegherebbero i numeri ottenuti dal FN. Sebbene quest’ultimo sia riuscito ad attingere a un bacino di voto segnato dalla crisi della Peugeot Citroën e dallo smantellamento della storica fabbrica automobilistica della regione che una volta impiegava 42mila operai e oggi ne registra meno di 15mila, il suo successo non può essere attribuito solo alle contingenze del territorio. Dopo l’incredibile esito elettorale registrato alle europee del maggio dello scorso anno quando il FN ottenne il 25% delle preferenze nazionali, la continua ascesa del partito di estrema destra francese non desta più sorpresa. Un aumento delle fila del partito appare probabilmente connesso agli attacchi terroristici subiti da Parigi a gennaio; in realtà la buona gestione della crisi avrebbe accresciuto anche il livello di consenso del presidente Hollande e del Partito Socialista, passato dal 13% dei mesi passati al 40% di oggi, al pari del dato di due anni fa quando fu eletto. Una ragione in più perché il ballottaggio di Doubs abbia rappresentato un primo test elettorale per il governo e per l’opposizione dopo i fatti del Charlie Hebdo.

 

In attesa della prossima sfida elettorale, l’affermazione del FN si misura anche attraverso una presenza sempre più massiccia della sua leader sul piano nazionale e internazionale. Nonostante il mancato “invito” a partecipare alla marcia che l’11 gennaio ha sfilato per le strade di Parigi a rappresentare l’unità della Repubblica, Marine Le Pen è in continua ascesa e secondo alcuni sondaggi sarebbe destinata ad arrivare in testa al primo turno delle presidenziali del 2017. Le ragioni stanno nella capacità di parlare “alla pancia” dei francesi, di abbandonare una dichiarata collocazione politica a destra o a sinistra, di attaccare le storture del sistema, di mettere in guardia contro la minaccia islamica o contro gli attacchi alla sovranità nazionale che vengono da Bruxelles: una presa di posizione dunque più “civile” e accattivante, meno xenofoba del padre Jean-Marie, fondatore del Front National, ma altrettanto violenta nel momento in cui si stigmatizzano i musulmani e “si gioca” con le paure delle persone.

 

L’operazione di “ripulitura” del FN non sembra però essere stata apprezzata da tutti, anche fuori dalla Francia. Invitata a intervenire lo scorso giovedì a un dibattito alla Oxford Union Society, prestigioso ente che da quasi due secoli organizza frequenti incontri con ospiti di ogni tipo ed estrazione politica, Marine Le Pen è stata fortemente contestata fuori dalla sala che ospitava l’incontro e sui social network dalla Oxford Unite Against Fascism e da analoghe organizzazioni britanniche. Gli striscioni dei manifestanti con la scritta “Le Pen... never again” (“Le Pen... mai più”) si sono uniti a canti della tradizione antifascista, e hanno seguito la petizione di 300 tra professori dell’Università di Oxford, studenti e cittadini che hanno chiesto la sospensione della serata per non “contribuire a un clima di islamofobia che incoraggia i razzisti e il razzismo”. La difesa della libertà di espressione induceva altrettante persone a contestare i manifestanti, pur dichiarando in molti la profonda avversione verso il pensiero della Le Pen.

 

Il timore che quel discorso, come altri, della leader del Fronte Nazionale francese possa incitare all’odio razziale o religioso, o anche fare apologia del fascismo, induce a freddo piuttosto a riflettere sull’opportunità di invitarla a intervenire. Una sottile linea separa la libertà di espressione dall’affermazione di posizioni razziste e negazioniste, una linea che non dovrebbe essere mai oltrepassata per non dare legittimazione a queste tesi. Marine Le Pen non è estranea a reazioni di questo genere: una analoga protesta si era avuta a Cambridge nel febbraio 2013 quando la politica era intervenuta a un dibattito pubblico alla Cambridge Union.

 

Contestati furono anche gli inviti del presidente dell’Iran Ahmadinejad a intervenire alla Columbia University di New York nel 2007 o di Papa Benedetto XVI a inaugurare l’anno accademico all’Università La Sapienza di Roma nel 2008. Due eventi che hanno spaccato la società statunitense e italiana sulla sua opportunità o meno, e sui timori circa i contenuti del discorso che avrebbero potuto smentire i principi dell’istituzione che aveva emesso l’invito, la democrazia e la laicità.

 

 Após ataque, França mobilizará 10 mil agentes

para proteger 'lugares sensíveis'

 

 

    atribuna.com.br -  Segunda-feira, 12 de Janeiro de 2015

N/A

Paris reuniu mais de 1,6 milhão de pessoas em marcha. Em todo o País, foram cerca de 3,7 milhões

 

A França mobilizará 10.000 militares para proteger os lugares sensíveis em todo o país após a onda de atentados que deixaram 17 mortos na semana passada, anunciou nesta segunda-feira o ministro da Defesa.

Jean-Yves Le Drian anunciou as medidas após uma reunião de crise com o presidente François Hollande, num momento em que a França busca evitar novos ataques extremistas.

Ao anunciar uma verdadeira operação interior, o ministro da Defesa destacou que "é a primeira vez em que há uma mobilização de tal amplitude em nosso território".

"Decidimos, junto ao chefe do Estado-Maior das Forças-Armadas (general Pierre de Villiers), mobilizar 10.000 homens para a proteção de pontos sensíveis em todo o território a partir de amanhã", terça-feira, acrescentou.

Segundo Jean-Yves Le Drian, que se negou a identificar quais eram esses pontos sensíveis, a mobilização dos soldados começou a ser colocada em andamento na manhã desta segunda-feira.

Cerca de 5.000 policiais e gendarmes já foram mobilizados nesta segunda-feira para proteger as 717 escolas e locais de culto judaicos na França após os atentados.

A França viveu um domingo histórico, mobilizando cerca de 3,7 milhões de pessoas em marchas pelas ruas de todo o País. Na capital Paris, foram cerca de 1,6 milhões de pessoas.

Francia recurre al Ejército frente al terror

 

Defensa despliega 10.000 militares para proteger los lugares más sensibles

Interior crea una unidad de 4.700 policías para vigilar sinagogas y centros hebreos

 

 

   elpais.com  -   12 Gennaio 2015

Un militar vigila una escuela judía en París. / G. FUENTES | REUTERS-LIVE!

 

Francia ha puesto en marcha desde este lunes la operación de seguridad interior más amplia de la V República, que arrancó en 1958, después de los atentados yihadistas que la semana pasadacostaron la vida a 17 personas. Por vez primera, el Ejército participa a gran escala en un dispositivo de estas características. Más de 10.000 militares se desplegarán por el país. El Gobierno ha decidido mantener en París y sus alrededores el nivel máximo de alerta, el de “peligro de atentados”, convencido de que puede haber en preparación nuevos ataques, entre otros motivos porque la policía sospecha que los tres terroristas contaban con cómplices aún localizados en Francia o en el exterior.

