EGITTO. el-Beblawi si dimette
per far partire l’elezione di al-Sisi
notiziegeopolitiche.net - 24 febbraio 2014
Come era in programma, seppure in modo non manifesto, il premier egiziano, Hazem el-Beblawi, si è dimesso per dare la possibilità al capo delle Forze Armate e ministro della Difesa, Abdel Fattah al-Sisi, di correre alle elezioni.el-Beblawi era stato nominato immediatamente dopo la deposizione del presidente Mohammed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani, lo scorso 4 luglio e, a quanto si vocifera, verrà sostituito dal ministro Ibrahim Mihlib.
al-Sisi correrà quindi per le presidenziali, nonostante il 2 agosto al-Sissi aveva dichiarato al Washington Post di non voler correre per la presidenza: “Voi non riuscite a credere – aveva detto nell’intervista – che ci siano persone che non aspirano al potere: tra queste persone ci sono anch’io”.
Egitto al voto oggi e domani
per approvare nuova costituzione
Il voto costituisce anche un test per generale al Sissi
ilmondo.it - 14 Gennaio 2014
Il Cairo, 14 gen. Gli egiziani sono chiamati oggi e domani ad esprimere il loro parere sul testo della nuova costituzione, un referendum che rappresenta anche un test della forza del nuovo capo dell'esercito, generale Abdel Fattah al Sissi, colui che, dopo aver destituito il presidente eletto Mohammed Morsi, ha di fatto preso le redini del potere in Egitto.
Vice-premier e ministro della Difesa, il generale al Sissi, anche capo delle forze armate, ha fatto sapere, pochi giorni prima del voto, di essere disponibile a candidarsi alle presidenziali previste per quest'anno, "se il popolo lo reclama" e se l'esercito sosterrà la sua candidatura. Il generale al-Sissi ha anche invitato i 53 milioni di egiziani a recarsi in massa alle urne per votare "sì" alla nuova costituzione, che è stata redatta da una commissione di 50 membri nominati dal governo, a sua volta costituito da uomini indicati dall'esercito all'indomani della destituzione del presidente islamico Morsi, primo presidente civile ed unico eletto democraticamente in Egitto, il paese più popoloso del mondo arabo. Per garantire la sicurezza, il governo ha dispiegato 160.000 soldati e 200.000 poliziotti in tutto il paese. I seggi apriranno alle 9 ora locale, le 8 in Italia. I partiti islamici hanno annunciato di boicottare il voto.
fonte afp
21 donne dei Fratelli Musulmani
sono state condannate in Egitto
E sette sono minorenni:
è l'ennesima condanna contro gli islamisti
dopo la deposizione del presidente Morsi
ilpost.it - 28 novembre 2013
Mercoledì 27 novembre un tribunale egiziano ha emesso altre condanne nei confronti di esponenti e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso di cui fa parte il deposto presidente Mohamed Morsi. Il tribunale ha condannato a 11 anni di carcere 21 sostenitrici di Morsi, incriminate per appartenenza a un movimento terroristico, ostruzione del traffico, sabotaggio e uso della forza durante le proteste ad Alessandria del mese scorso: 7 di loro hanno meno di 18 anni e dovranno scontare la pena in un carcere minorile.
Il tribunale ha anche condannato sei leader dei Fratelli Musulmani a 15 anni di prigione, con l’accusa di avere incitato le proteste. Lo stesso giorno 17 religiosi egiziani legati alla Fratellanza sono stati arrestati a Gharbiya, città sul delta del Nilo a nord del Cairo, con le accuse di incitamento alle proteste contro la polizia e l’esercito.
Secondo l’agenzia di stato egiziana MENA altre otto persone sono state messe sotto processo con l’accusa di avere rapito e torturato un avvocato durante le grandi rivolte del 2011 che portarono alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak. Tra gli imputati ci sono Mahmoud al-Khodeiry, ex giudice vicino ai Fratelli Musulmani; Osama Yassin, ministro della gioventù sotto la presidenza di Morsi; e Ahmed Mansour, presentatore di Al Jazeera, televisione di proprietà dell’emiro del Qatar considerata vicina alle posizioni dei Fratelli Musulmani.
Dal colpo di stato contro Morsi del 3 luglio scorso, in Egitto migliaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. La repressione nei confronti degli islamisti – e degli oppositori in generale: sono decine i casi di giornalisti arrestati nei mesi passati – è stata fatta passare dal governo ad interim e dall’esercito egiziano come una lotta contro il “terrorismo”. Il 24 luglio il presidente dell’Egitto, Adli Mansur, ha firmato la legge cosiddetta “anti-proteste”, che secondo alcune associazioni e avvocati egiziani rende praticamente impossibile organizzare una manifestazione legale in Egitto. Gamal Eid, direttore dell’organizzazione non governativa “Rete araba per l’informazione sui diritti umani“, ha detto che la legge riporta l’Egitto indietro all’era di Mubarak. Secondo Eid sarebbe addirittura peggiore della legislazione repressiva in vigore in Egitto durante il protettorato britannico. Negli ultimi tre giorni in diverse città dell’Egitto ci sono state manifestazioni contro la legge “anti-protesta” e diverse persone sono state arrestate.
unimondo.org - 31 Ottobre 2013
L’Egitto che si dà ruoli normativi con l’ennesimo defatigante iter di riscrittura della Carta Costituzionale e l’Egitto che solleva la protesta con le “quattro dita” del Fronte della legalità, devono entrambi fare i conti con vari traumi. Quello della rivoluzione incompiuta, tradita, scippata o rilanciata è il più leggero. Al dolore delle vittime, ai troppi bisogni primari insoddisfatti s’aggiunge un panorama esaminato non solo dalla libera informazione che resta, ma da talune indagini mediche interne e internazionali. L’ultimo è uno studio delle Nazioni Unite.
Si monitorano i riflessi psichici di vari strati della popolazione davanti alla profonda instabilità socio-politica degli ultimi tre anni.
Gli egiziani risultano depressi non solo economicamente ma umoralmente, occupando la 138° posizione su 156 popolazioni mondiali esaminate nell’indagine.
Egualmente i periodici cicli di violenza stanno radicando indelebili effetti sulla salute mentale delle persone. Diversi psichiatri raccontano di un profondo stato d’inquietudine diffuso anche nell’età più spensierata che è quella infantile. I bambini risultano ansiosi per la loro sicurezza, e la paura generalizzata provocata dalla morte in piazza, dall’inagibilità di centri urbani e metropolitani occupati militarmente attanaglia anche tante vite adulte.
