Egitto: a Londra protesta per reporter

I genitori di Peter Greste, 'siamo sconvolti e scioccati'

 

  Ansa - 24 giugno 2014

 

Centinaia di giornalisti si sono riuniti stamane di fronte alla sede della Bbc nel centro di Londra per protestare contro la condanna a sette anni di tre colleghi di Al Jazira in Egitto, tra cui Peter Greste, pluripremiato reporter australiano che ha lavorato anche per la tv pubblica britannica oltre che per Cnn e Reuters. E' stato rispettato un minuto di silenzio e gran parte dei manifestanti aveva un nastro adesivo nero sulla bocca per sottolineare la violazione della libertà di informazione. Mentre al Cairo il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha respinto le critiche internazionali alla sentenza contro i giornalisti di Al Jazira esortando a rispettare l'indipendenza della magistratura egiziana. "Non si compiono ingerenze negli affari della magistratura, che e' indipendente", ha detto Sisi ad una cerimonia per promozioni presso l'accademia militare. Pur senza citare le condanne di tre giornalisti della tv qatariota, il presidente ha detto che "nessuno deve criticare le istituzioni dello Stato" egiziano

Abdel Fattah al Sisi

 

Dalla defenestrazione di Morsi a 'faraone'

 

    Ansa - 9 giugno 2014

 

Dall'uniforme agli abiti civili. Sorridente in pubblico, devoto all'Islam, protagonista della cacciata dei Fratelli musulmani, il 'Leone' Abdel Fattah al Sisi è l'uomo forte dell'Egitto che ha giurato oggi come nuovo presidente 'faraone'. Patriottismo, sicurezza, lotta al terrorismo e rilancio dell'economia sono le sue parole d'ordine. Nato al Cairo il 19 novembre del 1954, Sisi è l'autore della defenestrazione dell'ex presidente Mohamed Morsi, espressione della Confraternita, lo scorso luglio, quando ancora ricopriva la carica di capo delle forze armate. Comandante della regione militare settentrionale di Alessandria nel 2008 è poi diventato direttore dell'intelligence militare. Dopo la primavera araba del 2011 e le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, è entrato a far parte del Consiglio supremo delle forze armate, l'organo che detiene il potere. Con l'elezione di Morsi, ha preso il posto del Feldmaresciallo Mohammed Hoseyn Tantawi a Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e ministro della Difesa. A fine giugno del 2013, dopo giorni di crescenti manifestazioni popolari contro la Fratellanza, ha assunto la guida della 'rivolta' contro Morsi. Nei mesi successivi ha represso nel sangue la crescente protesta dei Fratelli musulmani, fino a far dichiarare la Confraternita organizzazione terrorista. A gennaio di quest'anno, dopo il referendum sulla Costituzione, il generale è stato promosso Feldmaresciallo e indicato dal Consiglio supremo delle forze armate come candidato alle elezioni presidenziali. Poi le dimissioni che ha ufficializzato il 26 marzo 2014.

Egitto. Festa al Cairo dopo

annuncio vittoria (scontata) Al-Sisi

 

   euronews.com  -  4 giugno 2014

 

 

Piazza Tahrir in visibilio quasi come ci fossero stati dei dubbi: l’elezione dell’ex Generale Abdel Fatah Al-Sisi a nuovo Presidente non è certo un colpo di scena. Ma il neo eletto Capo dello Stato parla di una pagina nuova nella storia del Paese.

 

“È venuto il momento di lavorare per un futuro migliore. Un futuro che adesso è come una tabula rasa che può essere riempita come vogliamo” ha detto in messaggio televisivo.

 

Al-Sisi è stato eletto con un blebiscito: consensi che hanno sfiorato il 97%, stando ai dati ufficiali della Commissione Elettorale, secondo cui l’affluenza è stata del 47%. Il nostro corrispondente al Cairo Mohammed Shaikhibrahim ha interpellato alcuni dei sostenitori del neo-eletto:

“Congratulazioni a Al-Sisi!” grida una residente della capitale. “Speriamo che si assuma le sue responsabilità, siamo con lui e merita di essere il Presidente di questo Paese”.

 

“La gente qui ama Al-Sisi” afferma un uomo “risponderà alle sue richieste, gli daremo appoggio nella speranza di far progredire il nostro Paese, affinchè ciascuno viva in pace e in sicurezza”.

 

Il nostro corrispondente Mohammed Shaikhibrahim: “Gli egiziani hanno festeggiato il nuovo Presidente qui a Piazza Tahrir, il teatro di tutti i cambiamenti politici in Egitto. I cittadini sperano che il nuovo regime ottenga i risultati che quelli precedenti non hanno ottenuto”.

 

Egitto: voto prolungato a domani

 

Tv Stato, lo ha deciso la Commissione elettorale

 

  Ansa - 27 maggio 2014

 

La Commissione elettorale ha deciso di prolungare fino a mercoledi' sera il voto per le elezioni presidenziali egiziane, che si doveva chiudere martedi' sera. Lo ha annunciato la tv di Stato. Anche l'agenzia di stampa Mena ha confermato la notizia citando Abdel Wahab Abdel Razik, membro del comitato elettorale presidenziale, secondo il quale "si e' deciso di prolungare il voto" di un altro giorno "fino alle 21 di domani per dare l'opportunita' ai votanti di recarsi ai seggi".
   

Insultate, molestate, stuprate, sottoposte perfino al "test della verginità" durante i giorni della rivoluzione del gennaio 2011, le donne egiziane stanno riaffermando in queste ore il proprio ruolo nella societa' e partecipano in gran numero alle votazioni per il presidente, che secondo molte previsioni porteranno all'elezione del maresciallo Abdel Fattah El Sisi a capo del Paese delle Piramidi.

 

Egitto: Paese al voto per presidenziali

 

Nuovo uomo forte Sisi strafavorito

su unico rivale Sabbahi

 

  Ansa - 27 maggio 2014

 

Egitto al voto per il secondo e ultimo giorno di elezioni presidenziali in cui è grande favorito l'ex capo delle forze armate egiziane, Abdel Fattah al Sisi.

 

I seggi hanno aperto alle 9 ora locale (le 8 in Italia) e, come annunciato ieri sera da fonti ufficiali, chiuderanno un'ora piu' tardi del previsto, alle 22, e comunque non prima di aver smaltito completamente eventuali code di elettori. Per favorire l'affluenza al voto, sempre ieri sera è stata annunciata la chiusura di uffici pubblici, banche e anche della Borsa. E' stato smentito invece che le elezioni possano essere prolungate di un'intera giornata anche domani.

 

In assenza di exit poll riconosciuti, è previsto un lento trapelare di risultati in attesa dell'annuncio ufficiale atteso fra il primo ed il 5 giugno.

 

La vittoria di Sisi su Hamdine Sabbahi, personalità di spicco della sinistra egiziana e suo unico rivale, è data comunque per scontata. Per questo appare rilevante soprattutto il tasso di partecipazione al voto che deve fare i conti con gli appelli al boicottaggio lanciati dai Fratelli musulmani, confraternita integralista che aveva portato alla presidenza nel 2012 il proprio leader Mohamed Morsi, poi defenestrato proprio dai militari dieci mesi fa. Morsi era stato il primo presidente eletto dopo la cacciata del trentennale rais Hosni Mubarak.

 

EGITTO. el-Beblawi si dimette

per far partire l’elezione di al-Sisi

 

 

  notiziegeopolitiche.net - 24 febbraio 2014

al-sissi

Come era in programma, seppure in modo non manifesto, il premier egiziano, Hazem el-Beblawi, si è dimesso per dare la possibilità al capo delle Forze Armate e ministro della Difesa, Abdel Fattah al-Sisi, di correre alle elezioni.el-Beblawi era stato nominato immediatamente dopo la deposizione del presidente Mohammed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani, lo scorso 4 luglio e, a quanto si vocifera, verrà sostituito dal ministro Ibrahim Mihlib.
al-Sisi correrà quindi per le presidenziali, nonostante il 2 agosto al-Sissi aveva dichiarato al Washington Post di non voler correre per la presidenza: “Voi non riuscite a credere – aveva detto nell’intervista – che ci siano persone che non aspirano al potere: tra queste persone ci sono anch’io”.

 

 

Egitto al voto oggi e domani

per approvare nuova costituzione

 

Il voto costituisce anche un test per generale al Sissi

 

   ilmondo.it  -  14 Gennaio 2014

Egitto al voto oggi e domani per approvare nuova costituzione


Il Cairo, 14 gen. Gli egiziani sono chiamati oggi e domani ad esprimere il loro parere sul testo della nuova costituzione, un referendum che rappresenta anche un test della forza del nuovo capo dell'esercito, generale Abdel Fattah al Sissi, colui che, dopo aver destituito il presidente eletto Mohammed Morsi, ha di fatto preso le redini del potere in Egitto.

Vice-premier e ministro della Difesa, il generale al Sissi, anche capo delle forze armate, ha fatto sapere, pochi giorni prima del voto, di essere disponibile a candidarsi alle presidenziali previste per quest'anno, "se il popolo lo reclama" e se l'esercito sosterrà la sua candidatura. Il generale al-Sissi ha anche invitato i 53 milioni di egiziani a recarsi in massa alle urne per votare "sì" alla nuova costituzione, che è stata redatta da una commissione di 50 membri nominati dal governo, a sua volta costituito da uomini indicati dall'esercito all'indomani della destituzione del presidente islamico Morsi, primo presidente civile ed unico eletto democraticamente in Egitto, il paese più popoloso del mondo arabo. Per garantire la sicurezza, il governo ha dispiegato 160.000 soldati e 200.000 poliziotti in tutto il paese. I seggi apriranno alle 9 ora locale, le 8 in Italia. I partiti islamici hanno annunciato di boicottare il voto.

 fonte afp

 

21 donne dei Fratelli Musulmani

sono state condannate in Egitto

 

E sette sono minorenni:

è l'ennesima condanna contro gli islamisti

dopo la deposizione del presidente Morsi

 

 

ilpost.it - 28 novembre 2013

EGYPT-POLITICS-UNREST-ISLAMISTS

 

Mercoledì 27 novembre un tribunale egiziano ha emesso altre condanne nei confronti di esponenti e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso di cui fa parte il deposto presidente Mohamed Morsi. Il tribunale ha condannato a 11 anni di carcere 21 sostenitrici di Morsi, incriminate per appartenenza a un movimento terroristico, ostruzione del traffico, sabotaggio e uso della forza durante le proteste ad Alessandria del mese scorso: 7 di loro hanno meno di 18 anni e dovranno scontare la pena in un carcere minorile.