 

La operación se lanza al día siguiente de la histórica movilización ciudadana en defensa de los valores democráticos, en la que participaron unos cuatro millones de ciudadanos en toda Francia. “Es la primera vez que una operación de tal amplitud moviliza a nuestras fuerzas sobre el territorio”, señaló el ministro de Defensa, Jean-Yves Le Drian. Los soldados actuarán dentro del plan Vigipirate, puesto en marcha hace meses con mil militares a los que recientemente se sumaron otros 2.000.

 

Le Drian afirmó que los militares se encargarán de vigilar “cientos de puntos sensibles”. “Hace falta una respuesta excepcional”, aseguró este jueves el primer ministro, Manuel Valls, antes de asistir en el Elíseo a una nueva reunión del gabinete de crisis.

 

El despliegue sin precedentes incluye de forma especial la vigilancia y protección de las 717 escuelas judías y sinagogas. Unos 4.700 policías y gendarmes estarán dedicados a esta misión, informó el ministro del Interior, Bernard Cazeneuve, quien visitó la escuela judía Yaguel-Yaacov, cerca de donde la mañana del jueves pasado murió asesinada en Montrouge, al sur de París, la joven policía municipal Clarissa Jean-Philippe.

 

Fuentes de la comunidad judía han comentado a este periódico que la policía sospecha que Amedy Coulibaly, el presunto asesino de la agente, se dirigía a esa escuela para atacar a sus alumnos. Tuvo un pequeño accidente de tráfico, mató a la policía y, al día siguiente, atacó el Hyper Cacher de la avenida de Vincennes, donde asesinó a cuatro judíos antes de ser abatido.

 

Coulibaly, según esas fuentes, intentaba imitar al yihadista Mohamed Merah, quien en marzo de 2012 mató a tres niños en una escuela judía en Toulouse. El sábado, asociaciones como el Consejo de Representantes de Instituciones Judías de Francia, exigieron al Gobierno una especial vigilancia de escuelas y sinagogas. El primer ministro israelí, Benjamín Netanyahu, visitó este lunes el Hyper Cacher atacado antes de regresar a su país.

 

La comunidad judía también reclamaba hace años que el Gobierno designara a un responsable de proteger escuelas y centros de culto. Cazeneuve ha nombrado al prefecto Patrice Latron, quien también se ocupará de dar seguridad a las mezquitas. El Observatorio francés contra la Islamofobia ha señalado que, desde el ataque a Charlie Hebdo, se han registrado medio centenar de ataques y amenazas a locales musulmanes, incluidos disparos a tres mezquitas.

En paralelo, Francia y su Ejecutivo se plantean modificar la legislación antiterrorista. La última reforma se produjo en otoño, con una nueva norma para prohibir la salida del país de sospechosos de viajar a Siria.

 

Hollande ha asegurado que, gracias a ese tipo de medidas, “se han evitado varios atentados” en París, Niza o Lille. La policía afirma que se ha desmantelado 13 redes de captación en 12 meses.

 

Pese a todo, Interior calcula que más de 1.400 franceses se han enrolado como yihadistas en Siria e Irak. Entre 200 y 300, calcula, han regresado, lo que les convierte en la principal amenaza. Además, la policía ha constatado que varios encarcelados por sus actividades yihadistas o por delitos comunes se han radicalizado en las prisiones tras contactar con otros presuntos terroristas. Por todo ello, Valls señaló que se analiza la opción de “generalizar el aislamiento en prisión de los detenidos islamistas radicales”. En Francia hay 152 encarcelados por actividades yihadistas, según el Ministerio de Justicia. De ellos, 22 están agrupados, y no aislados entre sí, en la prisión de Fresnes, al sur de París.

 

Además, el Gobierno quiere “mejorar” los procedimientos judiciales para las escuchas telefónicas, para que sean “más eficaces”, y dotar de más medios a los servicios antiterroristas. Actualmente son 3.200 agentes y se quiere contar con 500 más, sobre todo informáticos y analistas.

Dirigentes de la Unión por un Movimiento Popular (UMP) mencionan incluso la posibilidad de aprobar en Francia una ley similar a la polémica Patriot Act aprobada en EE UU tras los ataques del 11 de septiembre. Nicolas Sarkozy, líder de la UMP, asegura que “no hay libertad sin garantía de seguridad” y defiende la expulsión de franceses que hayan participado como combatientes en Siria o Irak. “Quien tiene un documento de identidad francés pero quiere destruir Francia no tiene derecho a quedarse en territorio nacional”, declaró a RTL.

 

“Atención a todas esas medidas de excepción”, advierte Valls.

 

Un rassemblement qui ne marche pas de soi

 

 

SYLVAIN MOUILLARD ET RACHID LAÏRECHE     -    11 JANVIER 2015

Au bar Auvergnat à Chateaurouge, dimanche.

Au bar Auvergnat à Chateaurouge, dimanche. (Photo Frédéric Stucin)

 

REPORTAGE

Discriminations, récupération

politique, Dieudonné… A Paris ou en banlieue, des habitants sont restés à l’écart d’un défilé dont ils se méfient.

Loin, très loin de la manifestation qui allait rassembler plus d’un million de personnes à Paris quelques heures plus tard. Dimanche, à l’heure du déjeuner, le parking du centre commercial Rosny 2, le plus fréquenté de Seine-Saint-Denis, affiche presque complet. La jeunesse colle les vitrines pour ce premier week-end de soldes. Samia, maquillée, souriante et bavarde, aimerait acheter des bottes. Sa copine, Aurélie, 28 ans, plus discrète, l’accompagne pour le «plaisir». Elle a déjà«fumé» sa carte Bleue la veille. La manifestation ? «J’ai été marquée par les événements mais je ne sais pas pourquoi, j’ai le sentiment de ne pas me sentir concernée, confie Samia. Comme si c’était loin de moi alors que j’habite à dix minutes de la porte de Vincennes.»

 

 

 

A Parigi non è stato un giorno di gloria

 

INTERNAZIONALE  di  Giuliano Milani   -    13.01.2015

 

 

Nonostante la grandissima quantità di persone che ho visto sfilare ieri per le strade di Parigi, nonostante per me – tra i valori oggi disponibili – quelli repubblicani della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità non siano affatto i peggiori, penso che ieri non sia stato un giorno di gloria.

 

La folla che ho visto nel cortège est della manifestazione, quello che ho percorso per un po’ con amici e bambini, mi è apparsa soprattutto silenziosa, certamente ammutolita dallo shock, probabilmente fiera della propria grandezza, ma anche cauta, prudente nello scandire slogan diversi dal “Je suis Charlie” sotto il quale era stata convocata.

 

Forse perché a quattordici anni dall’11 settembre trovarsi insieme a un milione e mezzo di persone più tristi e impaurite di prima, strette intorno a un simbolo che sembra andar bene per scopi così diversi tra loro (la difesa della laicità, la protezione dell’identità europea, l’esaltazione della libertà, la revisione del trattato di Schengen) può offrire un momento di conforto, ma non può contribuire ad alcun cambiamento rispetto alla situazione che si è creata.

