Fuoco a Gaza, colpita un'altra scuola dell'Onu.
Almeno 20 morti nel campo di Jabaliya
Almeno 20 palestinesi che si erano rifugiati in una scuola dell'Onu sono stati uccisi all'alba di oggi da un bombardamento israeliano, nel nord della Striscia di Gaza. Lo rendono noto i servizi di soccorso locali.
''Cinque cannonate'' sono cadute nel perimetro della scuola dell'Unrwa (l'ente dell'Onu per i profughi) a Jabalya ed una di esse ha centrato una classe piena di sfollati. Lo ha affermato un portavoce dell'Unrwa, Adnan Abu Hasna, secondo cui nella scuola ci sono ''circa 20 morti e diverse decine di feriti, molti dei quali feriti in modo grave''. ''L'esercito israeliano conosceva la ubicazione della scuola'', ha precisato. In un primo commento un portavoce militare israeliano ha detto che l'episodio e' oggetto di una inchiesta, ma siccome i combattimenti sono ancora in corso non e' stato ancora possibile avere dal terreno informazioni dettagliate. Ha aggiunto che e' probabile che dalla scuola sia stato aperto il fuoco verso l'esercito. Ieri l'Unrwa ha reso noto che - per la terza volta in due settimane - in una delle sue scuole e' stato scoperto un deposito di razzi dei gruppi armati palestinesi. ''Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale - ha detto Abu Husna - che vedra' il da farsi. Qull'episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralita' ''.
Nella notte 8 persone sono rimaste vittima di raid a Gaza, Khan Yunis, Rafah e Shati.
Sale ad oltre 1.220 il bilancio delle vittime palestinesi nella offensiva di Israele contro Hamas. Oltre 200 sono bambini.
IL PUNTO SULLA GUERRA AL 29 LUGLIO (di Massimo Lomonaco)
Al 22esimo giorno di guerra e dopo una notte infernale di bombe su Gaza con "almeno 100 morti" per un totale di quasi 1200, di cui circa 230 bambini, si torna a parlare della possibilità di una tregua umanitaria. Una fonte militare israeliana ha rivelato che "sono stati raggiunti gli obiettivi affidati" all'esercito e che ora "la leadership politica deve decidere se andare ancora avanti o ritirarsi" dalla Striscia. Ad annunciare quella che poteva essere la svolta - mentre Gaza è al buio per i bombardamenti che hanno messo fuori uso l'unica centrale elettrica - è stato l'Olp per bocca di Yasser Abed Rabbo.
Da Ramallah ha fatto sapere che le delegazioni delle fazioni palestinesi riunite al Cairo, con la mediazione egiziana e del leader Abu Mazen, avrebbero annunciato a breve una tregua umanitaria di 24 ore (con disponibilità di estenderla fino a 72 ore), accettata anche da Hamas, e senza nessuna precondizione per Israele. A breve stretto giro di posta tuttavia - come è già avvenuto altre volte nelle settimane scorse - Hamas da Gaza ha negato l'intesa. "Prenderemo in considerazione un cessate il fuoco - ha detto il portavoce Sami Abu Zuhri - quando Israele si impegnerà a rispettarlo a sua volta, con garanzie internazionali". In serata Abed Rabbo ha confermato tuttavia che lo stesso Khaled Meshaal, capo in esilio di Hamas, ha "acconsentito alla proposta di cessate il fuoco avanzata dall'Autorità nazionale palestinese". A chiudere lo spiraglio sono arrivate poi le parole del capo delle brigate Ezzedin al-Qassam, Mohammed Deif, alla radio e alla tv di Hamas: l'organizzazione non accetterà "nessun cessate-il-fuoco senza la fine dell'aggressione (militare israeliana) e senza l'eliminazione dell'assedio". Che trattative serrate siano in corso al Cairo l'hanno rivelato anche altre fonti, secondo le quali però ancora l'intesa non è stata raggiunta. A premere per una tregua sono tornati anche oggi sia il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon sia il capo della diplomazia Usa John Kerry.
Il primo ha ammonito sulle "conseguenze devastanti" che avrebbero altri spostamenti di popolazione all'interno della Striscia. Mentre Kerry ha detto che Israele vuole un cessate il fuoco che consenta di smantellare i tunnel, sottolineando di parlare con Netanyhau "due, tre, quattro volte al giorno". Netanyahu, ha aggiunto, ha chiesto agli Stati Uniti di aiutare a raggiungere una tregua. Parole che, rimbalzate in Israele, sembrano aver provocato una nuova frizione tra Kerry e Netanyahu . Fonti dell'ufficio del premier hanno negato che Netanyahu abbia chiesto agli Usa di muoversi per un cessate il fuoco umanitario a Gaza. "E' stato Kerry - hanno riferito le fonti ai media - a sollevare l'opzione per una tregua e non l'opposto". Inoltre Netanyahu avrebbe detto al segretario di Stato Usa che l'operazione "è necessaria per proteggere i civili israeliani e per stoppare i tunnel". La tv di stato israeliana ha anche reso noto il testo della telefonata dei giorni scorsi tra Barack Obama e lo stesso Netanyahu dal quale emergerebbe un tono piuttosto perentorio da parte del presidente Usa nei confronti dell'alleato, con la richiesta immediata di mettere fine all'escalation militare. Ma nell'attesa che lo scontro si fermi, sono le armi a continuare a parlare: la notte a Gaza è stata un diluvio di bombe dopo la forte ripresa dei razzi di ieri e il tentativo di un commando di Hamas di infiltrarsi nel sud di Israele.
Ad essere colpita, tra gli altri obiettivi, è stata la centrale di Gaza, l'unica della Striscia, che brucia da ore e che lascerà al buio gli abitanti di Gaza in quelle poche zone dove ancora c'era elettricità. Gli sfollati sono circa 300mila e i forni sono stati presi di assalto. E Israele ha avvisato abitanti di altri rioni, specie nel nord della Striscia, di lasciare le case in vista di nuovi attacchi. Hamas - secondo la tv israeliana, ma da Gaza non ci sono conferme - avrebbe aperto il fuoco su un gruppo di palestinesi che due giorni fa a Beit Hanun, nel nord, "protestavano per le condizioni in cui erano venuti a trovarsi". Cinque persone sarebbero rimaste uccise, altre decine ferite. L'esercito israeliano - che ad oggi conta 53 soldati morti - ha scoperto, e ucciso, cinque "terroristi" che uscivano da un tunnel a Khuza nel nord della Striscia. Anche i razzi (2612 in tre settimane) sono arrivati nel sud dello Stato ebraico e in serata la Jihad islamica ha rivendicato il lancio verso la zona di Gerusalemme, a un passo dalla Cisgiordania. La notte scorsa tre razzi sono stati intercettati sopra Tel Aviv. Continua intanto a salire il tragico bilancio di vite umane: mentre stasera almeno altri 13 palestinesi sono stati uccisi sotto i bombardamenti, gli ultimi dati dell'Ufficio per il Coordinamento degli Aiuti Umanitari dell'Onu registrano, a ieri, 229 bambini rimasti uccisi.