 

Il tribunale ha anche condannato sei leader dei Fratelli Musulmani a 15 anni di prigione, con l’accusa di avere incitato le proteste. Lo stesso giorno 17 religiosi egiziani legati alla Fratellanza sono stati arrestati a Gharbiya, città sul delta del Nilo a nord del Cairo, con le accuse di incitamento alle proteste contro la polizia e l’esercito.

 

Secondo l’agenzia di stato egiziana MENA altre otto persone sono state messe sotto processo con l’accusa di avere rapito e torturato un avvocato durante le grandi rivolte del 2011 che portarono alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak. Tra gli imputati ci sono Mahmoud al-Khodeiry, ex giudice vicino ai Fratelli Musulmani; Osama Yassin, ministro della gioventù sotto la presidenza di Morsi; e Ahmed Mansour, presentatore di Al Jazeera, televisione di proprietà dell’emiro del Qatar considerata vicina alle posizioni dei Fratelli Musulmani.

 

Dal colpo di stato contro Morsi del 3 luglio scorso, in Egitto migliaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. La repressione nei confronti degli islamisti – e degli oppositori in generale: sono decine i casi di giornalisti arrestati nei mesi passati – è stata fatta passare dal governo ad interim e dall’esercito egiziano come una lotta contro il “terrorismo”. Il 24 luglio il presidente dell’Egitto, Adli Mansur, ha firmato la legge cosiddetta “anti-proteste”, che secondo alcune associazioni e avvocati egiziani rende praticamente impossibile organizzare una manifestazione legale in Egitto. Gamal Eid, direttore dell’organizzazione non governativa “Rete araba per l’informazione sui diritti umani“, ha detto che la legge riporta l’Egitto indietro all’era di Mubarak. Secondo Eid sarebbe addirittura peggiore della legislazione repressiva in vigore in Egitto durante il protettorato britannico. Negli ultimi tre giorni in diverse città dell’Egitto ci sono state manifestazioni contro la legge “anti-protesta” e diverse persone sono state arrestate.

 

Egitto, l’ansia dei senza futuro

 

 
 

L’Egitto che si dà ruoli normativi con l’ennesimo defatigante iter di riscrittura della Carta Costituzionale e l’Egitto che solleva la protesta con le “quattro dita” del Fronte della legalità, devono entrambi fare i conti con vari traumi. Quello della rivoluzione incompiuta, tradita, scippata o rilanciata è il più leggero. Al dolore delle vittime, ai troppi bisogni primari insoddisfatti s’aggiunge un panorama esaminato non solo dalla libera informazione che resta, ma da talune indagini mediche interne e internazionali. L’ultimo è uno studio delle Nazioni Unite.

Si monitorano i riflessi psichici di vari strati della popolazione davanti alla profonda instabilità socio-politica degli ultimi tre anni.

Gli egiziani risultano depressi non solo economicamente ma umoralmente, occupando la 138° posizione su 156 popolazioni mondiali esaminate nell’indagine.

Egualmente i periodici cicli di violenza stanno radicando indelebili effetti sulla salute mentale delle persone. Diversi psichiatri raccontano di un profondo stato d’inquietudine diffuso anche nell’età più spensierata che è quella infantile. I bambini risultano ansiosi per la loro sicurezza, e la paura generalizzata provocata dalla morte in piazza, dall’inagibilità di centri urbani e metropolitani occupati militarmente attanaglia anche tante vite adulte.

Paradossalmente questi timori giungono pure da coloro che sostengono i piani di Al-Sisi, perché “uscire di casa, girare per le strade risulta pericoloso, visto che non si sa cosa potrà accadere” hanno dichiarato cittadini cairoti ai microfoni di Al Jazeera che ha dedicato un servizio al fenomeno. Del resto l’uso parapolitico e paramilitare di teppisti per favorire ulteriori giri di vite repressiva è una tattica attuata dalle Forze Armate già con Mubarak e poi durante la Giunta Tantawi. In più l’aggravarsi delle difficoltà economiche di tutta la popolazione diffonde la pratica dei furti grandi e piccoli negli strati più marginali.

Parecchie donne evitano l’uscita di casa anche in pieno giorno per paura d’essere rapinate durante gli acquisti e cader vittime di molestie e attacchi sessuali compiuti da gang di adolescenti. Un fenomeno radicato ed endemico, già registrato due anni or sono durante le stesse manifestazioni in piazza Tahrir e denunciato da attiviste “rapite”, denudate, molestate e violentate con la tristemente nota tecnica dei “cerchi concentrici”. I traumi irrisolti si ripresentano in forme patologiche più gravi perché aggrediscono le certezze e l’autostima.

Rispetto ai mesi della Primavera 2011 che segnarono la caduta di Mubarak, l’assenza di alternative sta azzerando la volontà reattiva della gente comune.

I sogni presto tramontati, gli pseudo-cambiamenti che non mutano nulla producono scoramento.

Era accaduto con la presidenza Mursi, sta succedendo con la gestione della “salvezza” voluta dell’omonimo Fronte che si è messo nelle mani degli “eroici” militari. Così nonostante lo scampato pericolo da un presunto governo della Shari’a le testimonianze di vivere una realtà oscura e priva di prospettive, un presente addirittura peggiore di quello dell’era Mubarak proviene anche da una cospicua parte di coloro che nel giugno scorso sfilavano coi ‘Tamarod’ e che hanno applaudito l’allontanamento forzato del presidente della Fratellanza e il suo arresto. Gli psicologi al lavoro parlano di cittadini ossessionati dalla caduta di aspettative che s’appoggiano sul fronte secolarista oppure su quello islamico perché non vedono né si danno alternative.

Però fra i primi che cercano nel presente un passato che sembra impossibile da riprodurre (almeno nei coriacei contorni dei presidenti-raìs) e i secondi che continuano a piangere martiri e cercare conferme nella propria storia politica lunga 85 anni, chi appare soddisfatto e intoccabile è l’apparato statale. Generali, soldati, poliziotti e agenti d’ogni genere, magistrati e burocrati d’apparato, gli uomini d’ordine che non hanno perso spazio e terreno, perpetuano radicate lobbies, controllano le vite degli altri e ne decidono un futuro autodeterminato, patologico o represso.

Enrico Campofreda

Fonte: nenanews.globalist.it

 

 

Ancora scontri in Egitto

 

51 persone sono morte per le violenze

tra sostenitori e oppositori dei Fratelli Musulmani,

mentre l'esercito disegnava cuori nel cielo (sul serio)

 
ilpost.it - 07 ottobre 2013

 
Scontri in Egitto  

 

 

Domenica 6 ottobre in diverse città dell’Egitto ci sono stati violenti scontri tra sostenitori e oppositori dell’ex presidente Mohamed Morsi, che hanno provocato l’uccisione di almeno 51 persone: una delle giornate con più morti in strada dal colpo di stato dell’esercito del 3 luglio scorso. Fonti ufficiali del governo hanno detto che almeno 423 persone appartenenti ai Fratelli Musulmani sono state arrestate al Cairo. Gli scontri si sono verificati durante le celebrazioni del 40esimo anniversario dell’inizio della guerra dello Yom Kippur – in cui furono coinvolti Israele, Egitto e Siria – e sono durati fino a sera.

 

All’inizio degli scontri in piazza Tahrir si trovavano centinaia di sostenitori dell’esercito, che stavano festeggiando l’anniversario della guerra con molti ritratti del generale Abdel Fattah al-Sisi, colui che ha guidato il colpo di stato contro Morsi e che di fatto oggi controlla la politica dell’Egitto. Poco dopo migliaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani hanno cercato di raggiungere la principale piazza del Cairo. Le forze di sicurezza sono intervenute lanciando lacrimogeni per disperdere i manifestanti.

 

 

 

Egitto chiuse quattro stazioni TV

 

Un tribunale egiziano ha ordinato la chiusura di quattro canali televisivi,

tra cui una vicina ai Fratelli musulmani, Ahrar 25.

 

BBC/bbc.co.uk - 3 Settembre 2013

 

Un tribunale egiziano ha ordinato la chiusura di quattro canali televisivi, tra cui uno vicino ai Fratelli Musulmani, Ahrar 25. La sede egiziana di al-Jazeera, Mubashir Misr, insieme con i canali islamici al-Quds e al-Yarmuk, sono tra quelli che dovrebbero essere chiusi.

 

Le autorità hanno recentemente usato la mano pesante nei confronti dei media visti come simpatizzanti del deposto presidente Mohammed Morsi, il quale è in attesa di processo per aver incitato lo scorso anno all’uccisione dei manifestanti.

 

Lunedì in Egitto sono stati espulsi tre giornalisti stranieri che lavorano per il canale in lingua inglese di al-Jazeera, con la motivazione di non avere un corretto accredito stampa.

 

 

Egitto: pro-Morsi bloccano strada al Cairo

 

Altri 40 esponenti dei Fratelli musulmani sono stati arrestati

 

Ansa - 26 agosto 2013, 17:09

 

Egitto: pro-Morsi bloccano strada al Cairo

 I sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi hanno bloccato il viale Salah Salem al Cairo, quello che conduce all'aeroporto internazionale, mentre altri dimostranti, decine secondo l'agenzia Mena, centinaia secondo gli organizzatori, hanno dato vita a un sit-in a Giza, sul viale el Haram che porta alle Piramidi. Il coprifuoco scatterà alle 21, dopo lo slittamento di due ore deciso ieri dal governo provvisorio.