 

E allora ho pensato che un modo alternativo per rendere omaggio a questi morti sia cercare di capire meglio, al di là di quello che sappiamo già, la storia dei terroristi e quella delle vittime. Qualche chiara indicazione sui primi la dà, come sempre, Oliver Roy, in questo articolo in cui spiega tra l’altro quanto il fondamentalismo oggi sia un prodotto della parte più esclusa della gioventù europea. Su cosa sia stato, fino al 7 gennaio, Charlie Hebdo cominciano a essere disponibili molti materiali, anche se il testimone più autorevole (e spiazzante) è Luz, uno dei superstiti della redazione, che in questa intervista racconta la sua difficoltà di ritrovarsi a essere un simbolo dopo anni passati a cercare di colpire con la matita obiettivi limitati, contingenti e precisi.

 

Leggendoli, viene da pensare che, tra i tanti conflitti che il 7 gennaio ha illuminato di una luce nuova, c’è anche quello antico tra chi, di fronte a qualcuno che porta una bandiera (così come un altro segno di appartenenza), si concentra su quella bandiera e chi invece prova a capire chi la brandisce e perché.

 

La strage di Charlie Hebdo, per punti

Le cose fondamentali da sapere su cosa è successo ieri a Parigi

e cosa ne sappiamo, messe in ordine

 

• Mercoledì 7 gennaio due uomini incappucciati e vestiti di nero sono entrati nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo a Parigi intorno alle 11:30 per compiere una strage: hanno sparato con i loro kalashnikov uccidendo 12 persone e ferendone diverse altre, quattro delle quali restano in gravi condizioni.

• L’assalto è durato circa cinque minuti: secondo i testimoni gli assalitori apparivano molto calmi, addestrati e preparati per eseguire un’operazione mirata contro la redazione del giornale.

• Nell’attacco sono morti il direttore di Charlie Hebdo, Stéphan Charbonnier (che si firmava Charb), il famoso disegnatore francese Georges Wolinski, i disegnatori che si firmavano Cabu, Tignous, Honoré e quattro altre persone che a vario titolo collaboravano con il giornale. I due uomini incappucciati hanno anche ucciso un inserviente e due agenti di polizia.

• La sede di Charlie Hebdo si trova in rue Nicolas Appert, nell’undicesimo arrondissement di Parigi, poco a nord di Place des Voges e di Bastille. Il giornale esiste dagli anni Settanta e negli anni ha subìto diverse minacce per la sua satira sull’Islam. Nel 2011 la sede precedente del settimanale era stata incendiata e distrutta con una molotov dopo che la redazione aveva annunciato la nomina simbolica di Maometto come direttore di una sua edizione.

• Dopo l’attacco i due uomini sono risaliti sull’auto con cui erano arrivati e sono fuggiti, non è ancora chiaro se con l’aiuto di un complice. Per strada hanno urlato “Allah è grande” e “abbiamo vendicato il profeta Maometto”. L’auto è stata abbandonata dopo uno spostamento nel diciannovesimo arrondissement, dove gli assalitori hanno sequestrato un’automobile per proseguire la fuga.

• Secondo fonti anonime dei media francesi, uno degli assalitori avrebbe perso il proprio documento di identità in auto, rendendo più rapida la sua identificazione.

• Nella notte tra mercoledì e giovedì la polizia ha condotto perquisizioni in diverse città francesi e fermato diverse persone per accertamenti. In seguito il ministero dell’Interno ha diffuso un comunicato pubblicando i nomi dei due sospetti per l’attacco. Sono Said e Chérif Kouachi, due fratelli sulla trentina, indicati come “pericolosi e armati”. Sono state diffuse anche due foto segnaletiche.

• Chérif Kouachi nel 2008 era stato condannato a 18 mesi di prigione con l’accusa di terrorismo e di avere aiutato alcune persone a raggiungere l’Iraq per lavorare tra le milizie degli insorti.

• Sempre stando a notizie dei media francesi, non confermate dalle autorità, una terza persona si sarebbe costituita autonomamente dopo avere visto il suo nome circolare su televisioni e siti di informazione. Si tratterebbe di un ragazzo di 18 anni indicato dai media come complice, ma diversi suoi amici hanno segnalato che si trovava normalmente a scuola all’ora dell’attacco contro Charlie Hebdo.

• Il presidente francese François Hollande ha parlato di “attacco terroristico” e ha definito la strage “una barbarie”. Ha poi invitato tutta la Francia a rimanere unita e si è impegnato a trovare gli autori dell’assalto per “consegnarli alla giustizia”.

• Decine di migliaia di persone hanno manifestato in alcune delle principali città francesi, mostrando cartelli con la scritta “Je suis Charlie” (“Io sono Charlie”). La stessa frase è stata usata sui social network, dove milioni di persone hanno pubblicato messaggi di solidarietà nei confronti delle famiglie delle persone uccise e più in generale della Francia. Altre manifestazioni sono state organizzate in molte città europee e statunitensi.

• Il presidente statunitense Barack Obama ha commentato le notizie da Parigi ricordando che “il fatto che si sia trattato di un attacco contro giornalisti, contro la nostra stampa libera, dimostra quanto i terroristi temano la libertà di espressione e della stessa stampa”. Molti leader politici e capi di stato del mondo hanno condannato l’assalto contro Charlie Hebdo, e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha parlato di un “assalto diretto contro la democrazia, i media e la libertà di espressione”.

• In Francia oggi è giorno di lutto nazionale.

 

Direct - «Charlie Hebdo»:

 les suspects repérés près de Villers-Cotterêts

 

 

LIBERATION avec AFP 
(Mis à jour: )

 

Une affichette «Je suis Charlie» accompagnée des portraits des dessinateurs assassinés, près des locaux de «Charlie Hebdo», le 8 janvier 2015.

Une affichette «Je suis Charlie» accompagnée des portraits des dessinateurs assassinés, près des locaux de «Charlie Hebdo», le 8 janvier 2015.

(Photo Martin Bureau. AFP)

 

 

 

Un déploiement du Raid et du GIGN

est actuellement en cours dans cette zone

 

L’ESSENTIEL

• Au lendemain de l’attentat ayant fait douze morts au siège de Charlie Hebdo, la police recherche toujours deux frères, principaux suspects de l’attaque sanglante. Un troisième suspect s’est rendu dans la nuit à Charleville-Mézières.

• Sept membres de l’entourage des auteurs présumés de l’attaque ont été placés en garde à vue mercredi soir.

• François Hollande a annoncé une journée de deuil national ce jeudi et recevra dans la journée les principaux leaders des formations politiques françaises.

A lire aussi Notre récit de la journée de mercredi dans notre dossier spécial. A voir : le diaporama, «les transports roulent pour Charlie», et le reportage de notre envoyée spéciale à Reims

 

14h15. «7 janvier 2015. Ce midi, l’horreur a frappé à la porte, écrit notre éditeur Quentin Descamps dans un message retraçant sa journée à Libération lors de l'annonce de l'attaque. C’était une journée de travail avec ce mal au bide, cette envie de pleurer, de chialer, d’exulter». L'intégralité de son message est à lire sur sa page Facebook.