Paradossalmente questi timori giungono pure da coloro che sostengono i piani di Al-Sisi, perché “uscire di casa, girare per le strade risulta pericoloso, visto che non si sa cosa potrà accadere” hanno dichiarato cittadini cairoti ai microfoni di Al Jazeera che ha dedicato un servizio al fenomeno. Del resto l’uso parapolitico e paramilitare di teppisti per favorire ulteriori giri di vite repressiva è una tattica attuata dalle Forze Armate già con Mubarak e poi durante la Giunta Tantawi. In più l’aggravarsi delle difficoltà economiche di tutta la popolazione diffonde la pratica dei furti grandi e piccoli negli strati più marginali.
Parecchie donne evitano l’uscita di casa anche in pieno giorno per paura d’essere rapinate durante gli acquisti e cader vittime di molestie e attacchi sessuali compiuti da gang di adolescenti. Un fenomeno radicato ed endemico, già registrato due anni or sono durante le stesse manifestazioni in piazza Tahrir e denunciato da attiviste “rapite”, denudate, molestate e violentate con la tristemente nota tecnica dei “cerchi concentrici”. I traumi irrisolti si ripresentano in forme patologiche più gravi perché aggrediscono le certezze e l’autostima.
Rispetto ai mesi della Primavera 2011 che segnarono la caduta di Mubarak, l’assenza di alternative sta azzerando la volontà reattiva della gente comune.
I sogni presto tramontati, gli pseudo-cambiamenti che non mutano nulla producono scoramento.
Era accaduto con la presidenza Mursi, sta succedendo con la gestione della “salvezza” voluta dell’omonimo Fronte che si è messo nelle mani degli “eroici” militari. Così nonostante lo scampato pericolo da un presunto governo della Shari’a le testimonianze di vivere una realtà oscura e priva di prospettive, un presente addirittura peggiore di quello dell’era Mubarak proviene anche da una cospicua parte di coloro che nel giugno scorso sfilavano coi ‘Tamarod’ e che hanno applaudito l’allontanamento forzato del presidente della Fratellanza e il suo arresto. Gli psicologi al lavoro parlano di cittadini ossessionati dalla caduta di aspettative che s’appoggiano sul fronte secolarista oppure su quello islamico perché non vedono né si danno alternative.
Però fra i primi che cercano nel presente un passato che sembra impossibile da riprodurre (almeno nei coriacei contorni dei presidenti-raìs) e i secondi che continuano a piangere martiri e cercare conferme nella propria storia politica lunga 85 anni, chi appare soddisfatto e intoccabile è l’apparato statale. Generali, soldati, poliziotti e agenti d’ogni genere, magistrati e burocrati d’apparato, gli uomini d’ordine che non hanno perso spazio e terreno, perpetuano radicate lobbies, controllano le vite degli altri e ne decidono un futuro autodeterminato, patologico o represso.
Enrico Campofreda
Fonte: nenanews.globalist.it
Ancora scontri in Egitto
51 persone sono morte per le violenze
tra sostenitori e oppositori dei Fratelli Musulmani,
mentre l'esercito disegnava cuori nel cielo (sul serio)
ilpost.it - 07 ottobre 2013
Domenica 6 ottobre in diverse città dell’Egitto ci sono stati violenti scontri tra sostenitori e oppositori dell’ex presidente Mohamed Morsi, che hanno provocato l’uccisione di almeno 51 persone: una delle giornate con più morti in strada dal colpo di stato dell’esercito del 3 luglio scorso. Fonti ufficiali del governo hanno detto che almeno 423 persone appartenenti ai Fratelli Musulmani sono state arrestate al Cairo. Gli scontri si sono verificati durante le celebrazioni del 40esimo anniversario dell’inizio della guerra dello Yom Kippur – in cui furono coinvolti Israele, Egitto e Siria – e sono durati fino a sera.
All’inizio degli scontri in piazza Tahrir si trovavano centinaia di sostenitori dell’esercito, che stavano festeggiando l’anniversario della guerra con molti ritratti del generale Abdel Fattah al-Sisi, colui che ha guidato il colpo di stato contro Morsi e che di fatto oggi controlla la politica dell’Egitto. Poco dopo migliaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani hanno cercato di raggiungere la principale piazza del Cairo. Le forze di sicurezza sono intervenute lanciando lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Egitto chiuse quattro stazioni TV
Un tribunale egiziano ha ordinato la chiusura di quattro canali televisivi,
tra cui una vicina ai Fratelli musulmani, Ahrar 25.
BBC/bbc.co.uk - 3 Settembre 2013
Un tribunale egiziano ha ordinato la chiusura di quattro canali televisivi, tra cui uno vicino ai Fratelli Musulmani, Ahrar 25. La sede egiziana di al-Jazeera, Mubashir Misr, insieme con i canali islamici al-Quds e al-Yarmuk, sono tra quelli che dovrebbero essere chiusi.
Le autorità hanno recentemente usato la mano pesante nei confronti dei media visti come simpatizzanti del deposto presidente Mohammed Morsi, il quale è in attesa di processo per aver incitato lo scorso anno all’uccisione dei manifestanti.
Lunedì in Egitto sono stati espulsi tre giornalisti stranieri che lavorano per il canale in lingua inglese di al-Jazeera, con la motivazione di non avere un corretto accredito stampa.
"Il popolo ha dato all'esercito e alla polizia un mandato per combattere chi cerca di destabilizzare la patria con atti terroristi". Lo ha detto il ministro dell'Interno egiziano Mohamed Ibrahim ad una cerimonia all'accademia di polizia. Ibrahim ha sottolineato:"Risponderemo con fermezza a ogni tentativo di mettere a rischio la sicurezza". Davanti a lui c'era il capo dei militari el Sissi.
"La polizia e' determinata a portare stabilita' e sicurezza", ha assicurato Ibrahim.
Dieci "terroristi armati" sono stati uccisi nel Sinai del Nord e venti arrestati nelle ultime 48 ore. Lo riferisce l'agenzia Mena. Fonti della sicurezza locali non hanno confermato la notizia, spiegando che sette persone sono state arrestate e due di loro sono ritenute elementi terroristi.