Il figlio maggiore di Mohamed el Beltagy, Ammar, è stato arrestato insieme ad altri tre figli di leader dei Fratelli musulmani in Alto Egitto, a sud del Cairo. Lo riferisce l'agenzia di Stato Mena. Mohamed el Beltagy, che ha fatto commuovere il premier turco Recep Tayyp Erdogan con la lettera scritta in occasione del funerale della figlia Asma uccisa a Rabaa, è il ricercato numero 1 dalle autorità egiziane e il più importante tra i leader della protesta pro-Morsi ancora a piede libero.

Altri 40 esponenti dei Fratelli musulmani sono stati arrestati oggi in Egitto: lo annuncia il ministero dell'Interno, citato dall'agenzia ufficiale Mena, precisando che le persone fermate ''erano in possesso di armi da fuoco prelevate negli assalti ai commissariati di polizia''

Il processo ai leader dei Fratelli Musulmani è stato rinviato al 29 ottobre perché all'udienza odierna gli imputati non erano presenti per motivi di sicurezza. La guida suprema della Fratellanza, Mohamed Badie e altri due leader Khairat al-Chater et Rachad Bayoumi, sono in carcere con l'accusa di "incitazione al martirio" per le manifestazioni pro-Morsi del 30 giugno scorso. Oggi dovevano comparire in tribunale insieme con altri 3 membri della Fratellanza e 29 persone accusate di violenza.

Intanto l'ex presidente Hosni Mubarak è arrivato a New Cairo, dove si apre il processo a suo carico per complicità nell'uccisione dei dimostranti nel 2011. Con lui gli altri imputati, tra i quali i suoi due figli. Mubarak e' arrivato in barella. La tv nazionale ha mandato in diretta le immagini.

Il figlio maggiore di Mohamed el Beltagy, Ammar, è stato arrestato insieme ad altri tre figli di leader dei Fratelli musulmani in Alto Egitto, a sud del Cairo. Lo riferisce l'agenzia di Stato Mena. Mohamed el Beltagy, che ha fatto commuovere il premier turco Recep Tayyp Erdogan con la lettera scritta in occasione del funerale della figlia Asma uccisa a Rabaa, è il ricercato numero 1 dalle autorità egiziane e il più importante tra i leader della protesta pro-Morsi ancora a piede libero.

 

 

CONTRORIVOLUZIONE D’EGITTO

 

di Lucio Caracciolo la Repubblica  30 Luglio 2013
 
 
Per protestare basta la Piazza. Ma per rovesciare il regime devi conquistare il Palazzo. È la prima legge della rivoluzione, nota all’umanità fin dall’Egitto dei faraoni, eppure curiosamente dimenticata dagli aspiranti rivoluzionari dell’Egitto contemporaneo.
 
Così la giovane e assai disparata marea di popolo che tra gennaio e febbraio 2011 costrinse il “faraone” Mubarak alla resa, grazie al decisivo interv ento delle Forze armate, non seppe prendere il potere. Ne prof ittaro no, dopo qualche esitazione, i Fratelli musulmani (ikhwan), unica vera organizzazione di massa del paese. Dapprima in precaria intesa con i militari, garanti dello Stato profondo – da noi si chiamano “poteri forti”, in Egitto lo sono davvero – poi in solitario, dunque in contrapposizione al vecchio establishment (i mubarakiani senza Mubarak) e ai dilettanti della più recente ondata rivoluzionaria (aprile-giugno 2013). I quali, incapaci di percorrere con le urne o con la forza l’ultimo, decisivo miglio dalla Piazza al Palazzo, s’affidarono ancora una volta alle baionette del glorioso esercito nazionale. Invitarono lo Stato a fare un colpo di Stato, offrendosi di legittimarlo.
 
Mentre nel mondo si discettava intorno al carattere di tale intervento, sul terreno si scriveva la parola fine al primo esperimento democratico nel più fiero e popoloso dei paesi arabi. Risultato provvisorio, a due anni e mezzo dallo scoppio della “primavera araba”: vince lo Stato profondo, perdono gli ikhwan, ai rivoluzionari resta l’amaro sapore dell’incompiuta e la fondata sensazione di essere stati usati e gettati dai militari oggi come dai Fratelli ieri. Mentre sulla scena egiziana si stagliano le ombre di nuovi protagonisti – i salafiti, versione ultraconservatrice dell’islam politico – e di vecchi fantasmi – i jihadisti in armi, che stanno trasformando il Sinai nell’ennesimo poligono di sperimentazione della guerra santa per il califfato. Quanto al contesto macroregionale, la controrivoluzione pilotata dalle petromonarchie del Golfo segna in Egitto un fondamentale punto a favore, riaffermando la primazia saudita e riportando l’emirato qatarino alla realtà della propria taglia. Sul piano globale, infine, conferma che il vuoto geopolitico creato nel Mediterraneo allargato dal disimpegno astrategico di Obama — quasi che l’ossessione per la Cina emancipasse Washington dalle sue responsabilità nel resto del pianeta – ha il suo prezzo. Nel caso, la totale perdita di credibilità in Egitto. Divisi su tutto, gli egiziani d’ogni fazione condividono oggi il disprezzo per gli Stati Uniti.
 
La logica di Obama può essere contestata. Ma è una logica. Del tutto illogico l’approccio – o non-approccio – degli europei allo tsunami arabo-mediterraneo e agli spasmi della “primavera” egiziana. Sempre in rigoroso ordine sparso. Dalle pulsioni paracoloniali di Francia e Gran Bretagna in Libia ieri e in Siria oggi, con esiti comunque disastrosi, alla neghittosa indifferenza della Germania – dietro cui fa capolino una dose di Schadenfreude per le disavventure del partner renano, al classico codismo nostrano, sempre a caccia di strapuntini sui vagoni “alleati”, con profusione di autodafé atlantici non richiesti né apprezzati da alcuno.
 
Attorno a noi, tutto il Mediterraneo è in crisi o in fiamme. Eppure, non ne sembriamo angosciati. Forse perché impegnati a preservare il primato di unico paese euromediterraneo ancora immune dalla rivolta sociale o politica, quasi dolce ci fosse naufragare in questo mare. Chiamiamola Pax Italica.
Sarebbe azzardato statuire l’affermazione definitiva della controrivoluzione. Le dinamiche sociali e culturali all’origine delle “primavere” restano tutte. Le autocrazie fondate sulla rendita energetica affrontano pressioni demografiche che stanno consumando le basi di quel modello economico e politico di successo. Il trono saudita è semivacante, con il re morente e il delfino che non scoppia di salute. Mentre l’elezione di Hassan Rohani alla presidenza della Repubblica Islamica potrebbe rimettere in movimento il pianeta Iran. L’Oriente vicino non finirà di stupirci.

 

Egitto, Pugno duro di polizia: abbiamo il mandato

Un morto in scontri a funerale pro Morsi

 

Ansa 28 luglio 2013, 13:07
 
Egitto, Pugno duro di polizia: abbiamo il mandato

"Il popolo ha dato all'esercito e alla polizia un mandato per combattere chi cerca di destabilizzare la patria con atti terroristi". Lo ha detto il ministro dell'Interno egiziano Mohamed Ibrahim ad una cerimonia all'accademia di polizia. Ibrahim ha sottolineato:"Risponderemo con fermezza a ogni tentativo di mettere a rischio la sicurezza". Davanti a lui c'era il capo dei militari el Sissi.

"La polizia e' determinata a portare stabilita' e sicurezza", ha assicurato Ibrahim.

Dieci "terroristi armati" sono stati uccisi nel Sinai del Nord e venti arrestati nelle ultime 48 ore. Lo riferisce l'agenzia Mena. Fonti della sicurezza locali non hanno confermato la notizia, spiegando che sette persone sono state arrestate e due di loro sono ritenute elementi terroristi.

Un giovane egiziano e' stato ucciso nella regione di Gharbiya, nel delta del Nilo, durante il funerale di un sostenitore del deposto presidente Mohamed Morsi, ucciso negli scontri della notte di venerdi' con le forze dell'ordine al Cairo. Secondo quanto scrive l'agenzia Mena, esponenti della Fratellanza hanno impedito l'accesso ai funerali ad amici e conoscenti del morto scatenando una rissa nella quale il trentenne Mohamed Gad, un Fratello Musulmano, e' stato ucciso a pugnalate. Tafferugli sono scoppiati anche a Port Said dove almeno quindici persone sono state ferite dopo le violenze esplose al termine dei funerali di un'altra vittima degli scontri del Cairo fra pro e anti Fratellanza, scrive la Mena, secondo la quale uno dei feriti e' in gravi condizioni. Durante le violenze sono anche stati attaccati una chiesa copta e numerosi negozi.