14 heures. Les deux suspects recherchés pour l’attentat contre Charlie Hebdo ont été repérés jeudi à la mi-journée près de Villers-Cotterêts (Aisne), et un déploiement du Raid et du GIGN est actuellement en cours dans cette zone, selon des sources policières. Les unités d’élite de la police et de la gendarmerie nationales «sont positionnées pour vérification d’objectifs dans cette zone, où a été abandonnée la voiture utilisée par les deux suspects, identifiés par un témoin».

13h50. Le quotidien danois constamment menacé depuis qu’il a publié en 2005 des caricatures de Mahomet est le seul de son pays à ne pas reproduire de dessin de Charlie Hebdo. «Je réaffirme mon droit en tant que rédacteur en chef de publier tout type de dessins de nouveau à un certain moment. Mais pas là», se justifie le rédacteur en chef du Jyllands-Posten, Jørn Mikkelsen, dans les colonnes de son propre journal. «La vérité c’est que pour nous il serait complètement irresponsable de publier de vieux ou de nouveaux dessins du prophète maintenant», explique Jørn Mikkelsen. «Beaucoup ne veulent pas l’admettre. Moi si, quoique à contrecœur. Le Jyllands-Posten a une responsabilité envers lui-même et ses salariés».

À lire aussi L'écho des caricatures danoises

13h40. «Le journal Charlie Hebdo sortira mercredi prochain et sera tiré à un million d’exemplaires», déclare à l’AFP l'avocat du journal Richard Malka, contre 60 000 habituellement. Ce sera un numéro de 8 pages, a-t-il dit, au lieu de 16 pages habituellement. Le journal a notamment reçu des aides des groupes Canal+ et Le Monde, et l’équipe sera hébergée par Libération, a-t-il précisé.

13h15. Notre journaliste Isabelle Hanne partage sur Twitter les coulisses du célèbre titre de Charlie en 2006.

12h15. A Berlin, le groupe Axel Springer, éditeur notamment du journal populaire Bild, a inscrit «Je suis Charlie» sur le panneau d'affichage de son immeuble. 

12h10. Ils descendent des bureaux un à un, parfois en petits groupes serrés, les yeux bas. Les agents de la communauté urbaine de Strasbourg se massent sur le parvis du centre administratif, comme ils l’ont déjà fait la veille, quelques heures après l’attentat à Charlie Hebdo. Midi approche. On parle peu et quand les mots viennent, ils sont chuchotés. Un agent en fin carrière fume. Il souffle quelques mots. «C’est effrayant», «un symbole attaqué». «Je pense en même temps à tous ces musulmans de France, à toutes les autres minorités qui demain n’oseront plus sortir de chez elles», lâche-t-il. Le recueillement dure plusieurs minutes, on sanglote en silence. N.R.

12h10. A midi, dans le Westminster Hall, au cœur du Parlement britannique, députés, journalistes et personnels sont rassemblés, un stylo à la main, pour une minute de silence. Les drapeaux au-dessus du 10 Downing Street, la résidence du Premier ministre britannique, sont en berne. «Nous restons unis avec le peuple français après les horribles assassinats à Paris», déclare le Premier ministre David Cameron.

Toute la presse britannique titrait sur la tragédie, avec un clin d’œil particulier de The Independent, qui affichait sur sa une une caricature de la main d’un dessinateur, armée d’une plume, ensanglantée, et levant un doigt d’honneur triomphant.

La couverture de «The Independent» en hommage aux victimes de «Charlie».

The Sun pour sa part affichait un énorme «NON !» sur sa une, au-dessus de l’atroce photo montrant le policier à terre plaidant pour sa vie avant que les terroristes ne l’abattent. Roy Greenslade, chroniqueur pour The Guardian, a appelé à montrer sa solidarité pour «la liberté de la presse en portant un t-shirt affichant les mots "Je suis Charlie"». S.D-S.

 

12h10. Sur le parvis de Notre-Dame à l’heure du glas qui a duré plus d’un quart d’heure, Florence dit : «J’ai envie de bouger, d’agir, j’espère que les Français vont se mobiliser, c’est un instant très grave». Isabelle et Béatrice, la quarantaine, qui travaillent dans le «domaine culturel» se cachent tant bien que mal de la pluie battante. «Le glas de Notre-Dame, cela rassemble tous les Parisiens aux heures sombres. C’est un signe de rassemblement et aussi, dans mon cas, un moment de prière pour les défunts. Pour notre pays, cela a à voir avec la liberté d’expression», explique Isabelle. Dans l’assemblée, un cri retentit : «Je suis Charlie!». Des stylos et des crayons sont tenus à bout de bras. Un groupe de jeunes fait un cercle et se tient par la main. A la fin du glas, la foule applaudit. D.A.

12h05. Une minute de silence a été observée en France et à de nombreux endroits à l’étranger à midi. De multiples témoignages affluent sur Twitter. 

11h55. Place de la République, des dizaines de personnes continuent de photographier des messages sur la statue, peu avant la minute de silence. Une ronde silencieuse se forme autour de la place et s’élargit au fur et à mesure.

 

Place de la République le 8 janvier 2015, juste avant la minute de silence en hommage à Charlie Hebdo.

A voir aussi Partout dans le monde, des dessinateurs rendent hommage à «Charlie»

 

Les suspects aperçus dans l'Aisne

 

11h40. Les deux suspects de l’attentat ont été vus jeudi matin dans l’Aisne, alors qu’ils étaient à bord d’une Clio grise et porteurs d’armes de guerre. Le gérant d’une station-essence à proximité de Villers-Cotterêts (Aisne) a «formellement reconnu les deux hommes soupçonnés d’avoir participé à l’attentat de Charlie Hebdo», explique une source proche du dossier. «Les deux hommes sont cagoulés, avec kalachnikov et lance-roquettes apparents», confirme une autre source. «Les plaques d’immatriculation ne correspondent pas au véhicule», selon elle.

Un important dispositif policier est en cours de déploiement, pour assurer leur interception éventuelle. «Les brigades d’intervention, stationnées porte de la Villette (à Paris), ont reçu l’ordre de s’équiper de fusils d’assaut et d’équipements de protection», a ajouté une source policière.

 

11h30.Les responsables des cultes en France se sont réunis dans la matinée à la Grande mosquée de Paris afin de monter une initiative commune. A l'issue de cette réunion, ils observeront ensemble une minute de silence. Une réunion du CFCM (Conseil français du culte musulman) a eu lieu au même endroit un peu plus tôt dans la journée : il a appelé les imams à exprimer leur soutien aux victimes de l'attentat et leur défense de la liberté d'expression lors de leur prêche du vendredi. Il a également demandé aux musulmans de se joindre au rassemblement républicain non pas en tant que fidéles mais comme Français. L’UOIF (Union des organisations islamiques de France), qui boycotte le CFCM, avait été invitée à participer à la réunion. B.S.