Un giovane egiziano e' stato ucciso nella regione di Gharbiya, nel delta del Nilo, durante il funerale di un sostenitore del deposto presidente Mohamed Morsi, ucciso negli scontri della notte di venerdi' con le forze dell'ordine al Cairo. Secondo quanto scrive l'agenzia Mena, esponenti della Fratellanza hanno impedito l'accesso ai funerali ad amici e conoscenti del morto scatenando una rissa nella quale il trentenne Mohamed Gad, un Fratello Musulmano, e' stato ucciso a pugnalate. Tafferugli sono scoppiati anche a Port Said dove almeno quindici persone sono state ferite dopo le violenze esplose al termine dei funerali di un'altra vittima degli scontri del Cairo fra pro e anti Fratellanza, scrive la Mena, secondo la quale uno dei feriti e' in gravi condizioni. Durante le violenze sono anche stati attaccati una chiesa copta e numerosi negozi.
Guerra nelle piazze, al Cairo è una strage
di Danila Clegg
Un bagno di sangue nella notte tra venerdì e sabato - il secondo in venti giorni - con l'acuirsi degli scontri fra sostenitori dell'ex presidente deposto Mohamed Morsi e le forze dell'ordine precipita sempre piu' l'Egitto in una spirale di violenze e ritorsioni. La guerra è per strada, è nelle dichiarazioni dei fronti contrapposti e anche nei numeri delle vittime: 66 secondo il ministero della Sanita', oltre 120 secondo la Fratellanza, che ha accusato forze dell'ordine e cecchini di aver volutamente sparato sui manifestanti per uccidere. Accusa respinta dal ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim e dal procuratore generale, che a loro volta hanno addossato ai pro Morsi la responsabilità di aver sparato per primi sulla polizia. Nonostante l'ultimatum dei militari scadesse oggi, il ministro ha riferito che la data di uno sgombero della grande piazza davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya non e' stata decisa e che la speranza e' che i militanti islamici l'abbandonino di loro volonta' per evitare altri spargimenti di sangue. Speranza pressochè vana, visto che gi esponenti dei Fratelli musulmani hanno ribadito che rimarranno li' dove sono. Gli scontri sono cominciati in nottata e il bilancio ha continuato ad aggravarsi per tutta la giornata. Il portavoce della Fratellanza, Ahmed Aref, in una conferenza stampa a Rabaa el Adaweya, dove nella morgue man mano venivano allineati per terra i corpi avvolti in teli bianchi, ha detto che finora i morti sono 66, e 61 sono le persone clinicamente morte, mentre i feriti, tutti per arma da fuoco, sono 4500. "E' un massacro frutto del mandato dato ad el Sissi per la lotta contro il terrorismo", ha detto Aref, riferendosi alle mega manifestazioni che ieri hanno risposto all'appello del capo dei militari e ministro della Difesa a dare il sostegno popolare all'azione dell'esercito contro violenze e terrorismo. "Resteremo qui fino alla fine" e quanto avvenuto nella notte "supera anche i crimini commessi da Mubarak", ha detto Mohamed el Khatib dalla piazza islamica, dove in serata si sono nuovamente raccolte migliaia di persone. Nella sua conferenza stampa, il ministro ha assicurato che un'eventuale operazione di sgombero della piazza sara' fatta in un quadro di legalita' e che verra' decisa dopo avere conosciuto la valutazione della procura. L'esito delle prime indagini condotte si e' fatto attendere e il procuratore generale ha attribuito ai sostenitori di Morsi l'intera responsabilita' delle violenze e dell'uso di armi da fuoco. Rivolte, ha detto, contro le forze dell'ordine che tentavano di impedire ai manifestanti di bloccare un dei principali ponti della citta', quello del 6 ottobre. Versioni nettamente contrapposte che non lasciano nessuno spazio alla mediazione e al compromesso, come ha invece nuovamente invocato il vicepresidente e a lungo leader dell'opposizione Mohamed el Baradei, condannando "l'uso eccessivo della forza" assieme a Ue e Usa. E assieme al gran imam della moschea di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb. Segnali importanti da parte di due personalità che hanno sostenuto il colpo di mano dell'esercito contro Morsi. Nella drammaticita' della giornata solo qualche notizia e' filtrata sulla sorte di Morsi, dal 3 luglio tenuto in una localita' segreta dai militari. Il ministro dell'Interno ha fatto capire che con molta probabilita' verra' trasferito alla prigione di Tora, dove ad attenderlo potrebbe trovare il rais che lui stesso spodesto' un anno fa, Hosni Mubarak. Morsi, ha detto una ong egiziana che si e' recata nella localita' dove e' detenuto con alcuni suoi consiglieri, gode di buona salute. Probabilmente non sa quanto sta succedendo sulla 'sua' piazza. E quanto ancora puo' succedere nella notte. Ma oltre i confini egiziani è tutta la regione a ribollire. La Tunisia, dove continuano le proteste, è ancora sotto shock per l'assassinio nei giorni scorsi dell'oppositore Mohamed Brahmi per mano dei salafiti, con migliaia di persone che oggi hanno affollato in un clima di altissima tensione i funerali del nuovo "martire" della democrazia tunisina. Mentre la Libia ha chiuso le frontiere con l'Egitto, ufficialmente per impedire di lasciare il Paese ai responsabili dell'uccisione, ieri, dell'avvocato e militante politico ostile ai Fratelli Musulmani, Abdessalem al-Mesmari, a Bengasi, dove oggi più di mille detenuti sono riusciti a fuggire da un carcere.
Sono 33 i ministri che hanno giurato oggi nel primo governo dopo la deposizione di Mohamed Morsi. Alle Finanze Ahmad Galal economista per molti anni alla banca mondiale. Agli Esteri l'ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy. Agli Interni resta Mohamed Ibrahim così come Osama Saleh, che ritorna al posto di ministro degli Investimenti, incarico che ha ricoperto fino al maggio di quest'anno. Resta anche il ministro del Turismo Hisham Zaazou.
Sono tre le ministre nel nuovo governo egiziano di Hazem el Beblawi. Si tratta di Doriya Sharaf el Dine all'Informazione, Laila Rashed Iskandar all'Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità. Tre i ministri copti. Oltre a Rashed, Mounir Fakhry Abdel Nour al Commercio e industria e Ramsi George alla Ricerca scientifica.
Il portavoce della Fratellanza Musulmana Mahmoud Ghozlan ha bocciato il nuovo governo egiziano del premier Hazem el Beblawi definendolo "illegittimo" e affermando che la nomina del presidente ad interim Adly Mansour è "nulla".
Il nuovo ministro dello Sport egiziano, Taher Abuzeid, è stato una star del calcio egiziano, centroavanti della più prestigiosa squadra egiziana dell'el Ahly negli anni Ottanta. Abuzeid è stato un bomber così famoso tanto da essere conosciuto come il 'Maradona del Nilo'. Ha giocato con la nazionale egiziana 59 volte ed è stato convocato anche per i mondiali di Italia 90. Ha smesso di giocare nel 1996.