Guerra nelle piazze, al Cairo è una strage
di Danila Clegg


Un bagno di sangue nella notte tra venerdì e sabato - il secondo in venti giorni - con l'acuirsi degli scontri fra sostenitori dell'ex presidente deposto Mohamed Morsi e le forze dell'ordine precipita sempre piu' l'Egitto in una spirale di violenze e ritorsioni. La guerra è per strada, è nelle dichiarazioni dei fronti contrapposti e anche nei numeri delle vittime: 66 secondo il ministero della Sanita', oltre 120 secondo la Fratellanza, che ha accusato forze dell'ordine e cecchini di aver volutamente sparato sui manifestanti per uccidere. Accusa respinta dal ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim e dal procuratore generale, che a loro volta hanno addossato ai pro Morsi la responsabilità di aver sparato per primi sulla polizia. Nonostante l'ultimatum dei militari scadesse oggi, il ministro ha riferito che la data di uno sgombero della grande piazza davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya non e' stata decisa e che la speranza e' che i militanti islamici l'abbandonino di loro volonta' per evitare altri spargimenti di sangue. Speranza pressochè vana, visto che gi esponenti dei Fratelli musulmani hanno ribadito che rimarranno li' dove sono. Gli scontri sono cominciati in nottata e il bilancio ha continuato ad aggravarsi per tutta la giornata. Il portavoce della Fratellanza, Ahmed Aref, in una conferenza stampa a Rabaa el Adaweya, dove nella morgue man mano venivano allineati per terra i corpi avvolti in teli bianchi, ha detto che finora i morti sono 66, e 61 sono le persone clinicamente morte, mentre i feriti, tutti per arma da fuoco, sono 4500. "E' un massacro frutto del mandato dato ad el Sissi per la lotta contro il terrorismo", ha detto Aref, riferendosi alle mega manifestazioni che ieri hanno risposto all'appello del capo dei militari e ministro della Difesa a dare il sostegno popolare all'azione dell'esercito contro violenze e terrorismo. "Resteremo qui fino alla fine" e quanto avvenuto nella notte "supera anche i crimini commessi da Mubarak", ha detto Mohamed el Khatib dalla piazza islamica, dove in serata si sono nuovamente raccolte migliaia di persone. Nella sua conferenza stampa, il ministro ha assicurato che un'eventuale operazione di sgombero della piazza sara' fatta in un quadro di legalita' e che verra' decisa dopo avere conosciuto la valutazione della procura. L'esito delle prime indagini condotte si e' fatto attendere e il procuratore generale ha attribuito ai sostenitori di Morsi l'intera responsabilita' delle violenze e dell'uso di armi da fuoco. Rivolte, ha detto, contro le forze dell'ordine che tentavano di impedire ai manifestanti di bloccare un dei principali ponti della citta', quello del 6 ottobre. Versioni nettamente contrapposte che non lasciano nessuno spazio alla mediazione e al compromesso, come ha invece nuovamente invocato il vicepresidente e a lungo leader dell'opposizione Mohamed el Baradei, condannando "l'uso eccessivo della forza" assieme a Ue e Usa. E assieme al gran imam della moschea di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb. Segnali importanti da parte di due personalità che hanno sostenuto il colpo di mano dell'esercito contro Morsi. Nella drammaticita' della giornata solo qualche notizia e' filtrata sulla sorte di Morsi, dal 3 luglio tenuto in una localita' segreta dai militari. Il ministro dell'Interno ha fatto capire che con molta probabilita' verra' trasferito alla prigione di Tora, dove ad attenderlo potrebbe trovare il rais che lui stesso spodesto' un anno fa, Hosni Mubarak. Morsi, ha detto una ong egiziana che si e' recata nella localita' dove e' detenuto con alcuni suoi consiglieri, gode di buona salute. Probabilmente non sa quanto sta succedendo sulla 'sua' piazza. E quanto ancora puo' succedere nella notte. Ma oltre i confini egiziani è tutta la regione a ribollire. La Tunisia, dove continuano le proteste, è ancora sotto shock per l'assassinio nei giorni scorsi dell'oppositore Mohamed Brahmi per mano dei salafiti, con migliaia di persone che oggi hanno affollato in un clima di altissima tensione i funerali del nuovo "martire" della democrazia tunisina. Mentre la Libia ha chiuso le frontiere con l'Egitto, ufficialmente per impedire di lasciare il Paese ai responsabili dell'uccisione, ieri, dell'avvocato e militante politico ostile ai Fratelli Musulmani, Abdessalem al-Mesmari, a Bengasi, dove oggi più di mille detenuti sono riusciti a fuggire da un carcere.

 

 

 

 

Egitto, pugno duro dei militari:

arrestate il leader dei Fratelli musulmani

 

Gli islamici gridano alla guerra civile,

gli Usa congelano la consegna degli F16

 

 di Danila Clegg  ANSA 24 luglio 2013, 21:29

 

E' ormai scontro aperto in Egitto, dopo la deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi da parte dei militari seguita da tre settimane di violenze che hanno causato oltre cento morti al Cairo e in altre citta' e da una spirale crescente di attentati contro le forze di sicurezza nel Sinai del Nord. La frattura fra pro e anti Morsi si approfondisce ogni giorno che passa e sembra avviarsi a un vero e proprio show down: mentre lo stato maggiore si appella alla piazza per provare a regolare 'i conti' con la Fratellanza Musulmana nelle ore in cui la Procura getta benzina sul fuoco ordinando l'arresto per ''istigazione alla violenza'' della guida suprema dei Fratelli, Mohamed Badie, e d'altri 8 notabili. Il drammatico appuntamento e' fissato ora per venerdi': giorno nel quale il capo dei militari Abdel Fattah el Sissi ha invitato gli egiziani (anti-Morsi) a scendere in strada in massa per appoggiare le forze armate contro il ''terrorismo''.

 

Uno scenario che rischia di spazzar via gli sforzi della commissione per la riconciliazione nazionale voluta dal presidente ad interim Adly Mansour, e riunitasi giusto oggi, innescando una pericolosa escalation. All'appello di el Sissi, la Fratellanza ha in effetti gia' risposto accusando i militari di fomentare la ''guerra civile'' e lanciando a sua volta un contro-appello alla mobilitazione delle masse islamiche nelle strade. L'accelerazione della crisi, nata sulla scia delle gigantesche manifestazioni anti Morsi del 30 giugno e dalla successiva deposizione del presidente eletto il 3 luglio per mano dei militari, ha spinto anche Washington a farsi sentire: annunciando il congelamento della consegna di quattro caccia F16 e segnalando cosi', pur senza cancellare le manovre annuali congiunte 'Bright Star', una qualche presa di distanza delle ultime mosse dei militari egiziani. L'annuncio di el Sissi e' arrivato poche ore dopo che un ordigno era esploso davanti a un commissariato a Mansura, nel nord del Paese, uccidendo un poliziotto, e mentre si susseguono da settimane attacchi contro le forze di sicurezza nel Sinai: in un clima che ha indotto anche Israele, al di la' del confine, a elevare l'allerta. Dopo l'uccisione di un soldato e vari assalti a check point, in serata é giunta poi la notizia dell'esplosione di un'autobomba davanti a un'accademia di polizia vicino a el Arish (quattro attentatori uccisi).

 

Da giorni, in Egitto come in Israele, circolano intanto voci insistenti su un'imminente operazione militare egiziana nella turbolenta penisola. Intervenendo a una cerimonia in un'accademia militare trasmessa in diretta tv, el Sissi e' comunque tornato a negare d'avere tradito il presidente deposto, sostenendo, anzi, di avergli 'offerto' proposte per uscire dall'impasse nei mesi scorsi, inclusa quella d'indire un referendum sulla sua presidenza, ma senza risultati. ''L'ho detto e lo ripeto, queste forze armate prendono gli ordini dagli egiziani'', ha scandito il generale. Le sue parole sono state subito raccolte dal movimento dei ribelli Tamarod, che ha organizzato le manifestazioni del 30 giugno e che a sua volta si e' rivolto alla piazza anti Morsi chiedendole di sostenere i militari e auspicando che il presidente deposto venga processato. In attesa della sfida alla Fratellanza e ai movimenti islamici che per venerdi' hanno indetto a loro volta 34 marce di protesta ''contro il golpe'' da altrettante moschee del Cairo.

 

I nuovi scontri in Egitto

 

Al Cairo le violenze tra sostenitori e oppositori

dell'ex presidente Morsi continuano,

Al Jazeera parla di almeno sei morti

 

ilpost.it 23 luglio 2013

 

Nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 luglio al Cairo, in Egitto, sono proseguite le manifestazioni organizzate dai sostenitori e dagli oppositori di Mohamed Morsi, l’ex presidente del paese deposto dall’esercito il 3 luglio scorso in seguito a una serie di grandi proteste di piazza. Sostenitori e oppositori si sono scontrati nella zona centrale della città, lanciandosi contro pietre e altri oggetti. Le forze dell’ordine sono intervenute effettuando cariche e lanciando gas lacrimogeni per disperdere la folla ed evitare contatti diretti tra i manifestanti delle varie fazioni.

 

Stando alle informazioni raccolte da Al Jazeera, negli scontri di lunedì sera sono morte almeno sei persone. Una di queste è stata uccisa nei pressi di piazza Tahrir, il luogo simbolo della protesta contro Morsi e della rivoluzione del 2011 che portò alla caduta dell’allora presidente Hosni Mubarak. Altre 19 sono rimaste ferite, secondo quanto ha riferito il ministero della Salute egiziano.

Nelle ore seguenti ci sono state altre proteste e nuovi scontri nelle zone dell’Università del Cairo e lungo la strada Salah Salem, nella parte orientale della città. Il ministero dell’Interno ha spiegato che gli scontri nei pressi dell’Università hanno causato il ferimento di almeno 16 persone. I manifestanti sarebbero stati attaccati da alcuni abitanti della zona. Secondo alcuni testimoni, sarebbero state usate anche armi da fuoco, compresi fucili, e bottiglie molotov. La polizia è intervenuta con i gas lacrimogeni per disperdere la folla ed evitare ulteriori scontri.

 

Complessivamente, Al Jazeera stima che lunedì siano rimaste ferite almeno 43 persone, tre delle quali sarebbero ricoverate in condizioni critiche. Lunedì 22 luglio è stato uno dei giorni peggiori per quanto riguarda gli scontri, secondo solo al 16 luglio quando morirono sette persone nelle violenze tra sostenitori e oppositori di Morsi.

 

Fratelli Musulmani, il movimento cui fa riferimento il Partito Libertà e Giustizia di Morsi, hanno organizzato quasi ininterrottamente da 20 giorni manifestazioni contro la deposizione dell’ormai ex presidente. L’attuale presidente temporaneo dell’Egitto, Adli Mansur, ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma e di manifestare civilmente e pacificamente. Il 16 luglio scorso, i 34 membri del nuovo governo dell’Egitto hanno giurato al Cairo. Il primo ministro è Hazem el-Beblawi e sono stati completamente esclusi esponenti dei Fratelli Musulmani.

