CINA

Le proteste di Hong Kong si assopiscono

 

Almeno nelle ultime ore: le prime trattative con le autorità

governative e la stanchezza hanno ridotto il numero di

manifestanti in strada, e affievolito le tensioni

 

 

ilpost.it  -  6 ottobre 2014

hong-kong-proteste

 

Centinaia di manifestanti hanno dormito per le strade del centro di Hong Kong nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre, a oltre una settimana dall’inizio delle proteste contro il governo centrale cinese, accusato di non volere concedere libere elezioni nella regione speciale. Le strade e le piazze sono rimaste occupate nonostante l’amministrazione locale di Hong Kong abbia più volte minacciato sgomberi da parte della polizia, che non sono però stati finora avviati.

 

Il numero di persone davanti ai palazzi governativi è comunque diminuito sensibilmente: il corrispondente di BBC da Hong Kong parla di poche centinaia di persone, a fronte delle decine di migliaia di manifestanti della settimana scorsa. Diversi manifestanti hanno smantellato le barricate che avevano costruito nei giorni scorsi. Molti sono esausti dopo una settimana di presidi con notti passate a dormire sull’asfalto. Sono stati gli stessi organizzatori delle proteste a invitare a ridurre le presenze e a rimuovere diversi blocchi in città, ricordando che da alcuni giorni sono stati avviati colloqui con le autorità locali per provare a sbloccare la situazione. Il movimento non ha comunque un grande coordinamento e non è quindi semplice avere una linea comune per organizzare le proteste.

Monta la protesta a Hong Kong:

chi governa deve essere scelto dal popolo

e non dalle liste di “patriottici”

 

 

notiziegeopolitiche.net  di Guido Keller - 30 settembre 2014

hong kong proteste grande

E’ ormai caos a Hong Kong dove, com’era stato ampiamente previsto, la protesta degli studenti guidati dal diciassettenne Joshua Wong si è fusa con quella di Occupy Central, organizzata tra gli altri da Benny Tai, il quale già nei giorni scorsi ha indetto imponenti manifestazioni pacifiche: non si contano più gli arresti, i rilasci, gli inviti alla calma e le minacce di interventi pur di riportare la piazza alla ragione. Manifestano tutti, i genitori per gli studenti, i tassisti, gli avvocati che raccolgono le immagini per documentare l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti, gli impiegati, C’è persino chi si riunisce in gruppi di preghiera. Ma i manifestanti non vogliono cedere e sentono che l’occasione mediatica e l’agitazione dell’intera città non va sprecata, nonostante l’appello del capo dell’esecutivo di Hong Kong, Leung Chun-ying, il quale ha invitato oggi il movimento per la democrazia Occupy Central a mettere fine “immediatamente” alle manifestazioni che da tre giorni bloccano di fatto le normali attività del centro finanziario della città cinese. “I fondatori di Occupy Central hanno detto più volte che se il movimento sarebbe diventato incontrollabile, avrebbero invocato una battuta d’arresto. Chiedo loro ora di rispettare l’impegno e di porre immediatamente fine alla loro campagna”, ha affermato Leung Chun-ying dopo gli scontri tra i manifestanti e la polizia.


La risposta della polizia è stata dura, con lanci di lacrimogeni, spray urticanti al pepe e perfino pallottole di gomma contro la folla, che non si è però lasciata scoraggiare e ha continuato a portare avanti sit-in sempre più numerosi in diversi punti della città, protetti da soli ombrelli.


Si protesta, quindi, incuranti della possibile imprevedibile reazione delle autorità centrali, con forza contro la decisione di Pechino di voler mantenere l’opzione di dire la sua su chi deve amministrare l’ex enclave britannica: in diversi hanno anche tentato di occupare il palazzo del governo locale, ma sono stati fermati da un cordone di polizia.