Sono 401 gli arresti per gli scontri in nottata al Cairo fra i sostenitori del deposto presidente Morsi e le forze dell'ordine. Lo riferiscono fonti della sicurezza citate dall'agenzia Mena secondo le quali le vittime sono due e i feriti 176 dei quali tre ufficiali e 14 agenti di polizia.
Intanto la presidenza egiziana ha preso contatti con i Fratelli musulmani e i movimenti islamici per la "riconciliazione nazionale". Lo ha detto in una conferenza stampa il portavoce della presidenza Ahmed el Moslemani spiegando di attendersi "risultati positivi" da questi contatti.
I contatti con la presidenza egiziana sono in corso ma la linea della Fratellanza non cambia: Mohamed Morsi torni e dopo tutto sarà "negoziabile". Lo ha confermato all'ANSA Ussama Yassin, ex ministro e dirigente della Confraternita, spiegando che i contatti sono tenuti da Mohamed Ali Beshr, ex ministro dello sviluppo locale.
L’Egitto cambia corso:
respinti i siriani in fuga dal conflitto
di Riccardo Noury ilfattoquotidiano.it 15 luglio 2013
Esattamente una settimana fa, 259 cittadini siriani sono stati respinti appena atterrati all’aeroporto internazionale del Cairo.
Le autorità egiziane hanno inizialmente dichiarato che i 259 erano privi dei lasciapassare di sicurezza e dei visti, introdotti di recente. In precedenza, i cittadini siriani non avevano bisogno di alcun visto per entrare in Egitto.
Successivamente, un comunicato pubblicato sul sito del ministero degli Affari esteri egiziano ha cercato di spiegare la questione dei visti: “La decisione d’imporre un visto d’ingresso per i cittadini siriani è stata presa sulla base delle condizioni che l’Egitto sta attualmente attraversando”.
Delle persone respinte, almeno 95 sono state rinviate su un volo delle Syrian Airlines con destinazione Latakia; le altre sono state imbarcate su voli diretti in Libano, Giordania ed Emirati Arabi Uniti.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, presso il cui ufficio egiziano sono registrati circa 70.000 siriani, non ha potuto incontrare nessuno dei 259 respinti.
Un provvedimento sconcertante, quello preso dalle nuove autorità del Cairo: considerando il bagno di sangue in corso in Siria, è inconcepibile oltreché illegale che – visto o non visto – l’Egitto abbia deciso di negare, a chi lascia un paese sconvolto da oltre due anni di conflitto, quanto meno l’accesso alla procedura per determinare lo status di rifugiato politico.
All’indomani della deposizione di Mohamed Morsi, alcuni commentatori avevano avanzato il sospetto che tra i motivi alla base del colpo di stato dell’esercito egiziano, vi fosse anche la decisione dell’ex presidente di rompere definitivamente i rapporti con la Siria e prendere le parti dei gruppi dell’opposizione armata.
Il respingimento dei 259 siriani, un evidente favore al governo di Damasco, dà adito a quel sospetto.
IL CAIRO - Il neo-premier egiziano, Hazem Beblawi, non esclude la presenza di rappresentanti dei Fratelli musulmani nel nuovo governo. "Se faranno un nome qualificato, la proposta potrà essere esaminata", ha detto il premier alla France Presse. "Non mi preoccupa l'appartenenza politica. Se qualcuno verrà proposto dal Partito della libertà e Giustizia (Plj, il braccio politico dei Fratelli musulmani, ndr) e se quella persona è qualificata per l'incarico potrà essere considerata", ha detto il premier. I Fratelli musulmani, così come i salafiti, hanno annunciato ieri che non intendono partecipare al governo. Intanto gli Stati Uniti ribadiscono l'impegno a difendere le loro relazioni con l'Egitto. Lo afferma il Pentagono in una nota, specificando però come "in seguito agli eventi della scorsa settimana il presidente Barack Obama ha ordinato ai dipartimenti e alle agenzie federali di competenza di rivedere il programma di aiuti al governo del Cairo". Ma per quel che riguarda la consegna dei jet F16 all'Egitto, assicura il dipartimento alla Difesa, tutto resta come programmato. La giustizia egiziana ha ordinato intanto l'arresto del leader della Fratellanza musulmana egiziana e di altri otto dirigenti del movimento islamico. Lo hanno riferito fonti della stessa procura generale del Cairo. Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, ha annunciato che avvierà oggi i lavori per la formazione del nuovo governo. I primi ad essere consultati saranno i leader liberali Mohamed el Baradei and Ziad Bahaa-Eldin.
Egitto:fonti a Ansa, Morsi in luogo sicuro - Il deposto presidente egiziano Mohammed Morsi è in "un luogo sicuro" e "contro di lui non ci sono ancora accuse da parte della giustizia". Lo ha detto all'ANSA il portavoce del ministero degli esteri Badr Abdelati, senza precisare però dove si trova attualmente l'ex raìs.
Obama parla con emiro Qatar e principe Eau - Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani e con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bi Zayed al Nahyam della loro comune "preoccupazione per i recenti sviluppi in Egitto".
Beblawi nuovo premier - Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha incaricato Hazem Beblawi di formare il nuovo governo. Lo riferisce in un comunicato la presidenza della Repubblica.
Mohammed El Baradei, esponente di spicco del fronte laicista egiziano e rappresentante della campagna Tamarrod anti-Morsi, è stato nominato vicepresidente della Repubblica con delega alle relazioni con l'estero. Lo riferisce la presidenza della Repubblica in un comunicato.
Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, è intenzionato ad offrire alcuni ministeri al partito Libertà e Giustizia, l'ala politica dei Fratelli musulmani e al partito Nur salafita. Lo ha comunicato stasera l'agenzia di Stato egiziana Mena. I leader della campagna Tamarrod contro l'ex presidente egiziano Mohammed Morsi hanno definito "dittatoriale" la dichiarazione costituzionale diffusa ieri dal presidente ad interim Adly Mansour. Lo si legge sul profilo Twitter di Tamarrod.