 

Egitto: uccisi 3 agenti sicurezza

in attacchi nel Sinai

 

18 luglio 2013, 10:48

 
Il Cairo, 18 lug. - (Adnkronos/Aki) - Tre agenti della sicurezza sono rimasti uccisi in una serie di attacchi eseguiti da presunti militanti jihadisti nella penisola del Sinai, nel nord dell'Egitto. Lo riferiscono i media locali. Secondo il quotidiano 'al-Youm al Saba', che cita fonti della sicurezza locale, un militare e' stato assassinato in un agguato di alcuni uomini armati contro una caserma della polizia nella citta' di al-Arish. Un altro poliziotto e' rimasto ucciso da colpi d'arma da fuoco davanti alla sua abitazione sempre ad al-Arish. In un altro attacco contro una base delle forze dell'ordine a Sheikh Zuwayed, nel nord del Sinai, e' rimasto ucciso un terzo militare.

 

Egitto, giura il nuovo governo

 

trentatre ministri, Galal alle Finanze

 

Ansa 16 luglio 2013, 20:08

 

Egitto, giura il nuovo governo

 

Sono 33 i ministri che hanno giurato oggi nel primo governo dopo la deposizione di Mohamed Morsi. Alle Finanze Ahmad Galal economista per molti anni alla banca mondiale. Agli Esteri l'ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy. Agli Interni resta Mohamed Ibrahim così come Osama Saleh, che ritorna al posto di ministro degli Investimenti, incarico che ha ricoperto fino al maggio di quest'anno. Resta anche il ministro del Turismo Hisham Zaazou.

 

Sono tre le ministre nel nuovo governo egiziano di Hazem el Beblawi. Si tratta di Doriya Sharaf el Dine all'Informazione, Laila Rashed Iskandar all'Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità. Tre i ministri copti. Oltre a Rashed, Mounir Fakhry Abdel Nour al Commercio e industria e Ramsi George alla Ricerca scientifica.

 

Il portavoce della Fratellanza Musulmana Mahmoud Ghozlan ha bocciato il nuovo governo egiziano del premier Hazem el Beblawi definendolo "illegittimo" e affermando che la nomina del presidente ad interim Adly Mansour è "nulla".

 

Il nuovo ministro dello Sport egiziano, Taher Abuzeid, è stato una star del calcio egiziano, centroavanti della più prestigiosa squadra egiziana dell'el Ahly negli anni Ottanta. Abuzeid è stato un bomber così famoso tanto da essere conosciuto come il 'Maradona del Nilo'. Ha giocato con la nazionale egiziana 59 volte ed è stato convocato anche per i mondiali di Italia 90. Ha smesso di giocare nel 1996.

Sono 401 gli arresti per gli scontri in nottata al Cairo fra i sostenitori del deposto presidente Morsi e le forze dell'ordine. Lo riferiscono fonti della sicurezza citate dall'agenzia Mena secondo le quali le vittime sono due e i feriti 176 dei quali tre ufficiali e 14 agenti di polizia.

Intanto la presidenza egiziana ha preso contatti con i Fratelli musulmani e i movimenti islamici per la "riconciliazione nazionale". Lo ha detto in una conferenza stampa il portavoce della presidenza Ahmed el Moslemani spiegando di attendersi "risultati positivi" da questi contatti.

I contatti con la presidenza egiziana sono in corso ma la linea della Fratellanza non cambia: Mohamed Morsi torni e dopo tutto sarà "negoziabile". Lo ha confermato all'ANSA Ussama Yassin, ex ministro e dirigente della Confraternita, spiegando che i contatti sono tenuti da Mohamed Ali Beshr, ex ministro dello sviluppo locale.

 

L’Egitto cambia corso:

respinti i siriani in fuga dal conflitto

 

di Riccardo Noury ilfattoquotidiano.it 15 luglio 2013

 

Esattamente una settimana fa, 259 cittadini siriani sono stati respinti appena atterrati all’aeroporto internazionale del Cairo.  

Le autorità egiziane hanno inizialmente dichiarato che i 259 erano privi dei lasciapassare di sicurezza e dei visti, introdotti di recente. In precedenza, i cittadini siriani non avevano bisogno di alcun visto per entrare in Egitto. 

Successivamente, un comunicato pubblicato sul sito del ministero degli Affari esteri egiziano ha cercato di spiegare la questione dei visti: “La decisione d’imporre un visto d’ingresso per i cittadini siriani è stata presa sulla base delle condizioni che l’Egitto sta attualmente attraversando”. 

Delle persone respinte, almeno 95 sono state rinviate su un volo delle Syrian Airlines con destinazione Latakia; le altre sono state imbarcate su voli diretti in Libano, Giordania ed Emirati Arabi Uniti. 

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, presso il cui ufficio egiziano sono registrati circa 70.000 siriani, non ha potuto incontrare nessuno dei 259 respinti.

Un provvedimento sconcertante, quello preso dalle nuove autorità del Cairo: considerando il bagno di sangue in corso in Siria, è inconcepibile oltreché illegale che – visto  o non visto –  l’Egitto abbia deciso di negare, a chi lascia un paese sconvolto da oltre due anni di conflitto, quanto meno l’accesso alla procedura per determinare lo status di rifugiato politico. 

All’indomani della deposizione di Mohamed Morsi, alcuni commentatori avevano avanzato il sospetto che tra i motivi alla base del colpo di stato dell’esercito egiziano, vi fosse anche la decisione dell’ex presidente di rompere definitivamente i rapporti con la Siria e prendere le parti dei gruppi dell’opposizione armata.

Il respingimento dei 259 siriani, un evidente favore al governo di Damasco, dà adito a quel sospetto.

 

Premier, no preclusioni contro Fratellanza

 

Hazem Beblawi, non esclude la presenza di rappresentanti dei

Fratelli musulmani nel nuovo governo.

 

Ansa 11 luglio 2013, 08:24

Sostenitori di Morsi in piazza al Cairo
 

IL CAIRO - Il neo-premier egiziano, Hazem Beblawi, non esclude la presenza di rappresentanti dei Fratelli musulmani nel nuovo governo. "Se faranno un nome qualificato, la proposta potrà essere esaminata", ha detto il premier alla France Presse. "Non mi preoccupa l'appartenenza politica. Se qualcuno verrà proposto dal Partito della libertà e Giustizia (Plj, il braccio politico dei Fratelli musulmani, ndr) e se quella persona è qualificata per l'incarico potrà essere considerata", ha detto il premier. I Fratelli musulmani, così come i salafiti, hanno annunciato ieri che non intendono partecipare al governo. Intanto gli Stati Uniti ribadiscono l'impegno a difendere le loro relazioni con l'Egitto. Lo afferma il Pentagono in una nota, specificando però come "in seguito agli eventi della scorsa settimana il presidente Barack Obama ha ordinato ai dipartimenti e alle agenzie federali di competenza di rivedere il programma di aiuti al governo del Cairo". Ma per quel che riguarda la consegna dei jet F16 all'Egitto, assicura il dipartimento alla Difesa, tutto resta come programmato. La giustizia egiziana ha ordinato intanto l'arresto del leader della Fratellanza musulmana egiziana e di altri otto dirigenti del movimento islamico. Lo hanno riferito fonti della stessa procura generale del Cairo. Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, ha annunciato che avvierà oggi i lavori per la formazione del nuovo governo. I primi ad essere consultati saranno i leader liberali Mohamed el Baradei and Ziad Bahaa-Eldin.

 

Egitto:fonti a Ansa, Morsi in luogo sicuro - Il deposto presidente egiziano Mohammed Morsi è in "un luogo sicuro" e "contro di lui non ci sono ancora accuse da parte della giustizia". Lo ha detto all'ANSA il portavoce del ministero degli esteri Badr Abdelati, senza precisare però dove si trova attualmente l'ex raìs.

Obama parla con emiro Qatar e principe Eau - Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani e con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bi Zayed al Nahyam della loro comune "preoccupazione per i recenti sviluppi in Egitto".

Beblawi nuovo premier - Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha incaricato Hazem Beblawi di formare il nuovo governo. Lo riferisce in un comunicato la presidenza della Repubblica.

 

Mohammed El Baradei, esponente di spicco del fronte laicista egiziano e rappresentante della campagna Tamarrod anti-Morsi, è stato nominato vicepresidente della Repubblica con delega alle relazioni con l'estero. Lo riferisce la presidenza della Repubblica in un comunicato.

Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, è intenzionato ad offrire alcuni ministeri al partito Libertà e Giustizia, l'ala politica dei Fratelli musulmani e al partito Nur salafita. Lo ha comunicato stasera l'agenzia di Stato egiziana Mena. I leader della campagna Tamarrod contro l'ex presidente egiziano Mohammed Morsi hanno definito "dittatoriale" la dichiarazione costituzionale diffusa ieri dal presidente ad interim Adly Mansour. Lo si legge sul profilo Twitter di Tamarrod.

 

"E' impossibile accettare la dichiarazione costituzionale perché mira a stabilire una nuova dittatura", afferma uno dei tweet della campagna Tamarrod. "Presenteremo al presidente (della Repubblica ad interim) gli emendamenti alla dichiarazione costituzionale", si legge. Gli attivisti di Tamarrod sostengono che alcuni articoli della decreto diffuso ieri sera dal presidente Adly Mansour e che ha l'obiettivo di fissare il calendario degli appuntamenti istituzionali dei prossimi mesi, servono i salafiti, altri la dittatura, altri l'esercito e altri ancora la polizia e l'apparato giudiziario. "La dichiarazione è un colpo alla rivoluzione, e fa del presidente un dittatore", si legge in un altro tweet. La campagna Tamarrod ha dato appuntamento ai suoi sostenitori oggi a piazza Tahrir attorno alle 20.30 locali per ricordare le vittime delle violenze di questi ultimi giorni. Il partito islamico egiziano Nour, seconda formazione religiosa del paese dopo la Fratellanza musulmana, ha reso noto che accetta la scelta dell'ex ministro delle Finanze, Samir Radwan, come primo ministro ad interim.