 

11h25.Le Parlement européen rend hommage aux victimes par une minute de silence, qui sera suivie à midi par d’autres hommages des institutions européennes, devant lesquelles les drapeaux flottent en berne. Une centaine de parlementaires et d’employés ont participé à cet hommage sur la place devant le Parlement, «pour montrer la solidarité avec les citoyens français, les autorités et les victimes de l’attaque meurtrière», selon le président Martin Schulz.

Par ailleurs, une minute de silence sera observée sur tous les terrains de football de France lors des rencontres des compétitions nationales, régionales et départementales du week-end. Même chose avant tous les matches de basket.

11h10. Les hommages aux victimes continuent, même sur les routes et dans les maternités.

11h05.Plusieurs médias américains et anglophones ont choisi de censurer des dessins sur l’islam parus dans Charlie Hebdo pour rendre compte de l’attentat, comme l’ont notamment relevé les sites Buzzfeed et Slate.fr. C’est le cas du journal bitannique The Telegraph, qui a flouté la représentation de Mahomet sur la une en photo, comme l’a signalé cet internaute sur Twitter :

 

Le New York Daily News, de son côté, a carrément choisi de flouter complètement la une tenue par Charb lors de l’attentat qui avait visé les locaux du journal, en 2011. Le journal avait été rebaptisé «Charia Hebo» avec le prophète Mahomet en couverture.

 

Une photo publiée par le New York Daily News pour illustrer la mort de Charb.

D’autres ont plus subtilement joué sur le cadrage, comme le New York Times par exemple, qui a choisi de couper la une que tient Charb sur la photo choisie, et a expliqué ce choix à Buzzfeed : «Suivant les règles du journal, nous ne publions habituellement pas d’images intentionnellement créées pour heurter les sensibilités religieuses. Après avoir réfléchi soigneusement à la question, les éditeurs du Times ont décidé que le fait de décrire les caricatures en question donnerait aux lecteurs assez d’informations pour comprendre les événements d’aujourd’hui.»


«Marche républicaine» dimanche

11 heures. Les noms des douze victimes de l'attentat.

Noms des victimes de Charlie Hebdo.

10h35.Le grand rassemblement d’hommage aux victimes, initialement prévu samedi, se déroulera dimanche «afin de garantir les meilleures conditions de mobilisation et de sécurité», annonce Matignon. Il partira à 15 heures de la place de la République, à Paris, pour se rendre vers la place de la Nation. Ce rassemblement, qui doit prendre la forme d’une «marche républicaine» à Paris, a été initié jeudi par le Parti socialiste, le Parti communiste, Europe Écologie-Les Verts, le Mouvement républicain et citoyen et le Parti radical de Gauche. Manuel Valls a appelé jeudi Nicolas Sarkozy pour convier l’UMP. La présidente du FN Marine Le Pen dit attendre un appel de Manuel Valls à ce sujet.

 

Ce changement de date doit notamment permettre une plus grande affluence, les Français étant davantage disponibles le dimanche, et donner un délai un peu plus long à la police pour organiser le rassemblement, selon un proche du Premier ministre.

10 heures. La RATP interrompra son trafic durant une minute à midi.

Le ministre français de l'Intérieur Bernard Cazeneuve, le 23 décembre 2014 à Paris

9h50. «Ces individus avaient fait l'objet de surveillance. Leur statut n’était pas judiciarisé (il n’y avait pas de procédure judiciaire en cours les visant). Il n’y avait pas d’élément les concernant témoignant de l’imminence d’un attentat», explique Bernard Cazeneuve (photo AFP), le ministre de l'Intérieur, au sujet des deux suspects, sur Europe 1. «Nous prenons 100% de précaution, mais (...) ce n’est pas le risque zéro», ajoute le ministre au sujet de la prévention des attentats sur le territoire français. «Nous sommes face à un risque exceptionnel qui peut conduire à d’autres manifestations de violence», prévient-il.

9h40. La filière de la sécurité privée renforce ses dispositifs pour protéger les entreprises et assure coopérer avec les pouvoirs publics en matière de prévention. Le secteur a mis «à la demande de nos clients, qui sont parfois très sensibles, des moyens complémentaires qui permettent d’améliorer le niveau de vigilance», déclare le président de l’Union des entreprises de sécurité (USP) privée, Claude Tarlet, sur BFM-Business. Les dispositifs ont été renforcés par exemple «dans des entreprises où il faut assurer l’accueil et le filtrage» et «dans des bâtiments, où il n’y avait pas de présence la nuit», précise-t-il, sans citer de noms des sociétés demandeuses.

La présidente du Front National, Marine Le Pen, le 11 novembre 2014 à Châlons-en-Champagne

9h10.Marine Le Pen (photo AFP) rappelle qu’elle souhaite proposer, si elle est élue présidente, un «référendum sur la peine de mort» à laquelle elle est «personnellement favorable». «J’ai toujours dit que j’entendais offrir aux Français la possibilité de s’exprimer sur le sujet par l’intermédiaire d’un référendum. Moi à titre personnel, je pense que la peine de mort doit exister dans notre arsenal juridique, à charge évidemment pour les jurés, pour les crimes les plus odieux, de pouvoir faire ce choix», développe-t-elle. Elle réclame aussi, de longue date, «la maîtrise de nos frontières, la déchéance de la nationalité, le renforcement des moyens accordés à la police qui a vu ses effectifs fondre ces dernières années». «Il manque de moyens dans le renseignement français. Il y a de très bonnes qualités, mais à l’impossible nul n’est tenu», déplore la patronne du FN.

L’eurodéputée participe-t-elle à «l’unité nationale» à laquelle a appelé François Hollande mercredi soir ? «Bien entendu, je crois que l’ensemble de la nation est unie, d’abord dans la douleur, aussi dans le sentiment très profond que la France est attaquée, que notre culture, nos libertés, nos valeurs, notre mode de vie ont été attaqués.» Alors que France 2 lui demande si elle compte participer à la «marche républicaine» prévue samedi, elle répond : «M. Valls a appelé Sarkozy pour l'(y) convier. J’attends que mon téléphone sonne pour que le Premier ministre invite évidemment la représentante d’un parti qui a fait 25% aux dernières élections à se rendre à cette manifestation d’unité nationale». Vous êtes prête à y aller ? «De la même manière que nous avions participé à la cérémonie qui avait eu lieu à l’initiative de Nicolas Sarkozy lors de la mort des militaires assassinés par Merah» en mars 2012, confirme l’eurodéputée.

 

Réunion de crise à l'Élysée

9h05. Une nouvelle réunion de crise a débuté à 8h40 à l’Elysée autour de François Hollande et du Premier ministre, Manuel Valls. Cette réunion se tient «dans la même formation» que la première convoquée mercredi après-midi au palais présidentiel dans la foulée de l’attentat. Bernard Cazeneuve (Intérieur), Jean-Yves Le Drian (Défense), Christiane Taubira (Justice), Laurent Fabius (Affaires étrangères) et Fleur Pellerin (Culture et Communication) ainsi que les responsables des principaux services de police, de gendarmerie et de renseignement intérieurs et extérieurs participaient à cette réunion.