"E' impossibile accettare la dichiarazione costituzionale perché mira a stabilire una nuova dittatura", afferma uno dei tweet della campagna Tamarrod. "Presenteremo al presidente (della Repubblica ad interim) gli emendamenti alla dichiarazione costituzionale", si legge. Gli attivisti di Tamarrod sostengono che alcuni articoli della decreto diffuso ieri sera dal presidente Adly Mansour e che ha l'obiettivo di fissare il calendario degli appuntamenti istituzionali dei prossimi mesi, servono i salafiti, altri la dittatura, altri l'esercito e altri ancora la polizia e l'apparato giudiziario. "La dichiarazione è un colpo alla rivoluzione, e fa del presidente un dittatore", si legge in un altro tweet. La campagna Tamarrod ha dato appuntamento ai suoi sostenitori oggi a piazza Tahrir attorno alle 20.30 locali per ricordare le vittime delle violenze di questi ultimi giorni. Il partito islamico egiziano Nour, seconda formazione religiosa del paese dopo la Fratellanza musulmana, ha reso noto che accetta la scelta dell'ex ministro delle Finanze, Samir Radwan, come primo ministro ad interim.
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, è "seriamente preoccupato" per l'escalation di violenza in corso in Egitto. In una nota, Ban precisa di essere "profondamente turbato" dalla notizia dell'uccisione di oltre 50 persone, condanna questi omicidi e chiede che siano svolte indagini approfondite e indipendenti da parte di organismi competenti, per fare sì che i responsabili siano portati davanti alla giustizia. Il leader del Palazzo di Vetro lancia un appello a tutti gli egiziani affinché siano consapevoli del momento precario che sta attraversando il loro Paese e facciano tutto il possibile per evitare una ulteriore escalation di violenza. "Tutti i cittadini e i partiti politici - aggiunge - devono lavorare in modo costruttivo per raggiungere il consenso sui prossimi passi che dovrà fare l'Egitto".
Modifiche alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, ora sospesa, da sottoporre a referendum, quindi, infine, entro la fine del 2014, elezioni legislative che diano finalmente all'Egitto un parlamento: il presidente a interim egiziano, Adly Mansur con un decreto ha tracciato la "road map" dei militari per la transizione dopo la traumatica deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi. L'annuncio di Mansur - che fa anche una concessione ai Fratelli Musulmani, mantenendo l'articolo della Costituzione che dichiara che la sharia è la principale fonte della legge - viene annunciato dai media egiziani in piena notte. Chiudendo una giornata in cui la violenza e le tensione hanno toccato il culmine con il massacro di 51 persone, quando i militari della Guardia repubblicana hanno aperto il fuoco contro i sostenitori di Morsi, e con l'incitamento della Fratellanza alla "rivolta popolare" e a occupare oggi tutte le piazze del Paese in segno di protesta per i morti e contro i militari "golpisti".
Una situazione che rischia di sfuggire al controllo anche dei militari, da decenni tutori del potere in Egitto, e di scivolare nella guerra civile, come ha ammonito anche lo sheikh Ahmad al Tayyeb, rettore dell'università Al-Azhar del Cairo, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita. Il decreto (dichiarazione costituzionale) della presidenza a interim fissa i tempi: entro 15 giorni va istituita una commissione costituente che entro due mesi presenti alla presidenza gli emendamenti alla nuova costituzione di stampo islamico - sospesa nel colpo di stato della scorsa settimana - voluta dai Fratelli Musulmani. Gli emendamenti saranno quindi sottoposti a referendum popolare entro un mese dalla loro presentazione. Svolta la consultazione popolare, entro due mesi, cioé entro la fine dell'anno, si dovranno tenere le elezioni parlamentari. Solo allora, con una nuova costituzione e un parlamento funzionante, saranno indette nuove elezioni presidenziali. Per ora non si registrano reazioni, mentre il portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, la coalizione che raggruppa i laici, i liberali e le sinistra, e il partito salafita Nur hanno dichiarato di voler prima esaminare il decreto e di consultare i propri dirigenti prima di prendere posizione. Ma intanto l'Egitto si prepara a una nuova giornata di proteste dei Fratelli Musulmani, che si preannunciano massicce.
Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani e con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bi Zayed al Nahyam della loro comune "preoccupazione per i recenti sviluppi in Egitto".
Beblawi nuovo premier - Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha incaricato Hazem Beblawi di formare il nuovo governo. Lo riferisce in un comunicato la presidenza della Repubblica.
Mohammed El Baradei, esponente di spicco del fronte laicista egiziano e rappresentante della campagna Tamarrod anti-Morsi, è stato nominato vicepresidente della Repubblica con delega alle relazioni con l'estero. Lo riferisce la presidenza della Repubblica in un comunicato.
Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, è intenzionato ad offrire alcuni ministeri al partito Libertà e Giustizia, l'ala politica dei Fratelli musulmani e al partito Nur salafita. Lo ha comunicato stasera l'agenzia di Stato egiziana Mena.
I leader della campagna Tamarrod contro l'ex presidente egiziano Mohammed Morsi hanno definito "dittatoriale" la dichiarazione costituzionale diffusa ieri dal presidente ad interim Adly Mansour. Lo si legge sul profilo Twitter di Tamarrod.
"E' impossibile accettare la dichiarazione costituzionale perché mira a stabilire una nuova dittatura", afferma uno dei tweet della campagna Tamarrod. "Presenteremo al presidente (della Repubblica ad interim) gli emendamenti alla dichiarazione costituzionale", si legge. Gli attivisti di Tamarrod sostengono che alcuni articoli della decreto diffuso ieri sera dal presidente Adly Mansour e che ha l'obiettivo di fissare il calendario degli appuntamenti istituzionali dei prossimi mesi, servono i salafiti, altri la dittatura, altri l'esercito e altri ancora la polizia e l'apparato giudiziario. "La dichiarazione è un colpo alla rivoluzione, e fa del presidente un dittatore", si legge in un altro tweet. La campagna Tamarrod ha dato appuntamento ai suoi sostenitori oggi a piazza Tahrir attorno alle 20.30 locali per ricordare le vittime delle violenze di questi ultimi giorni.
Il partito islamico egiziano Nour, seconda formazione religiosa del paese dopo la Fratellanza musulmana, ha reso noto che accetta la scelta dell'ex ministro delle Finanze, Samir Radwan, come primo ministro ad interim.
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, è "seriamente preoccupato" per l'escalation di violenza in corso in Egitto. In una nota, Ban precisa di essere "profondamente turbato" dalla notizia dell'uccisione di oltre 50 persone, condanna questi omicidi e chiede che siano svolte indagini approfondite e indipendenti da parte di organismi competenti, per fare sì che i responsabili siano portati davanti alla giustizia. Il leader del Palazzo di Vetro lancia un appello a tutti gli egiziani affinché siano consapevoli del momento precario che sta attraversando il loro Paese e facciano tutto il possibile per evitare una ulteriore escalation di violenza. "Tutti i cittadini e i partiti politici - aggiunge - devono lavorare in modo costruttivo per raggiungere il consenso sui prossimi passi che dovrà fare l'Egitto".