 

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, è "seriamente preoccupato" per l'escalation di violenza in corso in Egitto. In una nota, Ban precisa di essere "profondamente turbato" dalla notizia dell'uccisione di oltre 50 persone, condanna questi omicidi e chiede che siano svolte indagini approfondite e indipendenti da parte di organismi competenti, per fare sì che i responsabili siano portati davanti alla giustizia. Il leader del Palazzo di Vetro lancia un appello a tutti gli egiziani affinché siano consapevoli del momento precario che sta attraversando il loro Paese e facciano tutto il possibile per evitare una ulteriore escalation di violenza. "Tutti i cittadini e i partiti politici - aggiunge - devono lavorare in modo costruttivo per raggiungere il consenso sui prossimi passi che dovrà fare l'Egitto".

Modifiche alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, ora sospesa, da sottoporre a referendum, quindi, infine, entro la fine del 2014, elezioni legislative che diano finalmente all'Egitto un parlamento: il presidente a interim egiziano, Adly Mansur con un decreto ha tracciato la "road map" dei militari per la transizione dopo la traumatica deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi. L'annuncio di Mansur - che fa anche una concessione ai Fratelli Musulmani, mantenendo l'articolo della Costituzione che dichiara che la sharia è la principale fonte della legge - viene annunciato dai media egiziani in piena notte. Chiudendo una giornata in cui la violenza e le tensione hanno toccato il culmine con il massacro di 51 persone, quando i militari della Guardia repubblicana hanno aperto il fuoco contro i sostenitori di Morsi, e con l'incitamento della Fratellanza alla "rivolta popolare" e a occupare oggi tutte le piazze del Paese in segno di protesta per i morti e contro i militari "golpisti".

 

Una situazione che rischia di sfuggire al controllo anche dei militari, da decenni tutori del potere in Egitto, e di scivolare nella guerra civile, come ha ammonito anche lo sheikh Ahmad al Tayyeb, rettore dell'università Al-Azhar del Cairo, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita. Il decreto (dichiarazione costituzionale) della presidenza a interim fissa i tempi: entro 15 giorni va istituita una commissione costituente che entro due mesi presenti alla presidenza gli emendamenti alla nuova costituzione di stampo islamico - sospesa nel colpo di stato della scorsa settimana - voluta dai Fratelli Musulmani. Gli emendamenti saranno quindi sottoposti a referendum popolare entro un mese dalla loro presentazione. Svolta la consultazione popolare, entro due mesi, cioé entro la fine dell'anno, si dovranno tenere le elezioni parlamentari. Solo allora, con una nuova costituzione e un parlamento funzionante, saranno indette nuove elezioni presidenziali. Per ora non si registrano reazioni, mentre il portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, la coalizione che raggruppa i laici, i liberali e le sinistra, e il partito salafita Nur hanno dichiarato di voler prima esaminare il decreto e di consultare i propri dirigenti prima di prendere posizione. Ma intanto l'Egitto si prepara a una nuova giornata di proteste dei Fratelli Musulmani, che si preannunciano massicce.

 

Egitto, contatti Obama con Qatar e Emirati

 

Incarico di governo a Hazem Beblawi

 

Ansa 10 luglio 2013, 08:24

Sostenitori di Morsi in piazza al Cairo
 
Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani e con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bi Zayed al Nahyam della loro comune "preoccupazione per i recenti sviluppi in Egitto".

 

Beblawi nuovo premier - Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha incaricato Hazem Beblawi di formare il nuovo governo. Lo riferisce in un comunicato la presidenza della Repubblica.

 

Mohammed El Baradei, esponente di spicco del fronte laicista egiziano e rappresentante della campagna Tamarrod anti-Morsi, è stato nominato vicepresidente della Repubblica con delega alle relazioni con l'estero. Lo riferisce la presidenza della Repubblica in un comunicato.

Il neopremier ad interim egiziano, Hazem el Beblawi, è intenzionato ad offrire alcuni ministeri al partito Libertà e Giustizia, l'ala politica dei Fratelli musulmani e al partito Nur salafita. Lo ha comunicato stasera l'agenzia di Stato egiziana Mena.

 

I leader della campagna Tamarrod contro l'ex presidente egiziano Mohammed Morsi hanno definito "dittatoriale" la dichiarazione costituzionale diffusa ieri dal presidente ad interim Adly Mansour. Lo si legge sul profilo Twitter di Tamarrod.

 

"E' impossibile accettare la dichiarazione costituzionale perché mira a stabilire una nuova dittatura", afferma uno dei tweet della campagna Tamarrod. "Presenteremo al presidente (della Repubblica ad interim) gli emendamenti alla dichiarazione costituzionale", si legge. Gli attivisti di Tamarrod sostengono che alcuni articoli della decreto diffuso ieri sera dal presidente Adly Mansour e che ha l'obiettivo di fissare il calendario degli appuntamenti istituzionali dei prossimi mesi, servono i salafiti, altri la dittatura, altri l'esercito e altri ancora la polizia e l'apparato giudiziario. "La dichiarazione è un colpo alla rivoluzione, e fa del presidente un dittatore", si legge in un altro tweet. La campagna Tamarrod ha dato appuntamento ai suoi sostenitori oggi a piazza Tahrir attorno alle 20.30 locali per ricordare le vittime delle violenze di questi ultimi giorni.

 

Il partito islamico egiziano Nour, seconda formazione religiosa del paese dopo la Fratellanza musulmana, ha reso noto che accetta la scelta dell'ex ministro delle Finanze, Samir Radwan, come primo ministro ad interim.

 

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, è "seriamente preoccupato" per l'escalation di violenza in corso in Egitto. In una nota, Ban precisa di essere "profondamente turbato" dalla notizia dell'uccisione di oltre 50 persone, condanna questi omicidi e chiede che siano svolte indagini approfondite e indipendenti da parte di organismi competenti, per fare sì che i responsabili siano portati davanti alla giustizia. Il leader del Palazzo di Vetro lancia un appello a tutti gli egiziani affinché siano consapevoli del momento precario che sta attraversando il loro Paese e facciano tutto il possibile per evitare una ulteriore escalation di violenza. "Tutti i cittadini e i partiti politici - aggiunge - devono lavorare in modo costruttivo per raggiungere il consenso sui prossimi passi che dovrà fare l'Egitto".

Modifiche alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, ora sospesa, da sottoporre a referendum, quindi, infine, entro la fine del 2014, elezioni legislative che diano finalmente all'Egitto un parlamento: il presidente a interim egiziano, Adly Mansur con un decreto ha tracciato la "road map" dei militari per la transizione dopo la traumatica deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi. L'annuncio di Mansur - che fa anche una concessione ai Fratelli Musulmani, mantenendo l'articolo della Costituzione che dichiara che la sharia è la principale fonte della legge - viene annunciato dai media egiziani in piena notte. Chiudendo una giornata in cui la violenza e le tensione hanno toccato il culmine con il massacro di 51 persone, quando i militari della Guardia repubblicana hanno aperto il fuoco contro i sostenitori di Morsi, e con l'incitamento della Fratellanza alla "rivolta popolare" e a occupare oggi tutte le piazze del Paese in segno di protesta per i morti e contro i militari "golpisti".

 

Una situazione che rischia di sfuggire al controllo anche dei militari, da decenni tutori del potere in Egitto, e di scivolare nella guerra civile, come ha ammonito anche lo sheikh Ahmad al Tayyeb, rettore dell'università Al-Azhar del Cairo, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita. Il decreto (dichiarazione costituzionale) della presidenza a interim fissa i tempi: entro 15 giorni va istituita una commissione costituente che entro due mesi presenti alla presidenza gli emendamenti alla nuova costituzione di stampo islamico - sospesa nel colpo di stato della scorsa settimana - voluta dai Fratelli Musulmani. Gli emendamenti saranno quindi sottoposti a referendum popolare entro un mese dalla loro presentazione. Svolta la consultazione popolare, entro due mesi, cioé entro la fine dell'anno, si dovranno tenere le elezioni parlamentari. Solo allora, con una nuova costituzione e un parlamento funzionante, saranno indette nuove elezioni presidenziali. Per ora non si registrano reazioni, mentre il portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, la coalizione che raggruppa i laici, i liberali e le sinistra, e il partito salafita Nur hanno dichiarato di voler prima esaminare il decreto e di consultare i propri dirigenti prima di prendere posizione. Ma intanto l'Egitto si prepara a una nuova giornata di proteste dei Fratelli Musulmani, che si preannunciano massicce.

 

 

Elezioni entro sei mesi, decreto del presidente

 

Dopo referendum per approvare emendamenti a Costituzione

voluta dai Fratelli Musulmani

 

Ansa 09 luglio 2013, 08:26

 

In Egitto entro sei mesi si terranno elezioni parlamentari, ma solo una volta che emendamenti alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani, al momento sospesa, saranno stati approvati in un referendum da tenersi entro quattro mesi e mezzo. Lo stabilisce un decreto del presidente a interim Adly Mansur reso noto stasera.

 

Il decreto varato da Mansur, che detta la nuova "road map" della transizione politica dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi, prevede che elezioni legislative si tengano entro la fine del 2014. Prevede inoltre la nomina di un comitato costituente che avrà due mesi di tempo per presentare al presidente a interim gli emendamenti alla costituzione di tipo islamico sospesa. Il presidente dovrà quindi sottoporre gli emendamenti a referendum popolare entro un mese. Tenutasi la consultazione popolare, le elezioni per eleggere il nuovo parlamento dovranno svolgersi entro due mesi. Solo successivamente in Egitto si potranno tenere nuove elezioni parlamentari.

