La crisi economica europea sta mutando profondamente le dinamiche migratorie. Molti marocchini stanno facendo ritorno in patria, dopo anni di lavoro nei paesi dell'Ue. Soprattutto, il Regno stesso è diventato meta di nuovi flussi migratori, che stavolta partono dal Vecchio continente. I dati sulla presenza di immigrati irregolari spagnoli sul territorio marocchino sono in inarrestabile crescita.
Il fenomeno è all'attenzione di diversi analisti da molti mesi e proprio ieri, a Rabat, sono stati presentati due studi (uno dei quali, "Beyond Irregularity", già ufficializzato) dal Consiglio della comunità marocchina all'estero (CCME), condotti con la collaborazione dell'Istituto britannico della ricerca nella politica pubblica.
Entrambi i lavori sottolineano l'assenza, nel Regno, di una politica di reintegrazione per i marocchini che tornano da anni all'estero e di inserimento per i nuovi migranti europei. Al rientro, soprattutto, avviene una forte distinzione tra gli Mre regolari e quelli che, invece, hanno vissuto fuori dal proprio paese in clandestinità. I primi, infatti, beneficiano di programmi adeguati per la loro integrazione, mentre i secondi sono completamente abbandonati a loro stessi. Né Rabat, né Bruxelles, denunciano entrambi gli studi, hanno tentato di riempire questa lacuna, nonostante, per esempio, gli europei che emigrano siano nella maggioranza dei casi irregolari. Il solo carattere distintivo della linea politica europea, in fatto di migrazione, è il respingimento forzato, l'allontanamento dalle frontiere dei clandestini, dimostrando così che l'Unione non si distanzia poi troppo dal Regno, che in quanto a tutela degli stranieri (regolari e non) ha ancora moltissima strada da compiere.