Modifiche alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, ora sospesa, da sottoporre a referendum, quindi, infine, entro la fine del 2014, elezioni legislative che diano finalmente all'Egitto un parlamento: il presidente a interim egiziano, Adly Mansur con un decreto ha tracciato la "road map" dei militari per la transizione dopo la traumatica deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi. L'annuncio di Mansur - che fa anche una concessione ai Fratelli Musulmani, mantenendo l'articolo della Costituzione che dichiara che la sharia è la principale fonte della legge - viene annunciato dai media egiziani in piena notte. Chiudendo una giornata in cui la violenza e le tensione hanno toccato il culmine con il massacro di 51 persone, quando i militari della Guardia repubblicana hanno aperto il fuoco contro i sostenitori di Morsi, e con l'incitamento della Fratellanza alla "rivolta popolare" e a occupare oggi tutte le piazze del Paese in segno di protesta per i morti e contro i militari "golpisti".
Una situazione che rischia di sfuggire al controllo anche dei militari, da decenni tutori del potere in Egitto, e di scivolare nella guerra civile, come ha ammonito anche lo sheikh Ahmad al Tayyeb, rettore dell'università Al-Azhar del Cairo, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita. Il decreto (dichiarazione costituzionale) della presidenza a interim fissa i tempi: entro 15 giorni va istituita una commissione costituente che entro due mesi presenti alla presidenza gli emendamenti alla nuova costituzione di stampo islamico - sospesa nel colpo di stato della scorsa settimana - voluta dai Fratelli Musulmani. Gli emendamenti saranno quindi sottoposti a referendum popolare entro un mese dalla loro presentazione. Svolta la consultazione popolare, entro due mesi, cioé entro la fine dell'anno, si dovranno tenere le elezioni parlamentari. Solo allora, con una nuova costituzione e un parlamento funzionante, saranno indette nuove elezioni presidenziali. Per ora non si registrano reazioni, mentre il portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, la coalizione che raggruppa i laici, i liberali e le sinistra, e il partito salafita Nur hanno dichiarato di voler prima esaminare il decreto e di consultare i propri dirigenti prima di prendere posizione. Ma intanto l'Egitto si prepara a una nuova giornata di proteste dei Fratelli Musulmani, che si preannunciano massicce.
Elezioni entro sei mesi, decreto del presidente
Dopo referendum per approvare emendamenti a Costituzione
voluta dai Fratelli Musulmani
Ansa 09 luglio 2013, 08:26
In Egitto entro sei mesi si terranno elezioni parlamentari, ma solo una volta che emendamenti alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, al momento sospesa, saranno stati approvati in un referendum da tenersi entro quattro mesi e mezzo. Lo stabilisce un decreto del presidente a interim Adly Mansur reso noto stasera.
Il decreto varato da Mansur, che detta la nuova "road map" della transizione politica dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi, prevede che elezioni legislative si tengano entro la fine del 2014. Prevede inoltre la nomina di un comitato costituente che avrà due mesi di tempo per presentare al presidente a interim gli emendamenti alla costituzione di tipo islamico sospesa. Il presidente dovrà quindi sottoporre gli emendamenti a referendum popolare entro un mese. Tenutasi la consultazione popolare, le elezioni per eleggere il nuovo parlamento dovranno svolgersi entro due mesi. Solo successivamente in Egitto si potranno tenere nuove elezioni parlamentari.
NON SI FERMA VIOLENZA - Non si ferma l'impennata di violenza che ha colpito l'Egitto. I Fratelli Musulmani hanno lanciato stasera un appello a scendere in piazza martedì in tutto il paese per protestare per i 51 suoi sostenitori uccisi oggi quando la polizia ha aperto il fuoco al Cairo. Stamani la Fratellanza aveva chiamato alla rivolta popolare contro il colpo di stato che ha deposto Mohamed Morsi.
Il presidente ad interim Adli Mansur ha dal canto suo invitato le piazze alla calma, ma dall'università al Azhar, la massima carica musulmana sunnita del Paese, si è evocato il pericolo che un prolungato vuoto istituzionale possa contribuire a far degenerare gli episodi di sangue, gravi ma ancora circoscritti, in una "guerra civile" su più ampia scala. Contrastanti sono le versioni fornite dalle autorità del Cairo e dalla Fratellanza musulmana su quanto avvenuto stamani vicino alla sede della Guardia Repubblicana e nei pressi della moschea di Rabaa al Adawiya, dove da giorni sono riuniti i sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi, in stato di arresto in un luogo ancora non ufficialmente identificato. Il movimento islamico afferma che i suoi seguaci sono stati attaccati dai militari mentre si apprestavano a eseguire la preghiera dell'alba nel sit-in, simbolo della protesta contro quel che i Fratelli definiscono "un golpe militare".
Il bilancio ufficiale è di 51 morti, tra cui un ufficiale e due poliziotti. E di 453 feriti, tra cui 40 coscritti. Le forze armate affermano inoltre di aver arrestato circa 200 persone armate di bottiglie incendiarie, armi da taglio e da fuoco. La tv di Stato, allineata sulle posizioni dell'esercito, ha mostrato a lungo e a ripetizione, immagini di "seguaci della Fratellanza musulmana" con pistole e fucili automatici. Il presidente Adli Mansur ha ordinato l'apertura immediata di un'inchiesta sul massacro odierno. Ma il partito Giustizia e Libertà, dei Fratelli musulmani, ha invece chiesto alla "comunità internazionale" di intervenire "perché vengano fermati i massacri" e "perché si eviti che l'Egitto si trasformi in una nuova Siria", in riferimento alle violenze in corso da più di due anni nel Paese mediorentale.
Dopo il massacro odierno, il partito Nur salafita, che a fine giugno aveva appoggiato la deposizione di Morsi, ha deciso di ritirarsi dalle consultazioni per la formazione del governo di unità nazionale. Sembra dunque tramontare l'ipotesi di creare un governo di larghe intese, anche perché il partito Nur si è opposto alla candidatura a premier sia di Muhammad al Baradei, esponente del Fronte di salvezza nazionale (piattaforma di laicisti, progressisti e nasseriani) sia dell'economista Ziad Baha ad Din.
EGITTO: FRATELLANZA, 'DOMANI IN PIAZZA PER I MORTI' - I Fratelli Musulmani hanno lanciato stasera un appello a scendere in piazza domani in tutto l'Egitto per protestare per i 51 suoi sostenitori uccisi oggi quando la polizia ha aperto il fuoco al Cairo. Stamani la Fratellanza aveva chiamato alla rivolta popolare contro il colpo di stato che ha deposto Mohamed Morsi.