Le président Hollande devait recevoir ensuite, à 9h30, son prédécesseur et président de l’UMP Nicolas Sarkozy. Il prononcera dans la foulée et comme prévu, l’éloge funèbre de l’ancien résistant et parlementaire Robert Chambeiron aux Invalides, a ajouté l’Elysée. Puis il observera jeudi à midi à la Préfecture de police de Paris, endeuillée par la mort de deux policiers, le «moment de recueillement» prévu dans l’ensemble des services publics en mémoire des victimes de l’attentat.

Florian Philippot a fait une apparition au réveillon polémique de jeunes du FN et de l'UMP.

8h50. Comme RTL demandait à Florian Philippot (photo AFP) s’il pouvait dire «Je suis Charlie», comme le proclame la presse jeudi matin, alors que ce journal n’a pas épargné son parti, il répond : «Bien sûr : quand on défend la liberté d’expression, on la défend toute, y compris celle qui vous égratigne». «La concorde nationale, l’unité nationale s’est faite assez naturellement», relève Florian Philippot, ce qu’il juge «rassurant et encourageant».

«Il faut maintenant nommer ce problème, ce mal, fondamentalisme islamique», ajoute-t-il, regrettant «certaines pudeurs sur ce sujet de la part des responsables politiques». «Il faut se donner les moyens de le combattre, ce qui manifestement n’a pas été fait», mais cela fait «bien longtemps qu’il y a un certain laxisme». Pour lui, «c’est une évidence qu’il y a un lien entre l’immigration et la montée du fondamentalisme islamique», qui «n’est pas tombé du ciel».

«Il n’y a pas que l’immigration à arrêter, il faut aller vers le financement», a poursuivi le député européen frontiste, en visant «le Qatar et l’Arabie Saoudite avec lesquels nous avons de trop bonnes relations», et aussi «les prédicateurs étrangers violents à renvoyer».

8h35. D'après France Info, des coups de feu ont été tirés ce matin dans le sud de la capitale, porte de Châtillon. On ne sait pas encore s'il existe un lien avec la fusillade à Charlie. Deux policiers «sont à terre», indique une source policière. Un homme a fait feu sur eux peu après 8 heures.

8h25. Les hommages aux victimes de l'attaque contre Charlie continuent, y compris dans les transports en commun.

8h10. Sept membres de l’entourage des auteurs présumés de l’attaque contre Charlie Hebdo sont en garde à vue jeudi matin, apprend-on de source judiciaire. Hommes et femmes, ces personnes ont été placées en garde à vue tard mercredi soir. Les lieux d’interpellation n’ont pas été précisés dans l’immédiat. 

Manuel Valls, le 27 décembre 2014 à Lievin, dans le nord de la France

8 heures. Manuel Valls (photo AFP) a déclaré sur RTL qu'«il y a eu plusieurs interpellations cette nuit, il y a des gardes à vue», sans plus de précisions. «Ces individus étaient sans doute suivis, mais il n’y a pas de risque zéro, a ajouté le Premier ministre. Les service de police et de justice ont démantelé de nombreux groupes, contrariés des projets d’attentat. C’est bien la preuve que nous agissons. Ce sont des centaines d’individus qui sont suivis, des dizaines de personnes qui ont été interpellées, des dizaines de personnes qui ont été incarcérées. Cela montre la difficulté devant laquelle sont placés nos services: le nombre d’individus qui représentent un danger».

 

«La réponse des Français, parce que le cœur de la France est grand, est une réponse je crois extraordinaire de mobilisation, c’est ça qu’il faut dire», a-t-il estimé. 

 

7h30. Dans un communiqué, le président afghan, dont le pays est confronté quasi quotidiennement à des attentats talibans, condamne «fermement l’attaque terroriste contre Charlie Hebdo». «Tuer des gens sans défense et des civils est un acte terroriste de haine, il n’y a pas de justification à cet acte de haine», ajoute Ashraf Ghani, qui présente ses condoléances au président français, aux familles des victimes et au «peuple de France». En septembre 2012, entre 200 et 300 personnes avaient marché à Kaboul pour dénoncer la publication par Charlie Hebdo de nouvelles caricatures de Mahomet et la diffusion du film américain anti-islam L’innocence des musulmans.

Le Pakistan a également «condamné l’attaque terroriste brutale de Paris» et présenté ses condoléances au «peuple français».

 

Deuil national

5 heures. Le décret signé du Président est au Journal officiel du jour : «Le jeudi 8 janvier 2015 est déclaré jour de deuil national en hommage aux victimes de l’attentat commis à Paris le 7 janvier 2015.» Les drapeaux seront mis en berne pendant trois jours et un «moment de recueillement dans tous les services publics» sera observé ce jeudi midi. Le deuil national est une décision rarissime en France.

A la mi-journée, une cérémonie d’hommage et de recueillement aux victimes de l’attaque se déroulera dans la cour d’honneur de l’Assemblée nationale.

2h45. Un appel à témoins avec les photos des deux frères recherchés dans l’enquête sur l’attentat contre Charlie Hebdo est diffusé par la police.

Ces personnes, Chérif et Said Kouachi, 32 et 34 ans, sont «susceptibles d’être armées et dangereuses», prévient la préfecture de police de Paris, précisant qu’ils «font l’objet de mandats de recherche».

À lire aussi notre enquête sur l’itinéraire des deux principaux suspects

À lire aussi dans nos archivesLe nom de Chérif Kouachi apparaissait en 2005 dans une enquête sur une filière jihadiste

2h30.Le plus jeune des trois hommes recherchés dans l’enquête sur l’attaque de Charlie Hebdo s’est rendu dans la soirée au commissariat de Charleville-Mézières (Ardennes), rapporte l’AFP. Mourad H., 18 ans, soupçonné d’avoir aidé les deux tireurs, s’est rendu «vers 23 heures après avoir vu que son nom circulait sur les réseaux sociaux», a expliqué à l’AFP une source proche du dossier. «Il a été interpellé et placé en garde à vue», a confirmé à l’agence une autre source, affirmant aussi que «plusieurs gardes à vue» étaient en cours «dans l’entourage» des deux frères recherchés dans cette affaire.

 

LIBERATION avec AFP

 

Il governo francese si è dimesso

 

Era in carica dallo scorso aprile sotto la guida di

Manuel Valls, all'origine della crisi c'è un contrasto

sulla politica economica del paese:

entro domani sarà comunicato il nuovo esecutivo

 

 

 

Il primo ministro francese Manuel Valls ha presentato al presidente François Hollande le dimissioni del suo governo. Hollande ha chiesto che venga formato al più presto un nuovo esecutivo più coerente «con le linee guida che il paese si è prefissato»: domani, martedì 26 agosto, saranno comunicati i nomi dei nuovi ministri. Secondo quanto scrive Le Monde Manuel Valls dovrebbe mantenere la sua posizione. L’annuncio delle dimissioni è arrivato oggi, lunedì 25 agosto, dopo un’incontro di un’ora tra il primo ministro e il presidente della Repubblica.