Il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) ha comunicato di aver preso la decisione secondo cui nel 2017 saranno i cittadini a scegliere il responsabile esecutivo, però fra due o tre candidati scelti da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”.
Di fatto viene preclusa ogni sorta di opposizione, per cui gli attivisti di Occupy Central e gli studenti insistono nel proposito di organizzare corpose manifestazioni dei cittadini che chiedono una maggiore democrazia.
E il tutto viaggia sul web, anche perché le autorità cinesi hanno vietato alla stampa, ultra controllata, di informare liberamente l’intera Cina su quanto sta succedendo a Hong Kong.


Attualmente metà dei deputati locali vengono eletti dal popolo, mentre il governatore viene scelto da 1.200 esponenti del mondo imprenditoriale, sociale e finanziario, con comprovata fede nei confronti della Repubblica popolare cinese.


Nei giorni scorsi sostegno alla causa dei manifestanti è arrivato anche da Taiwan, dove il presidente Ma Ying-jeou ha manifestato vicinanza al movimento pro-democratico nel perseguire “democrazia e stato di diritto per il popolo di Hong Kong” e ha auspicato che il governo cinese e quello di Hong Kong aprano un dialogo che tenga conto dell’opinione della maggioranza del popolo dell’isola.


La Gran Bretagna si è detta preoccupata dell’escalation e ha invitato le parti in causa ad impegnarsi in “discussioni costruttive”, mentre da Washington è stato ribadito che gli Stati Uniti “danno il loro supporto al suffragio universale a Hong Kong in linea con le aspirazioni del popolo di Hong Kong e la Basic Law”, la legge costituzionale approvata ancora in era britannica.


Tuttavia la Cina ha intimato agli Stati Uniti e alle altre nazioni straniere, inclusa l’ex potenza coloniale britannica, di non interferire, poiché, come ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, “Hong Kong è cinese. E’ una regione cinese ad amministrazione speciale e gli affari di Hong Kong sono esclusivamente affari interni cinesi”.


Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, Hong Kong è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln di abitanti.

A Hong Kong continuano le proteste

 

Migliaia di persone hanno occupato strade e piazze

bloccando il traffico e le principali attività: banche, uffici

e scuole sono chiusi, dopo un weekend di proteste,

scontri e arresti

 

 

ilpost.it  -  29 settembre 2014

Hong Kong

A Hong Kong proseguono le proteste organizzate per chiedere elezioni libere, dopo due giorni di manifestazioni e occupazioni nel centro della regione amministrativa speciale della Cina. Migliaia di persone stanno occupando strade e piazze causando il blocco del traffico nel centro della città. Molte banche, scuole e uffici sono rimasti chiusi, nonostante l’amministrazione locale avesse invitato i manifestanti a liberare le principali strade. Nella giornata di lunedì le proteste di sono allargate ad altri quartieri più periferici, una zona residenziale e una per lo shopping. Dopo le tensioni di domenica tra manifestanti e polizia, con scontri e lanci di gas lacrimogeni, la situazione sembra essere più calma e non ci sono notizie di particolari violenze. La polizia ha arrestato domenica circa 80 persone, e ne aveva fermate altre 70 nella giornata di sabato. Secondo le autorità almeno 40 persone sono rimaste ferite negli scontri degli ultimi giorni.

Il capo del governo locale, Leung Chun-ying, ha rassicurato la popolazione dicendo che le voci circolate da domenica su un possibile intervento da parte dell’esercito cinese sono infondate. Ha poi chiesto alla popolazione di calmarsi e spiegato che non ci devono essere preoccupazioni sulle prossime elezioni, previste per il 2017.

Ex colonia britannica, Hong Kong ha raggiunto una propria autonomia alla fine degli anni Novanta, ma per quanto riguarda la politica estera e la difesa è strettamente dipendente dal governo di Pechino, che nel 2008 ha valutato per la prima volta la possibilità di tenere elezioni dirette nella regione speciale nel 2017. L’intenzione è stata confermata a fine estate, ma con condizioni molto particolari. È stato deciso che la lista dei candidati alle politiche sarà composta e selezionata da un comitato speciale, nominato direttamente dal governo cinese. Occupy Central, un movimento locale di disobbedienza civile, aveva organizzato a giugno un referendum non ufficiale per chiedere elezioni libere, ed è ora la principale guida e fonte di ispirazione per le proteste.