USA, DIFFICILE DIRE SE GOLPE. DILEMMA AIUTI - Per il momento gli aiuti economici all'Egitto non sono in discussione. La Casa Bianca lo ha ribadito con forza, replicando così alle critiche di chi vorrebbe tagliare il flusso di 1,5 miliardi di dollari che ogni anno Washington versa nelle casse del Paese africano. "E' una situazione complessa, è difficile dire se in Egitto ci sia stato o meno un colpo di Stato", si giustifica il portavoce presidenziale, Jay Carney. Invitando l'esercito alla moderazione e ad evitare rappresaglie, arresti indiscriminati e il ricorso alla censura. Ma i dubbi del presidente Barack Obama crescono. Il dilemma é tra continuare a sostenere quella che dovrebbe essere una transizione guidata dall'esercito, scongiurando così che la situazione finisca in mano ai gruppi dell'islamismo più estremo, oppure accettare l'idea che ciò che sta succedendo in questi giorni in Egitto è un qualcosa che assomiglia proprio ad un golpe. Il rischio per il presidente degli Stati Uniti è quello di rimanere in un limbo, e di esporsi sempre più alle critiche di chi lo accusa di aver scelto una linea "eccessivamente passiva", dimostrando ancora una volta - puntano il dito in molti - la sua mancanza di leadership nell'ambito delle crisi internazionali, dalla Siria in giù.
IL CAIRO - Quindici persone sono rimaste uccise all'alba al Cairo in scontri davanti a una caserma della Guardia repubblicana. Lo affermano fonti mediche. Secondo le prime notizie, decine di sostenitori del presidente Morsi avrebbero dato l'assalto alla caserma e i militari avrebbero reagito con lacrimogeni e armi da fuoco. L'esercito parla di un ufficiale ucciso e 40 militari feriti. Il partito islamico Libertà e giustizia riferisce di 34 morti, i Fratelli musulmani di 26.
EDDIN VERSO PREMIERSHIP - L'economista socialdemocratico, Zeyad Baha Eddin, è stato indicato dalla tv di stato egiziana come il probabile nuovo premier ad interim. Secondo quanto ha riferito un portavoce della presidenza, il premio Nobel El Baradei, il cui nome era emerso come possibile premier, sarà invece nominato vice presidente ad interim. Baha Eddin, avvocato laureato a Oxford, è stato a capo dell'authority finanziaria egiziana negli anni del regime di Hosni Mubarak durante il periodo di liberalizzazione economica, ma si è dimesso prima che Mubarak venisse deposto. Intanto decine di migliaia di persone sono radunate a piazza Tahrir per difendere la "legittimità del popolo" e mostrare il loro sostegno alla decisione dell'esercito a deporre Mohamed Morsi. Mentre la piazza è ricoperta da bandiere, nel cielo volteggiano aerei da caccia, lasciando alle loro spalle un fumo con i colori del vessillo egiziano. Parallelamente, in altre zone del Cairo, gli islamisti, i seguaci di Morsi continuano a mobilitarsi per difendere la "legittimità" del loro capo di Stato deposto.
SOLDATO UCCISO DA UOMINI ARMATI NEL SINAI - Un soldato è stato ucciso da uomini armati a El Erish, nel nord Sinai in Egitto. In base a quanto ha riferito un responsabile della Sicurezza, uomini armati hanno attaccato un posto di blocco militare uccidendo il soldato. L'attacco è avvenuto vicino alla città di El Erish, dove venerdì sera i militanti islamici hanno preso d'assalto la sede del governatorato del Nord Sinai prima di issare la loro bandiera, ha precisato il responsabile della Sicurezza. Sempre venerdì scorso, cinque poliziotti erano stati uccisi da uomini armati nella stessa zona
RAID IN REDAZIONE AL JAZIRA,CHIUSO CANALE IN ARABO - Guardata con sospetto fin dalla sua nascita, nel 1996, in un paese ed una regione del mondo in cui le autorità' hanno sempre ritenuto la libertà di informazione non un diritto dei cittadini ma un ostacolo alla loro possibilità' di esercizio incondizionato del potere , l'emittente satellitare qatariota Al Jazira, spesso indicata come la CNN del mondo arabo è stata nuovamente oggetto di repressione in Egitto. Il procuratore generale Hamdy Mansour, vicino al deposto Presidente Fratello Musulmano Mohamed Morsi ha ordinato una perquisizione nella sede cairota della tv ed il fermo del direttore Abdel Fattah Fayed e di altre 28 persone dello staff impiegate nelle emissioni internazionali ed in quelle del canale locale Al Jazira Mubasher Misr. La notizia è stata diffusa dalla stessa emittente e dall'agenzia di stampa egiziana Mena. Il procuratore ha accusato l'emittente di aver trasmesso materiale che incitava alla violenza in occasione della decisione dei militari di deporre Morsi, oltre che di operare senza permesso, dopo che già' durante la transizione dal regime di Mubarak all'elezione di Morsi il Consiglio Supremo delle Forze Armate aveva chiuso la sede della tv.
Egitto: Mansour è presidente ad interim
Egitto: Premier mette a disposizione il mandato
Anche il ministro degli esteri offre le proprie dimissioni,
ieri già in cinque hanno lasciato
ANSA - 02 luglio 2013
IL CAIRO - Il premier egiziano Hisham Qandil ha messo a disposizione il suo mandato nella mani del presidente Mohamed Morsi, se queste possono contribuire ad allentare la crisi in atto. Lo riferiscono fonti della presidenza egiziana.
Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha respinto l'ultimatum di 48 ore lanciato dalle Forze armate dicendo che le affermazioni dell'esercito non sono state da lui prese in considerazione e che alcune frasi contenute nell'ultimatum stesso "potrebbero creare confusione". Morsi dice di credere che una dichiarazione rilasciata dal capo delle Forze Armate con un ultimatum alle forze politiche per conquistare il consenso, rischia di causare confusione e attacca il suo piano per una riconciliazione nazionale. Notando che Morsi non è stato consultato in anticipo dal generale che ha lanciato l'ultimatum, l'ufficio di presidenza dice:"Sembra che alcune delle affermazioni dell'ultimatum abbiano significati che potrebbero creare confusione in una nazione complessa".
Anche il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr ha offerto le proprie dimissioni dopo che ieri già cinque ministri hanno lasciato e si sono schierati con il popolo.