 

All’origine della crisi ci sarebbe uno scontro tra il primo ministro Valls e il ministro dell’economia Arnaud Montebourg che era stato avversario di Hollande alle primarie, e che appartiene all’ala più a sinistra del Partito Socialista: era stato scelto nel precedente governo come ministro delle Attività produttive. Sabato scorso, in un’intervista al quotidiano Le Monde, Montebourg aveva chiesto un cambiamento di direzione del governo in materia economica, dicendo che era necessario «dare priorità all’uscita dalla crisi e mettere in secondo piano la riduzione dogmatica del deficit, che porta ad austerità e disoccupazione». Aveva anche dichiarato che era arrivato il momento di «trovare una leadership alternativa» ricevendo il sostegno di Benoît Hamon ministro all’Educazione nazionale, Insegnamento e Ricerca e importante esponente del PS. Montebourg ha sempre attaccato duramente il sistema finanziario (“il sistema che ha comprato la politica”) e le banche, indicandoli come responsabili principali della crisi economica. Sostiene la necessità che lo Stato “prenda il controllo” dell’economia, approvando misure protezionistiche e lottando contro la corruzione e contro i paradisi fiscali. Diversi analisti sostengono che Hollande e Valls avrebbero potuto semplicemente sostituire i due ministri critici con il governo, Montebourg e Hamon, ma che entrambi avrebbero rifiutato di dimettersi. Un’altra ipotesi è che il presidente della Repubblica e il primo ministro abbiano preferito simbolicamente formare un nuovo governo per inviare un segnale forte ai “frondisti” della maggioranza.

 

Nel frattempo, l’economia francese continua ad andare male: non c’è crescita, è aumentata la disoccupazione, molte grandi industrie sono in crisi e hanno tagliato migliaia di posti di lavoro e, soprattutto, non ci sono segni che questa tendenza sarà invertita in futuro. Florian Philippot, vicepresidente del partito di estrema destra Front National, ha detto che anche il nuovo governo «sarà un fallimento perché porterà avanti la stessa politica», ha chiesto lo scioglimento dell’Assemblea e il ritorno alle elezioni. La stessa richiesta è stata avanzata da alcuni esponenti dell’UMP.

 

Nell’aprile del 2014, dopo il risultato delle elezioni amministrative che avevano portato a una pesante sconfitta per il Partito Socialista al governo, a un’avanzata del Front National di Marine Le Pen e alla vittoria dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP), tornato a essere il primo partito del paese, il governo di Jean-Marc Ayrault si era dimesso: il presidente della Repubblica François Hollande aveva nominato come nuovo primo ministro Manuel Valls, già ministro degli Interni, che aveva a sua volta formato un nuovo governo che è durato solamente 147 giorni: il periodo più breve nella storia recente della Francia.

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Il condominio dove il Welfare è “fai da noi”

 

 

Foto: Il condominio dove il Welfare è “fai da noi”

 

Arriva in Francia il  “Villaggio Verticale”. Un condominio unico, emblema della perfetta unione tra necessità abitativa e solidarietà, diventato realtà nella regione Rodano-Alpi. Democraticomutualistico e senza scopo di lucro, nasce dal progetto pilota della prima cooperativa di abitanti nata Oltralpe, realizzatrice di un esempio di community care. 14 famiglie di diversa estrazione sociale, ognuna con il proprio appartamento, proprietari collettivi dello stabile, decisi a metterlo a nuovo in nome di uno stile di vita sostenibile e basato sulla reciprocità. Una risposta reale all’isolamento delle categorie più vulnerabili, alla ghettizzazione urbana e  alla crisi abitativa. Arricchita da un valore aggiunto: lo scambio di piccoli servizi tra vicini (cura di anziani e bambini, spesa e cucina collettiva, prestito di oggetti, acquisti condivisi). E la condivisione di spazi comuni (terrazza, giardino, lavanderia, sala riunioni) realizzati in materiali ecocompatibili nel bel mezzo di un quartiere popolare. Un laboratorio di ecologia urbana, sostenuto dalla cooperativa Habicoop.

 

 

Les corps des journalistes tués au Mali

de retour en France

 

AFP - 5 novembre 2013

Les cercueils des journalistes de RFI tués à Kidal, Ghislaine Dupont et Claude Verlon, à l'aéroport de Roissy, le 5 septembre près de Paris.

Les cercueils des journalistes de RFI tués à Kidal, Ghislaine Dupont et Claude Verlon, à l'aéroport de Roissy, le 5 septembre près de Paris. (Photo Fred Dufour. AFP)

 

Le vol Air France rapatriant les dépouilles de Ghislaine Dupont et Claude Verlon, assassinés samedi dans les environs de Kidal, s'est posé ce matin à Roissy

 

L’avion transportant les corps des deux journalistes français de Radio France Internationale (RFI) assassinés samedi dans le nord-est du Mali a atterri mardi à 7 heures à l’aéroport parisien de Roissy, a constaté un photographe de l’AFP présent à bord de l’appareil.

Le vol AF3873 avait quitté Bamako tard mardi soir avec à son bord les cercueils de Ghislaine Dupont, 57 ans, et Claude Verlon, 55 ans, tués par balles samedi peu après avoir été enlevés par des hommes armés à Kidal, fief des Touareg et de leur rébellion.

 

A lire aussi : Les zones d’ombre d’un double meurtre

 

François Hollande, accompagné des ministres des Affaires étrangères et de la Communication, Laurent Fabius et Aurélie Filippetti, est présent à l’aéroport, où les familles des journalistes tués et une vingtaine de leurs collègues avaient commencé à arriver peu avant 6 heures. L’Elysée avait indiqué lundi soir que le chef de l’Etat souhaitait être à leurs côtés et «les accompagner dans leur douleur».

 

Tant le gouvernement malien que les autorités françaises ont affirmé leur détermination à retrouver les auteurs des meurtres des deux envoyés spéciaux de RFI, qualifiés par Paris d’assassinats commis de sang froid par des «terroristes». La gendarmerie malienne a annoncé lundi qu’une dizaine de suspects avaient été interpellés, ce que Paris n’a pas confirmé, parlant seulement «d’opérations en cours».

 

Le parquet de Paris a ouvert une enquête pour «enlèvements suivis de mort en relation avec une entreprise terroriste» et des policiers français doivent participer à l’enquête au Mali.

 

Parallèlement, la France a envoyé lundi soir 150 soldats en renfort à Kidal, a annoncé mardi le chef de la diplomatie française Laurent Fabius. «Instruction a été donné que 150 militaires partent du sud du Mali pour se rendre à Kidal, ce qui a été fait hier soir», a déclaré le ministre, interrogé par RFI.