Nella notte tra domenica e lunedì, migliaia di persone sono rimaste accampate nei pressi degli uffici governativi di Hong Kong. Per proteggersi da eventuali cariche della polizia, i manifestanti hanno costruito alcune barricate e altre protezioni. La polizia ha chiesto ai manifestanti di abbandonare le loro posizioni, in vista dell’inizio della settimana lavorativa e delle ore di punta del traffico dovuto all’arrivo dei pendolari in centro città, ma buona parte dei manifestanti ha mantenuto le posizioni bloccando alcune strade.

 

 

Amnesty: fine dei laojiao,

ma non dei centri di tortura

 

 

   unimondo.org  di Sonia Montrella - 19 Dicembre 2013

 

                     lefigaro.fr

 

La nuova Cina di Xi Jinping ha promesso di liberarsi presto del sistema di rieducazione attraverso il lavoro, una brutta macchia sul vestito di un Paese impegnato a ritagliarsi uno spazio sempre più ampio tra le potenze mondiali. Ma la chiusura dei cosiddetti laojiao rischia di essere niente di più che un’operazione di facciata, con le autorità cinesi che sempre più spesso ricorrono ad altre forme di persecuzioni. La denuncia arriva da Amnesty International che in un comunicato pubblicato martedì sostiene che i laojiao rischiano di essere solo sostituiti con con i centri di disintossicazione, quelli per il “lavaggio del cervello” o le “black jails”, le carceri nere -  motel logori o micro-appartamenti in aree dismesse dove hanno luogo vessazioni da parte delle forze dell’ordine.

“Abolire il sistema della riforma attraverso il lavoro è un passo nella giusta direzione” ha dichiarato Corinna Barbara Francis, ricercatrice sulla Cina per Amnesty International. Tuttavia – ha osservato – “sembra che l’operazione sia più che altro un tentativo di mettere a tacere le voci critiche”.

In vigore dagli anni Cinquanta, i campi di rieducazione attraverso il lavoro rappresentano una forma extra-giudiziale di detenzione amministrativa che può durare fino a quattro anni e cui viene sottoposto chi ha compiuto reati minori, chi minaccia le autorità locali di denunciare i misfatti ai funzionari di più alto grado o - in alcuni casi - i nemici del Partito.

“Gli abusi e le torture proseguiranno, solo in modo diverso. Lo dimostra il fatto che le politiche di punizione per attività politiche o per credo religioso non sono state modificate” ha continuato la ricercatrice. Niente cambierà davvero – si legge nel rapporto - fin quando non saranno vietate le politiche e le pratiche che portano a punire un individuo o un gruppo che ha esercitato i propri diritti.

Secondo Amnesty International i vecchi campi di lavoro vengono spesso “riorganizzati”, a volte semplicemente con un cambio nome, e utilizzati dalle autorità per punire la stessa tipologia di ‘criminali’ che veniva spedita nei laojiao. In pratica i centri di riabilitazione da droghe o quelli di lavaggio del cervello - ufficialmente “scuola di educazione legale” - altro non sarebbero che campi di lavoro riconvertiti. Il processo sarebbe già in atto da tempo e va da sé – prevede  Amnesty - che con la chiusura dei laojiao il numero dei nuovi ‘centri’ potrebbe subire un’impennata. La denuncia dell’organizzazione si basa sulle dichiarazioni di oltre 60 ex detenuti raccolte negli ultimi quattro anni.

A novembre, quando l’opinione pubblica iniziava a chiedersi cosa sarebbe stato dei vecchi laojiao, Kong Shuhua, il direttore del dipartimento di Giustizia della prefettura di Xishuangbanna Dai, nella provincia dello Yunnan dove il traffico di droga è intenso annunciava: “Il campo diventerà centro di riabilitazione e fornirà un trattamento per la riabilitazione dalla droga e aiuterà i tossicodipendenti a ritrovare fiducia in se stessi”.

 

Fonte: agichina24.it