Lo staff del presidente egiziano ha detto che Mohamed Morsi ha avuto un colloquio telefonico col presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
ESERCITO PRESSA MORSI - All'indomani delle imponenti manifestazioni per rivendicare le dimissioni del presidente egiziano Mohamed Morsi un effetto domino partito dalle piazze di tutto il paese ha investito i vertici del potere. Una accelerazione improvvisa, forse aiutata dalle dichiarazioni preoccupate del presidente Usa Barack Obama, ha fatto scendere in campo nuovamente le forze armate, che hanno lanciato un ultimatum di 48 ore alle forze politiche.
La piazza, che per mesi ha chiesto le dimissioni del Consiglio militare al potere subito dopo la caduta dell'ex rais Hosni Mubarak, oggi ha accolto con un boato l'annuncio delle forze armate e con canti il passaggio a volo rasente di elicotteri militari.
La pressione su Morsi, infatti, non è scesa, le piazze si sono nuovamente riempite dal pomeriggio mantenendo la pressione sul presidente e sui fratelli musulmani costretti a contare i danni dell'assalto al loro quartier generale, ma soprattutto quelli al loro futuro politico.
Alcuni vertici della Fratellanza hanno accusato le forze armate di avere ascoltato di più le piazze dell'opposizione che non quella dove da due giorni si ritrovano i sostenitori di Morsi, mentre il portavoce Gehad Haddad ha fatto capire che i Fratelli stanno pensando di ricorrere a comitati di auto difesa vista l'assenza delle forze di polizia a protezione delle proprie sedi.
E' in questo contesto, segnato all'uccisione di quindici persone in scontri in tutto il paese fra pro e anti Morsi, che i militari hanno deciso oggi di uscire allo scoperto dando alle forze politiche "l'ultima chance": 48 ore per chiudere questa fase di "grande pericolosita" per la tenuta del paese, segnata anche da un progressivo sgretolarsi della tenuta istituzionale.
Le forze armate egiziane respingono le "accuse di golpe" e affermano e che il loro ultimatum è mirato a "spingere le forze politiche a raggiungere un consenso" dopo avere ascoltato le richieste della piazza.
Cinque ministri hanno annunciato le loro dimissioni per unirsi ai manifestanti, fra loro anche il ministro del Turismo, Hisham Zaazou, che si era già dimesso dopo la nomina di un esponente della formazione estremista Jamaa islamyia a governatore di una delle perle del turismo egiziano, Luxor.
A una manciata d'ore dalla fine dell'ultimatum di 48 ore dato dai militari alle forze politiche egiziane, ma soprattutto al presidente egiziano, Mohamed Morsi chiede via twitter all'esercito di fare un passo indietro e di ritirare le sue richieste e, al contempo, ribadisce di non accettare diktat. Né all'interno né dall'esterno. Subito dopo si rivolge direttamente agli egiziani dalla Tv di Stato per ricordare che "le elezioni sono state libere e rappresentative della volontà popolare", e soprattutto che lui è stato "il primo leader egiziano ad essere stato eletto democraticamente". "Non farò nessun passo indietro", assicura il presidente che si dice pronto a proteggere la democrazia "a costo della sua vita". "Non lasciatevi rubare la vostra rivoluzione", incalza Morsi che, pur ammettendo di "aver commesso degli errori", invita gli egiziani a non attaccare le forze armate, la polizia e a non scontrarsi tra di loro. E afferma la necessità che l'esercito torni alle sue "normali funzioni".
Morsi è sempre più solo e assediato dai manifestanti anche nel palazzo dove si è trasferito per evitare le contestazioni. I fratelli musulmani non hanno reagito ufficialmente alla dichiarazione dei militari ma più voci hanno ribadito che la legittimità del presidente non si tocca. Un alto dirigente della Fratellanza è andato oltre invocando il martirio per proteggere la legittimità del primo presidente eletto dei Fratelli musulmani mentre il portavoce della Fratellanza Gehad el Haddad ha twittato: "Il popolo egiziano non permetterà a nessuno di fare prepotenze alle loro scelte democratiche e rimarrà fermo davanti a chiunque minacci la legittimita". Come negli scorsi due giorni anche oggi le piazze si sono divise fra pro e anti Morsi. In serata, poche ore prima che Morsi parlasse alla televisione, gli scontri nel quartiere di Giza, al Cairo, sono degenerati e hanno lasciato sul terreno sette morti e decine di feriti, molti dei quali gravi.
Oggi i sostenitori del presidente hanno puntato ad essere più numerosi e più visibili per dimostrare che il peso dei due schieramenti é equivalente. Subito dopo l'intervento del presidente in Tv la polizia ha diffuso la notizia di dozzine di feriti in scontri di fronte all'Università della capitale. Testimoni hanno udito colpi d'arma da fuoco. La giornata di Morsi è cominciata presto quando nel cuore della notte ha ricevuto una telefonata dal presidente Usa Barack Obama che gli ha rinnovato tutte le preoccupazioni di Washington e il sostegno americano al processo democratico egiziano. Obama, ha precisato in serata il dipartimento di Stato, non ha però sollecitato una adesione di Morsi ad elezioni anticipate, una voce rimbalzata per tutta la giornata di oggi in Egitto e che avrebbe schierato il presidente Usa accanto alla principale rivendicazione del movimento dei Ribelli e delle opposizioni. Malgrado la linea intransigente annunciata dalla presidenza e sostenuta dai movimenti islamici, Morsi oggi ha avuto un lunghissimo colloquio col ministro della Difesa e capo delle forze armate Abdel Fattah el Sissi insieme al premier Hisham Qabdil per definire i passi futuri. In mano Morsi aveva la lettera di dimissioni, la sesta, di un altro ministro, quello degli esteri Kamel Amr e quella con la quale il premier rimetteva nelle sue mani il mandato, lasciandolo libero di valutare se un addio al suo governo potesse servire ad trovare una via di uscita, prima dello scoccare dell'ultimatum del militari.
SCONTRI UNIVERSITA' IL CAIRO, MORTI SONO 16 - Sale a 16 il bilancio dei morti negli scontri avvenuti vicino all'Universita' del Cairo. Alcuni uomini non identificati hanno attaccato un gruppo di seguaci del presidente egiziano Mohamed Morsi, secondo quanto annunciato dal ministero della Sanita'. Lo scontro tra pro e anti-Morsi ha provocato anche 200 feriti.
FORZE ARMATE, PRONTE A MORIRE PER POPOLO - Il Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane (Scaf) ha scritto sulla sua pagina Facebook che è pronto a morire per difendere il popolo dell'Egitto contro i terroristi, i radicali o i pazzi.