 

 

 

 

 

L'expulsion d'une jeune Kosovare indigne les socialistes

 

Au bureau national, de nombreux élus se sont émus de l'arrestation de la jeune Léonarda dans le Doubs et demandent au ministère de l'Intérieur de réagir.

 

Liberation di Lilian ALEMAGNA et Laure BRETTON  15 octobre 2013

 

 

Le siège du Parti socialiste, rue de Solférino, à Paris, en 2012.

Le siège du Parti socialiste, rue de Solférino, à Paris, en 2012. (Photo Jacques Demarthon. AFP)

 

Il leur a fallu 24 heures. Ce mardi soir, réunis en bureau national, les socialistes se sont indignés de l’expulsion de la jeune Kosovare Léonarda, 15 ans, arrêtée lundi par la police dans le Doubs lors d’une sortie scolaire avant d’être expulsée avec sa famille, ainsi que l'a rapporté RESF. Après l’intervention d’Arnaud Montebourg venu présenter sa «nouvelle France industrielle» et des échanges tendus sur la réforme des retraites, tous les courants sont tombés d’accord pour dénoncer une opération de police bien loin de la ligne du gouvernement «fermeté et humanité».

 

 

Dopo l'ecatombe di Lampedusa

La Francia chiede un meeting Ue

 

 

Redazione -  05 ottobre 2013

ayrault

 

Il premier francese Jean-Marc Ayrault ha chiesto oggi una “rapida” riunione dell’Ue per affrontare il tema della gestione delle frontiere, alla luce di quanto accaduto nelle acque di Lampedusa, dove il rovesciamento di un barcone ha provocato la morte di oltre 300 migranti.  

"I politici europei devono parlare, e subito in quanto sta a loro incontrarsi per trovare soluzioni opportune. La compassione non è abbastanza”.

 

Nel 2011 con l'esplosione dei fatti i n Libia, e in avvio di quella che fu definita l'emergenza nord Africa, il governo di Sarkozy,  aveva chiuso la  frontiera di Ventimiglia, per evitare che la mole di africani  potesse dirigersi verso il paese.

 

Il punto di discrimine fu la convenzione internazionale di Dublino 2 che impone il carico della gestione del migrante nel paese europeo dove approda e quindi lascia le sue impronte digitali. Ma questa regola, nella situazione storica attuale, è assolutamente anacronistica e va cambiata, visto che già nel 2013 sarebbero oltre 30mila gli immigrati sbarcati sulle coste italiane a causa dei conflitti bellici, che si riversano contro le popolazioni inermi. E questo non può che essere un problema europeo.

 

 

 

Gli scontri a Trappes, in Francia

 

Nella notte tra sabato e domenica gruppi di manifestanti hanno attaccato una stazione di polizia,

dopo che una coppia è stata fermata a causa della legge che vieta il velo islamico

 

il Post 21 luglio 2013

 

Nella notte tra sabato 20 luglio e domenica 21 luglio a Trappes – un comune francese della regione dell’Île-de-France, alla periferia di Parigi – circa cinquanta persone hanno lanciato sassi contro una caserma di polizia e incendiato alcune auto. Anche durante la notte precedente ci sono stati degli scontri, a cui hanno partecipato circa 250 persone, con lanci di bombe Molotov. La polizia ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni. Quattro persone sono state arrestate.

Diversi gruppi di manifestanti avevano iniziato a protestare il 19 luglio, dopo l’arresto di un uomo accusato di aver tentato di strangolare un poliziotto: l’agente aveva chiesto alla moglie dell’uomo di togliere il niqab – uno dei tipi di velo femminile secondo la tradizione islamica – per un controllo. Una legge del 2011 vieta in Francia di indossarlo in luoghi pubblici.

Secondo quanto spiegato da Vincent Lesclous, pubblico ministero di Versailles, la donna, di 20 anni, si sarebbe rifiutata di togliersi il velo e il marito, di 21 anni, avrebbe poi aggredito l’agente. Entrambi sono stati rilasciati dopo poche ore e la donna rischia una multa per non essersi tolta il velo.

 

 

 

LA GASTRONOMIA FRANCESE IN CRISI D'IDENTITA':

LA BAGUETTE NON SI CONSUMA PIU' 

 

 

di Aurora Bergamini - 26 giugno 2013 (ANSA)

 

PARIGI - La 'baguette' non è più il pane quotidiano dei francesi: negli ultimi dieci anni sono diminuite drasticamente le vendite del tipico filoncino simbolo di Parigi e della Francia spodestato da cereali e pasta. E a mangiarlo due volte al giorno è ormai solo il 50% della popolazione, in gran parte anziana.

 

Secondo l'Osservatorio del pane, all'inizio del 1900 si consumavano quotidianamente 900 grammi di pane per persona, mentre nel 2003 si è scesi a 143 grammi e nel 2010 a solo 129 grammi, l'equivalente di mezza baguette. Un recente studio fa notare che i ragazzi di età compresa tra i 20 e i 24 anni mangiano il 46% di pane in meno delle persone che hanno più di 65 anni.

 

Anche i panettieri lamentano la crisi: "I clienti sono sempre meno - dice Jasmine che da 15 anni gestisce una 'boulangerie' nel XX/o arrondissement di Parigi -. Non ci sono più le lunghe file di un tempo davanti alla mia bottega la domenica mattina". Per contrastare questa tendenza l'osservatorio ha lanciato oggi una campagna, con manifesti appesi nelle metropolitane e nelle strade delle principali città, dal titolo 'Hey, hai comprato il pane?'.

 

"La baguette soffre della diffusione dei prodotti concorrenti - spiega Valerie Mousques-Cami, responsabile della comunicazione dell'Osservatorio del pane -: i cereali a colazione, i biscotti a merenda e la pasta o il riso durante i pasti". "Gli stili di vita cambiano - osserva anche Pascale Hebel del Centro di ricerca per lo studio dei consumi alimentari (Credoc) -. Sempre più francesi, in particolare i giovani adulti, saltano la colazione che è il pasto in cui di solito si consuma più pane". Inoltre, prosegue la Hebel, negli ultimi dieci anni i menù si sono semplificati a antipasto, piatto principale e dessert: il pane non è più necessario per accompagnare i pasti.

 

Per il giornalista Serge July, uno dei fondatori del quotidiano Liberation, il pane è un alimento centrale nell'alimentazione dei francesi da secoli, carico di storia e importanza sociale e politica: "Per il prezzo della baguette i francesi hanno fatto rivoluzioni - dice -. La baguette quotidiana resta lo strumento di misura del consumo medio di una famiglia". Per fare tornare la 'baguette' alla moda i 'boulanger' cercano di reinventarla: più croccante ('tradition'), biologica, alle olive, al basilico, all'aglio e persino al curry. E di mantenerne un prezzo abbordabile, intorno agli 86 centesimi (anche se nel 2007 era stata contagiata dall'aumento del costo del grano raggiungendo quasi un euro). Tutto per non tradire il cliché che vuole il parigino a passeggio con la sua 'baguette' sotto il braccio.