 

NON SI FERMA VIOLENZA - Non si ferma l'impennata di violenza che ha colpito l'Egitto. I Fratelli Musulmani hanno lanciato stasera un appello a scendere in piazza martedì in tutto il paese per protestare per i 51 suoi sostenitori uccisi oggi quando la polizia ha aperto il fuoco al Cairo. Stamani la Fratellanza aveva chiamato alla rivolta popolare contro il colpo di stato che ha deposto Mohamed Morsi.

 

Il presidente ad interim Adli Mansur ha dal canto suo invitato le piazze alla calma, ma dall'università al Azhar, la massima carica musulmana sunnita del Paese, si è evocato il pericolo che un prolungato vuoto istituzionale possa contribuire a far degenerare gli episodi di sangue, gravi ma ancora circoscritti, in una "guerra civile" su più ampia scala. Contrastanti sono le versioni fornite dalle autorità del Cairo e dalla Fratellanza musulmana su quanto avvenuto stamani vicino alla sede della Guardia Repubblicana e nei pressi della moschea di Rabaa al Adawiya, dove da giorni sono riuniti i sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi, in stato di arresto in un luogo ancora non ufficialmente identificato. Il movimento islamico afferma che i suoi seguaci sono stati attaccati dai militari mentre si apprestavano a eseguire la preghiera dell'alba nel sit-in, simbolo della protesta contro quel che i Fratelli definiscono "un golpe militare".

 

Il bilancio ufficiale è di 51 morti, tra cui un ufficiale e due poliziotti. E di 453 feriti, tra cui 40 coscritti. Le forze armate affermano inoltre di aver arrestato circa 200 persone armate di bottiglie incendiarie, armi da taglio e da fuoco. La tv di Stato, allineata sulle posizioni dell'esercito, ha mostrato a lungo e a ripetizione, immagini di "seguaci della Fratellanza musulmana" con pistole e fucili automatici. Il presidente Adli Mansur ha ordinato l'apertura immediata di un'inchiesta sul massacro odierno. Ma il partito Giustizia e Libertà, dei Fratelli musulmani, ha invece chiesto alla "comunità internazionale" di intervenire "perché vengano fermati i massacri" e "perché si eviti che l'Egitto si trasformi in una nuova Siria", in riferimento alle violenze in corso da più di due anni nel Paese mediorentale.

 

Dopo il massacro odierno, il partito Nur salafita, che a fine giugno aveva appoggiato la deposizione di Morsi, ha deciso di ritirarsi dalle consultazioni per la formazione del governo di unità nazionale. Sembra dunque tramontare l'ipotesi di creare un governo di larghe intese, anche perché il partito Nur si è opposto alla candidatura a premier sia di Muhammad al Baradei, esponente del Fronte di salvezza nazionale (piattaforma di laicisti, progressisti e nasseriani) sia dell'economista Ziad Baha ad Din.

 

EGITTO: FRATELLANZA, 'DOMANI IN PIAZZA PER I MORTI'  - I Fratelli Musulmani hanno lanciato stasera un appello a scendere in piazza domani in tutto l'Egitto per protestare per i 51 suoi sostenitori uccisi oggi quando la polizia ha aperto il fuoco al Cairo. Stamani la Fratellanza aveva chiamato alla rivolta popolare contro il colpo di stato che ha deposto Mohamed Morsi.

 

USA, DIFFICILE DIRE SE GOLPE. DILEMMA AIUTI - Per il momento gli aiuti economici all'Egitto non sono in discussione. La Casa Bianca lo ha ribadito con forza, replicando così alle critiche di chi vorrebbe tagliare il flusso di 1,5 miliardi di dollari che ogni anno Washington versa nelle casse del Paese africano. "E' una situazione complessa, è difficile dire se in Egitto ci sia stato o meno un colpo di Stato", si giustifica il portavoce presidenziale, Jay Carney. Invitando l'esercito alla moderazione e ad evitare rappresaglie, arresti indiscriminati e il ricorso alla censura. Ma i dubbi del presidente Barack Obama crescono. Il dilemma é tra continuare a sostenere quella che dovrebbe essere una transizione guidata dall'esercito, scongiurando così che la situazione finisca in mano ai gruppi dell'islamismo più estremo, oppure accettare l'idea che ciò che sta succedendo in questi giorni in Egitto è un qualcosa che assomiglia proprio ad un golpe. Il rischio per il presidente degli Stati Uniti è quello di rimanere in un limbo, e di esporsi sempre più alle critiche di chi lo accusa di aver scelto una linea "eccessivamente passiva", dimostrando ancora una volta - puntano il dito in molti - la sua mancanza di leadership nell'ambito delle crisi internazionali, dalla Siria in giù.

 

 

 

 

Egitto, spari su manifestanti pro-Morsi: almeno 15 vittime

 

Baha Eddin verso premiership, El Baradei vice presidente ad interim

 

 

Ansa 08 luglio 2013, 08:21

 

Manifestanti a piazza Tahrir

IL CAIRO - Quindici persone sono rimaste uccise all'alba al Cairo in scontri davanti a una caserma della Guardia repubblicana. Lo affermano fonti mediche. Secondo le prime notizie, decine di sostenitori del presidente Morsi avrebbero dato l'assalto alla caserma e i militari avrebbero reagito con lacrimogeni e armi da fuoco. L'esercito parla di un ufficiale ucciso e 40 militari feriti. Il partito islamico Libertà e giustizia riferisce di 34 morti, i Fratelli musulmani di 26.

 

EDDIN VERSO PREMIERSHIP - L'economista socialdemocratico, Zeyad Baha Eddin, è stato indicato dalla tv di stato egiziana come il probabile nuovo premier ad interim. Secondo quanto ha riferito un portavoce della presidenza, il premio Nobel El Baradei, il cui nome era emerso come possibile premier, sarà invece nominato vice presidente ad interim. Baha Eddin, avvocato laureato a Oxford, è stato a capo dell'authority finanziaria egiziana negli anni del regime di Hosni Mubarak durante il periodo di liberalizzazione economica, ma si è dimesso prima che Mubarak venisse deposto. Intanto decine di migliaia di persone sono radunate a piazza Tahrir per difendere la "legittimità del popolo" e mostrare il loro sostegno alla decisione dell'esercito a deporre Mohamed Morsi. Mentre la piazza è ricoperta da bandiere, nel cielo volteggiano aerei da caccia, lasciando alle loro spalle un fumo con i colori del vessillo egiziano. Parallelamente, in altre zone del Cairo, gli islamisti, i seguaci di Morsi continuano a mobilitarsi per difendere la "legittimità" del loro capo di Stato deposto.

 

SOLDATO UCCISO DA UOMINI ARMATI NEL SINAI - Un soldato è stato ucciso da uomini armati a El Erish, nel nord Sinai in Egitto. In base a quanto ha riferito un responsabile della Sicurezza, uomini armati hanno attaccato un posto di blocco militare uccidendo il soldato. L'attacco è avvenuto vicino alla città di El Erish, dove venerdì sera i militanti islamici hanno preso d'assalto la sede del governatorato del Nord Sinai prima di issare la loro bandiera, ha precisato il responsabile della Sicurezza. Sempre venerdì scorso, cinque poliziotti erano stati uccisi da uomini armati nella stessa zona

 

RAID IN REDAZIONE AL JAZIRA,CHIUSO CANALE IN ARABO - Guardata con sospetto fin dalla sua nascita, nel 1996, in un paese ed una regione del mondo in cui le autorità' hanno sempre ritenuto la libertà di informazione non un diritto dei cittadini ma un ostacolo alla loro possibilità' di esercizio incondizionato del potere , l'emittente satellitare qatariota Al Jazira, spesso indicata come la CNN del mondo arabo è stata nuovamente oggetto di repressione in Egitto. Il procuratore generale Hamdy Mansour, vicino al deposto Presidente Fratello Musulmano Mohamed Morsi ha ordinato una perquisizione nella sede cairota della tv ed il fermo del direttore Abdel Fattah Fayed e di altre 28 persone dello staff impiegate nelle emissioni internazionali ed in quelle del canale locale Al Jazira Mubasher Misr. La notizia è stata diffusa dalla stessa emittente e dall'agenzia di stampa egiziana Mena. Il procuratore ha accusato l'emittente di aver trasmesso materiale che incitava alla violenza in occasione della decisione dei militari di deporre Morsi, oltre che di operare senza permesso, dopo che già' durante la transizione dal regime di Mubarak all'elezione di Morsi il Consiglio Supremo delle Forze Armate aveva chiuso la sede della tv.

 

Egitto: Mansour è presidente ad interim

 

Morsi 'prigioniero'. Morti negli scontri.

Arrestati guida spirituale e vice Fratellanza

 

Ansa - 04 luglio 2013, 13:17

 

Adly Mansour 
 

L'Egitto si risveglia con un nuovo presidente e si lascia alle spalle i dodici mesi sotto la guida Morsi, primo capo di Stato egiziano eletto democraticamente. Questa mattina il giudice Adly Mansour fino ad oggi presidente della Corte Costituzionale, ha giurato come presidente ad interim dopo essere stato designato dai militari a succedere al deposto capo di Stato Mohamed Morsi.

 

A salutare l'evento 14 jet sono sfrecciati sui cieli della capitale egiziana lasciando dietro di loro strisce di fumo rosse, bianche e nere, i colori della bandiera nazionale. Un gesto per sottolineare il ruolo avuto dall'esercito nella destituzione del presidente Morsi.

 

"I Fratelli musulmani sono parte della nazione": una nazione che "dobbiamo costruire insieme", sono state le prime parole del successore di Morsi affidate al quotidiano Al-Arham.

 

Il deposto Morsi, intanto, dall'alba, viene tenuto 'in isolamento' all'interno del ministero della Difesa, mentre per il leader e il capo dei parlamentari del partito dei Fratelli musulmani sono scattate le manette e vengono trattenuti in arresto dentro un edificio militare. Uguale sorte è toccata, subito dopo il giuramento di Mansour, alla guida spirituale della Fratellanza Mohamed Badie e al suo vice Khairat el Shater ai quali era già stato imposto il divieto di espatrio.

 

Stando al quotidiano al Ahram, sono stati diramati ordini di arresto per 300 membri del partito. "In Egitto la situazione è in assoluto movimento. La prudenza è la linea migliore che possiamo seguire senza precipitarci in giudizi o affermazioni su situazioni complesse che non si possono ridurre in un tweet", commenta a caldo il ministro degli Esteri Emma Bonino.

 

Da Londra il suo collega William Hague afferma che "la Gran Bretagna è pronta a riconoscere la nuova amministrazione in Egitto e a collaborare ed invoca "un rapido ritorno al processo democratico".

Ad auspicare il ritorno, il prima possibile di un governo democratico in Egitto era stato - quando nel Paese delle piramidi era già notte e il golpe in pieno svolgimento - il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. "Profondamente preoccupato" per la decisione delle Forze Armate egiziane di rimuovere il presidente Morsi e sospendere la Costituzione egiziana Obama aveva rivolto alle forze armate egiziane un appello per agire rapidamente e responsabilmente per restituire piena autorità ad un governo civile democraticamente eletto, il più presto possibile, attraverso un processo inclusivo e trasparente".

 

Nella notte egiziana è stato versato altro sangue: 14 le vittime dei furiosi scontri tra manifestanti a favore e contro il deposto capo dello Stato verificatisi in diverse città del Paese. Ad Alessandria d'Egitto si contano anche 50 feriti.

 

Egitto: Premier mette a disposizione il mandato

 

Anche il ministro degli esteri offre le proprie dimissioni,

ieri già in cinque hanno lasciato

 

ANSA - 02 luglio 2013

 

IL CAIRO - Il premier egiziano Hisham Qandil ha messo a disposizione il suo mandato nella mani del presidente Mohamed Morsi, se queste possono contribuire ad allentare la crisi in atto. Lo riferiscono fonti della presidenza egiziana.

Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha respinto l'ultimatum di 48 ore lanciato dalle Forze armate dicendo che le affermazioni dell'esercito non sono state da lui prese in considerazione e che alcune frasi contenute nell'ultimatum stesso "potrebbero creare confusione". Morsi dice di credere che una dichiarazione rilasciata dal capo delle Forze Armate con un ultimatum alle forze politiche per conquistare il consenso, rischia di causare confusione e attacca il suo piano per una riconciliazione nazionale. Notando che Morsi non è stato consultato in anticipo dal generale che ha lanciato l'ultimatum, l'ufficio di presidenza dice:"Sembra che alcune delle affermazioni dell'ultimatum abbiano significati che potrebbero creare confusione in una nazione complessa".

Anche il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr ha offerto le proprie dimissioni dopo che ieri già cinque ministri hanno lasciato e si sono schierati con il popolo.

Lo staff del presidente egiziano ha detto che Mohamed Morsi ha avuto un colloquio telefonico col presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

ESERCITO PRESSA MORSI - All'indomani delle imponenti manifestazioni per rivendicare le dimissioni del presidente egiziano Mohamed Morsi un effetto domino partito dalle piazze di tutto il paese ha investito i vertici del potere. Una accelerazione improvvisa, forse aiutata dalle dichiarazioni preoccupate del presidente Usa Barack Obama, ha fatto scendere in campo nuovamente le forze armate, che hanno lanciato un ultimatum di 48 ore alle forze politiche.

La piazza, che per mesi ha chiesto le dimissioni del Consiglio militare al potere subito dopo la caduta dell'ex rais Hosni Mubarak, oggi ha accolto con un boato l'annuncio delle forze armate e con canti il passaggio a volo rasente di elicotteri militari.

La pressione su Morsi, infatti, non è scesa, le piazze si sono nuovamente riempite dal pomeriggio mantenendo la pressione sul presidente e sui fratelli musulmani costretti a contare i danni dell'assalto al loro quartier generale, ma soprattutto quelli al loro futuro politico.

Alcuni vertici della Fratellanza hanno accusato le forze armate di avere ascoltato di più le piazze dell'opposizione che non quella dove da due giorni si ritrovano i sostenitori di Morsi, mentre il portavoce Gehad Haddad ha fatto capire che i Fratelli stanno pensando di ricorrere a comitati di auto difesa vista l'assenza delle forze di polizia a protezione delle proprie sedi.

E' in questo contesto, segnato all'uccisione di quindici persone in scontri in tutto il paese fra pro e anti Morsi, che i militari hanno deciso oggi di uscire allo scoperto dando alle forze politiche "l'ultima chance": 48 ore per chiudere questa fase di "grande pericolosita" per la tenuta del paese, segnata anche da un progressivo sgretolarsi della tenuta istituzionale.

Le forze armate egiziane respingono le "accuse di golpe" e affermano e che il loro ultimatum è mirato a "spingere le forze politiche a raggiungere un consenso" dopo avere ascoltato le richieste della piazza.

Cinque ministri hanno annunciato le loro dimissioni per unirsi ai manifestanti, fra loro anche il ministro del Turismo, Hisham Zaazou, che si era già dimesso dopo la nomina di un esponente della formazione estremista Jamaa islamyia a governatore di una delle perle del turismo egiziano, Luxor.

 

 

Morsi, Non mi dimetto 23 morti in scontri

 

Il presidente: 'Resto al mio posto, sono stato eletto dal popolo. Esercito ritiri ultimatum'

 

Ansa - 3 luglio 2013

Manifestazioni al Cairo

A una manciata d'ore dalla fine dell'ultimatum di 48 ore dato dai militari alle forze politiche egiziane, ma soprattutto al presidente egiziano, Mohamed Morsi chiede via twitter all'esercito di fare un passo indietro e di ritirare le sue richieste e, al contempo, ribadisce di non accettare diktat. Né all'interno né dall'esterno. Subito dopo si rivolge direttamente agli egiziani dalla Tv di Stato per ricordare che "le elezioni sono state libere e rappresentative della volontà popolare", e soprattutto che lui è stato "il primo leader egiziano ad essere stato eletto democraticamente". "Non farò nessun passo indietro", assicura il presidente che si dice pronto a proteggere la democrazia "a costo della sua vita". "Non lasciatevi rubare la vostra rivoluzione", incalza Morsi che, pur ammettendo di "aver commesso degli errori", invita gli egiziani a non attaccare le forze armate, la polizia e a non scontrarsi tra di loro. E afferma la necessità che l'esercito torni alle sue "normali funzioni".
 
Morsi è sempre più solo e assediato dai manifestanti anche nel palazzo dove si è trasferito per evitare le contestazioni. I fratelli musulmani non hanno reagito ufficialmente alla dichiarazione dei militari ma più voci hanno ribadito che la legittimità del presidente non si tocca. Un alto dirigente della Fratellanza è andato oltre invocando il martirio per proteggere la legittimità del primo presidente eletto dei Fratelli musulmani mentre il portavoce della Fratellanza Gehad el Haddad ha twittato: "Il popolo egiziano non permetterà a nessuno di fare prepotenze alle loro scelte democratiche e rimarrà fermo davanti a chiunque minacci la legittimita". Come negli scorsi due giorni anche oggi le piazze si sono divise fra pro e anti Morsi. In serata, poche ore prima che Morsi parlasse alla televisione, gli scontri nel quartiere di Giza, al Cairo, sono degenerati e hanno lasciato sul terreno sette morti e decine di feriti, molti dei quali gravi.
 
Oggi i sostenitori del presidente hanno puntato ad essere più numerosi e più visibili per dimostrare che il peso dei due schieramenti é equivalente. Subito dopo l'intervento del presidente in Tv la polizia ha diffuso la notizia di dozzine di feriti in scontri di fronte all'Università della capitale. Testimoni hanno udito colpi d'arma da fuoco. La giornata di Morsi è cominciata presto quando nel cuore della notte ha ricevuto una telefonata dal presidente Usa Barack Obama che gli ha rinnovato tutte le preoccupazioni di Washington e il sostegno americano al processo democratico egiziano. Obama, ha precisato in serata il dipartimento di Stato, non ha però sollecitato una adesione di Morsi ad elezioni anticipate, una voce rimbalzata per tutta la giornata di oggi in Egitto e che avrebbe schierato il presidente Usa accanto alla principale rivendicazione del movimento dei Ribelli e delle opposizioni. Malgrado la linea intransigente annunciata dalla presidenza e sostenuta dai movimenti islamici, Morsi oggi ha avuto un lunghissimo colloquio col ministro della Difesa e capo delle forze armate Abdel Fattah el Sissi insieme al premier Hisham Qabdil per definire i passi futuri. In mano Morsi aveva la lettera di dimissioni, la sesta, di un altro ministro, quello degli esteri Kamel Amr e quella con la quale il premier rimetteva nelle sue mani il mandato, lasciandolo libero di valutare se un addio al suo governo potesse servire ad trovare una via di uscita, prima dello scoccare dell'ultimatum del militari.

 

SCONTRI UNIVERSITA' IL CAIRO, MORTI SONO 16 - Sale a 16 il bilancio dei morti negli scontri avvenuti vicino all'Universita' del Cairo. Alcuni uomini non identificati hanno attaccato un gruppo di seguaci del presidente egiziano Mohamed Morsi, secondo quanto annunciato dal ministero della Sanita'. Lo scontro tra pro e anti-Morsi ha provocato anche 200 feriti.

 

FORZE ARMATE, PRONTE A MORIRE PER POPOLO - Il Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane (Scaf) ha scritto sulla sua pagina Facebook che è pronto a morire per difendere il popolo dell'Egitto contro i terroristi, i radicali o i pazzi.